In ambito politico la definizione di slogan non si discosta più di tanto da quella generale, con l’unica pecularità rappresentata dal fatto che si cercano di trasmettere ai cittadini anche l’identità del partito e i suoi obiettivi a livello programmatico. In merito agli slogan, non tutti i partiti seguono la stessa strategia: c’è chi si basa sulla storia e la tradizione e chi innova, chi opta per un singolo verbo e chi per una frase più lunga, chi si rivolge direttamente all’elettore e chi parla più di sé stesso. Il fine ultimo, però, è sempre il medesimo, ossia quello di cercare di ottenere più voti possibili, specie nell’ambito di una campagna elettorale caratterizzata da tempi molto ristretti e che vede quindi come principali protagonisti i social, mezzo di comunicazione fra i più adatti a questo tipo di brevi claim.
Ma quali sono gli slogan dei principali partiti italiani in vista delle ormai vicinissime elezioni politiche del 25 settembre? Cosa vogliono trasmettere al potenziale elettore?
Centrodestra
Lega: Credo.
Lo slogan scelto dal leader Matteo Salvini è monoverbale, piuttosto forte, deciso, identitario, e restituisce al potenziale elettore un senso di fiducia e speranza.
Non solo: la parola “credo”, infatti, oltre ad indicare in prima persona l’azione del credere, può essere anche intesa quale sostantivo. In questo caso assume un tono pressoché biblico, strizzando l’occhio ad una fetta di elettorato particolarmente conservatrice e legata alla fede (cui peraltro lo stesso Salvini si è spesso rivolto attraverso preghiere ed ostentazione di simboli religiosi), per la quale il Credo è in primis una delle più importanti preghiere del cristianesimo cattolico, e nello specifico quella che più di tutte testimonia una completa adesione alla dottrina cristiana in questione.
Non a caso, la Lega fa ricorso a questa formula, riproponendo il tema della completa adesione, tramite la quale si chiede all’elettore una fiducia piena, sacralizzata, quasi dogmatica.
Lo slogan del Carroccio, peraltro tutt’altro che inedito – basti pensare al fatto che risulti pressoché identico a quello utilizzato dalla Lega Nord Padania di Umberto Bossi in vista delle elezioni regionali del 2000 – è di certo quello che ha suscitato più polemiche in campagna elettorale: a non vederlo di buon occhio è stata, in particolare, la Conferenza Episcopale italiana (Cei), che attraverso il quotidiano L’Avvenire ha puntato il dito contro la strumentalizzazione della religione per fini elettorali.
Fratelli d’Italia: Pronti.
Lo slogan (monoverbale anche in questo caso) del partito guidato da Giorgia Meloni rappresenta una sorta di promessa ai potenziali elettori, e sembra far riferimento anche alla tanto attesa vittoria alimentata dalle rilevazioni dei sondaggi: il “Pronti” significherebbe, dunque, sia la dichiarazione di essere “pronti a governare”, ma alluderebbe anche ad un rinnovamento a livello politico (e non solo, vista la possibilità di vedere per la prima volta una donna a Palazzo Chigi).
Svariate altre sono le chiavi di lettura dello slogan con cui Giorgia Meloni si candida alla premiership del Paese.
Innanzitutto, vi è il tema del patriottismo, molto caro ad un partito che prende il nome dal primo verso dell’Inno nazionale e che dallo stesso testo di Goffredo Mameli – in particolare dal penultimo verso – deriva anche lo slogan in questione (Pronti potrebbe benissimo derivare da “siam pronti alla morte”).
Un’altra spiegazione si può rintracciare nel tentativo di limitare gli attacchi degli avversari, politici e non, che vedono Fratelli d’Italia come un partito estremista, nostalgico del regime, pericoloso per la democrazia ed impreparato per governare: per alcuni, in particolare, non è stato difficile collegare lo slogan “Pronti” al “Camerata… Presente!” di stampo fascista. Ecco allora che il claim starebbe a significare “pronti a passare dall’opposizione al governo”, pronti nonostante tutto, maturi, responsabili, credibili e presentabili anche a livello internazionale.
A ben guardare, il Pronti meloniano potrebbe anche tracciare un filo rosso con l’intervento del 20 luglio scorso del Presidente del Consiglio uscente Mario Draghi. Questi infatti ha ripetuto per ben quattro volte ai parlamentari in vista della fiducia la domanda: “siete pronti?”.
Forza Italia: Una scelta di campo.
In modo quasi romantico, Silvio Berlusconi punta sulla tradizione e sugli antichi fasti, quelli della celeberrima “discesa in campo” del 1994: una scelta comprensibile, se si pensa che l’elettorato di Forza Italia è composto prevalentemente da persone moderate e non troppo giovani, che potrebbero guardare con nostalgia al berlusconismo della prima ora.
È da vedere, però, se tutto ciò funzionerà, poiché in quasi trent’anni molto è cambiato: benché la coalizione odierna sia piuttosto simile per composizione a quella di allora (si va dai più centristi come Toti e Lupi alla destra più estrema di Meloni e Salvini), i rapporti di forza sono infatti radicalmente mutati e la particolarmente moderata Casa delle Libertà si è sbilanciata di molto verso destra.
Terzo polo
Azione/ Italia Viva: L’Italia, sul serio.
Lo slogan della coalizione che vede protagonisti Carlo Calenda e Matteo Renzi è ripreso da quello che lo stesso leader di Azione aveva utilizzato in occasione della propria candidatura a sindaco della Capitale (nello specifico, “Roma, sul serio.”); Il claim, in questo caso, non è monoverbale ed è anzi uno dei più lunghi fra quelli che si possono leggere sui manifesti e sui social.
Per intuirne il significato e l’obiettivo basta guardare all’elettorato moderato ed europeista cui le due forze centriste si rivolgono, composto da cittadini che sappiano apprezzare doti quali la competenza, il pragmatismo, la affidabilità e i buoni rapporti con le istituzioni, anche internazionali. Non a caso, figure come quella del Presidente del Consiglio uscente Mario Draghi, o quella del Capo dello Stato Sergio Mattarella hanno visto in Renzi e Calenda primi e indiscussi sponsor.
Lo slogan, chiuso da un eloquente punto finale, vuole comunicare anche risolutezza, decisione, impegno e voglia di fare, un ultimo aspetto questo che si risolve nel concetto di serietà e capacità, con cui le forze del Terzo Polo rivendicano di differenziarsi e distanziarsi da centrodestra, centrosinistra e 5 Stelle, giudicati (per motivi differenti) meno affidabili e inadeguati alla guida del Paese.
Centrosinistra
Partito Democratico: Scegli
Quello del partito nato quindici anni fa dalla fusione tra La Margherita e i Democratici di Sinistra è molto probabilmente lo slogan (ancora una volta monoverbale) che polarizza più di tutti l’elettorato, parlando esplicitamente di scelta e confrontando due parti politiche che, a livello di programma, sono praticamente agli antipodi.
Un aspetto cruciale di questo claim è quello di rivolgersi direttamente all’elettore, chiedendogli un atto di responsabilità (una scelta appunto), nonché un certo impegno nei confronti dello schieramento: è da chi legge il manifesto (o il post), chi sceglie, colui dal quale dipenderà infatti il futuro dell’Italia.
Forse controproducente, però – all’interno della tattica di contrapposizione – la messa in cattiva luce dell’avversario, che rischia di fare dimenticare i propri meriti e punti; le ragioni, insomma, che dovrebbero condurre il potenziale elettore ad optare per il partito guidato da Enrico Letta. Il tutto ricordando anche i colori usati per questa campagna, ossia il rosso per i tratti salienti del programma del PD ed il nero per quelli della coalizione di centrodestra, che scelgono di rimandare ad un anacronistico duello comunismo-fascismo).
Uno slogan, in sintesi, che spinge il cittadino che si reca alle urne ad agire, e a votare PD anche se non rispecchia perfettamente le proprie personali posizioni, come da manuale, pur di evitare la minaccia rappresentata dal centrodestra. Il centrosinistra è infatti storicamente un’area politica molto frammentata: basti pensare alle numerose scissioni che lo stesso Partito Democratico ha subito; anche la strategia del voto “contro” anziché “in favore di”, inoltre, è tutt’altro che nuova, usata e riusata dal centrosinistra in occasione delle ultime tornate elettorali, ma già presente anche nelle prime campagne elettorali della Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi, le quali (già sul finire degli anni ’40 dello scorso secolo) esortavano gli elettori a “non lasciare l’Italia in mano ai comunisti”.
Altri
Movimento 5 Stelle: Dalla parte giusta
Lo slogan per cui opta il Movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio è composto da tre parole, risultando perciò un po’ più lungo rispetto a quelli adottati da gran parte dei partiti rivali.
Al contrario di ciò che si può riscontrare per gli slogan del centrodestra, forse più autoreferenziali, si nota come – in questo caso – lo scopo del claim sia principalmente quello di consegnare la responsabilità nelle mani dell’elettore (aspetto in comune con la campagna elettorale del Partito Democratico, benché le due forze non siano più alleate), fornendo però al contempo una direzione di voto a quest’ultimo.
Ma perché tale bisogno di dare un’indicazione così netta ai cittadini? Perché Giuseppe Conte punta molto sull’elettorato deluso dai partiti tradizionali, scontento, indeciso, su quel tipo di elettorato che alle due precedenti elezioni politiche ha fatto la fortuna del Movimento, portandolo prima in Parlamento e poi al Governo, soprattutto adesso che il Movimento dichiara di essersi liberato della sua parte istituzionalizzata, capeggiata da Luigi di Maio.
Ecco, dunque, che si cerca di infondere all’elettore che brancola nel buio un senso di sicurezza, di fiducia, basandosi soprattutto sul ricordo dell’autorevolezza quasi paterna del Conte Presidente del Consiglio durante le fasi iniziali della pandemia e guidandolo verso la scelta “giusta” (aggettivo che potrebbe anche contenere un riferimento alla giustizia, tema da sempre molto caro ai grillini).