Italia Viva e Azione, dalla scissione dal PD alla lista unica per le Politiche
Il Movimento Politico Azione viene fondato nel gennaio 2019 in dissenso con la decisione del Partito Democratico di sostenere insieme al Movimento 5 Stelle il governo Conte II. Carlo Calenda e Matteo Richetti, rispettivamente gli attuali segretario e presidente di Azione, spinti da una visione ispirata al socialismo liberale e al popolarismo liberale fondano il partito Azione. Progressista, anti-sovranista, europeista e liberale, Azione nasce per opporsi al patto della sinistra con i populisti. Dall’altro lato, Italia Viva, movimento fondato da Renzi e dai fuoriusciti dal PD nel settembre 2019, è accomunato con Azione dalla stessa vocazione: una linea pragmatista trasversale per opporsi ai sovranisti e populisti. Italia Viva, pur avendo sostenuto l’insediamento del governo Conte II, determina una crisi di governo tramite le dimissioni delle Ministre Teresa Bellanova e Elena Bonetti e, poco dopo, entra a far parte del governo Draghi. Tra collaborazioni (Piano Industria 4.0) e divergenze (gli attacchi su Twitter in seguito ai finanziamenti di Renzi dall’Arabia Saudita), i due reclamano di essere gli unici Partiti ad avere una visione politica di continuità con l’agenda dell’uscente presidente del Consiglio Mario Draghi. Intanto, Matteo Renzi con un gesto di generosità (o di necessità, visto che il gradimento e la fiducia che ha nei sondaggi è al 13%) accetta di fare dietrofront e far correre come leader della coalizione Calenda. L’alleanza, nella visione dei due, servirà quindi a dare una casa politica a chi si sente vicino al centro e sostiene i valori della liberal democrazia.
Il patto Repubblicano e il tentativo del Campo Largo
La campagna elettorale è inaugurata per Azione e +Europa con l’apertura di un Patto Repubblicano a tutti i partiti il 25 luglio: un documento fondato su 14 punti e un’alleanza basata su contenuti comuni che si proponeva di portare avanti l’agenda Draghi. Con le parole di Emma Bonino era un ‘’documento riflettuto e ben strutturato che voleva aprire una riflessione a eventuali colleghi di diverse provenienze’’, e secondo Calenda, ‘’un appello rivolto ai partiti e ai cittadini per fermare il declino italiano’’. Il Patto prevedeva sostanzialmente il proseguimento al governo della linea draghiana, con forte impegno per l’implementazione del Pnrr. In seguito alla presentazione del Patto la pregressa alleanza Azione/+ Europa, secondo i sondaggi di YouTrend, raggiungeva il 4,9% dei consensi mentre Italia Viva si attestava al 2,7%. A inizio agosto inizia l’apertura del Patto ad altri partiti e parte il tentativo di trasformarlo in un ‘’campo largo’’, includendo quindi il Partito Democratico e altri partiti minori di sinistra.
Il dietrofront di Calenda, dopo pochi giorni dalla firma del Patto, è stato causato dall’aggiunta alla lista di ‘’pezzi stonanti’’, ovvero i partiti di sinistra più radicali, quali Europa Verde e Sinistra Italiana, nonché una possibile intesa con Impegno Civico di Luigi di Maio. Calenda infatti si era mostrato riluttante a possibili alleanze con i partiti che non hanno consacrato la fiducia a Draghi, con riferimento esplicito ai due esponenti di sinistra Bonelli e Fratoianni e agli ex M5s. La strategia perseguita da Enrico Letta di un Pd federatore delle forze riformatrici, democratiche e liberali è fallita dopo che Letta ha chiuso le porte a Italia Viva e ha aperto alla Sinistra Italiana di Fratoianni. Con la rottura del Patto i sondaggi non promettevano bene: Italia viva di Matteo Renzi si attestava al 2,2%, Azione di Calenda al 2%.
La nascita del Terzo Polo
Intanto Italia Viva correva da sola per le elezioni, essendo l’Alleanza Repubblicana chiusa al suo leader, in primis per riluttanza della Bonino. Si apriva così la possibilità di un Terzo Polo, un esperimento centrista che si rivolge ai più moderati del centrodestra e ai disillusi della sinistra. Politicamente, i due leader sono molto simili: su Italia e Europa hanno la stessa visione, infatti siedono entrambi in Renew Europe di Emmanuel Macron. L’alleanza tuttavia oltre che la condivisione di determinati valori liberal progressisti, ha molto di pragmatico: Italia Viva correndo da sola avrebbe rischiato di non superare il 3% (soglia di sbarramento stabilita dal Rosatellum per partecipare alla ripartizione dei seggi), mentre Azione sarebbe stata costretta a raccogliere le firme necessarie per la candidatura in ogni circoscrizione sul territorio nazionale (750 firme elettorali per ogni collegio plurinominale) non essendo né un partito né un gruppo politico già costituito in una delle due camere.
Accomunati dalla rottura con il PD, a inizio agosto si arriva alla firma del patto: lista unica e seggi spartiti 50-50. Il simbolo della lista presenta i due loghi, il nome di Calenda e il partito Europeo di riferimento, Renew Europe. I due frontman corrono per i proporzionali. Renzi si candida complessivamente in quattro circoscrizioni plurinominali per il Senato: in Lombardia, Toscana e Campania. Carlo Calenda, invece, si candida nel collegio uninominale di Roma Centro (Municipio I), dove sfiderà direttamente Emma Bonino, e in quattro collegi plurinominali proporzionali, da capolista e sempre al Senato: Lazio, Veneto, Emilia-Romagna e Sicilia. La nuova lista ha attirato inoltre i delusi di Forza Italia, tra cui nomi di spicco quali Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, funzionali inoltre per attrarre i voti dei moderati del centrodestra di chi non ha appoggiato il tradimento di Draghi da parte di Silvio Berlusconi.
Gli ultimi rilevamenti usciti il 9 settembre, ultimo giorno possibile per la diffusione dei sondaggi, attestano il Terzo Polo al 5.5% secondo le statistiche di You Trend, al 6,8 % per Demos e al 6,7% dalle rilevazioni di Ipsos. Tuttavia visto l’ampio bacino degli indecisi e astenuti (40% circa) vi è ampia possibilità che la lista superi il 10%.
Il programma del Terzo Polo: L’Italia, sul Serio
Il programma congiunto dei due partiti, inizia con una premessa in cui sono evidenziati i fini dell’alleanza: riportare l’Italia a livelli di competitività economica tramite riforme che possano rilanciare la crescita per cui sarà necessario l’attuazione ‘senza se e senza ma’ del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, adottare riforme strutturali per una crescita sicura, risanare il connubio tra meritocrazia e pari opportunità. Il programma segue quindi una forte linea riformista che propone riforme radicali in ogni settore: dal funzionamento delle istituzioni repubblicane al settore formativo, dal funzionamento dei mercati alla pubblica amministrazione, dal fisco alla giustizia. Emerge inoltre nella premessa una vocazione europeista: il Pnrr non solo come opportunità per l’Italia ma anche un’occasione di far avanzare l’integrazione europea.
Il primo punto del programma è dunque la produttività e la crescita e il tema più ridondante è il lavoro. Si evidenzia la necessità di ripotenziare il Piano 4.0, piano per lo sviluppo delle industrie realizzato durante il governo Renzi in collaborazione con l’allora viceministro allo sviluppo economico Calenda. La proposta è di concentrare le risorse su strumenti fiscali semplici ed automatici a supporto degli investimenti di cittadini ed imprese tramite: zero tasse per i giovani che avviano un’attività imprenditoriale, stimolare l’innovazione tecnologica e gli investimenti (industria 4.0), aiutare le imprese a trovare forza lavoro qualificata e completare le riforme sulla concorrenza (approvata dal governo Draghi).
Il secondo tema più discusso è la formazione. Tra le proposte per riformare la scuola si prevede l’obbligo scolastico fino ai 18 anni, potenziamento dell’educazione civica, creazione di una carriera docenti, implementazione degli istituti professionali e tecnici, nonché perseguire la libertà di scelta educativa aiutando le famiglie a superare gli ostacoli economici. Per gli studenti universitari si propone invece l’implementazione degli aiuti economici per i fuori sede, promuovendo università accessibili e inclusive; un punto interessante è aumentare inoltre l’attrattività internazionale degli istituti italiani. Viene proposto anche un programma di reclutamento per la composizione del personale docente e la creazione di una rete organica per la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico.