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La diplomazia cinese allontana Taiwan dall’America Latina

Tempo di lettura stimato: 7 min.

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La diplomazia cinese sta avendo effetto sugli amici di Taiwan, che negli ultimi anni ha perso molti alleati. A ottobre 2021, con una nota ufficiale, il Ministero degli esteri del Nicaragua ha fatto sapere che avrebbe interrotto le relazioni diplomatiche con Taiwan, diventando il 181esimo stato a riconoscere il governo della Repubblica popolare cinese. Si sono così ridotti a 14 i Paesi che ancora riconoscono Taipei, e otto di questi si trovano in America Latina e Caraibi (ALC). Taiwan si è detto addolorato per questo gesto, e anche gli Stati Uniti, che pochi mesi prima avevano dichiarato le rielezioni di Ortega illegittime e non-democratiche, hanno espresso il loro dissenso. 

Il Nicaragua ha riconosciuto Taiwan come Stato autonomo e indipendente dalla Cina continentale nel 1990, dopo la rivoluzione sandinista che ha portato Daniel Ortega alla presidenza per la prima volta. Fin dal suo primo mandato Ortega ha mantenuto buone relazioni con la sua controparte taiwanese, ma l’inasprimento delle relazioni con Washington lo ha spinto a cambiare alleanze e preferire l’appoggio cinese. Inoltre, per un Paese in crisi dal 2018 e soggetto alle sanzioni statunitensi, anche la questione economica ricopre un peso importante

Un passo indietro: Taiwan, Cina e Stati Uniti

Dal 1949, i Paesi della comunità internazionale sono stati chiamati e, tutt’oggi lo sono, a scegliere con quale “Cina” vogliono instaurare relazioni diplomatiche. Nella Cina continentale, alla fine della seconda guerra mondiale, si è svolta infatti una guerra civile tra i nazionalisti di Chiang Kai Shek, “Kuomintang”, e il Partito Comunista Cinese (PCC). I comunisti di Mao Zedong nel 1949 vinsero e presero Pechino, ma nel frattempo il Kuomintang, scappato a Taiwan, prese in controllo di Taipei, e proclamò così la Repubblica Cinese. All’inizio della seconda metà del XXI secolo, la maggior parte della comunità internazionale riconosceva il governo di Taiwan. Tuttavia, nel 1971, questo venne espulso dalle Nazioni Unite e il suo posto venne dato alla Repubblica Popolare Cinese di Mao. 

Da quarant’anni la Cina continentale utilizza diverse strategie geopolitiche, economiche e diplomatiche per attirare gli ultimi alleati di Taiwan e finalizzare il sogno cinese di un’unica Cina unita, National rejuvenation”. Ogni Paese che tutt’oggi riconosce Taiwan come stato democratico indipendente viene visto dalla Repubblica Popolare Cinese come un ostacolo alla riunificazione, e con il quale non può quindi intrattenere relazioni diplomatiche

Diplomazia Taiwan
Bandiera degli Stati Uniti di America con Taiwan [crediti foto: timogan, via Flickr, CC BY-NC 2.0]
Negli ultimi due anni, la pressione e le incursioni cinesi nell’isola sono aumentate, trasformando Taiwan nel possibile campo di battaglia tra le due superpotenze mondiali di oggi, Cina e Stati Uniti. Nonostante gli Stati Uniti a livello diplomatico riconoscano Taiwan come parte della Cina continentale, in certe circostanze si sono detti pronti a difendere l’indipendenza di Taipei anche a livello militare. Per gli Stati Uniti, è strategicamente importante assicurarsi non solo l’indipendenza dell’economia di Taiwan, fiorente nel settore delle micro-tecnologie, ma anche della sua politica. Taiwan è parte infatti di quella catena di isole che va dal Giappone nel nord all’Indonesia nel sud, alleate degli statunitensi

Diplomazia degli assegni 

L’influenza politica e diplomatica nella regione da parte dei Paesi esteri è sempre stata il prodotto di grossi investimenti economici ai governi locali. Se nel 2010 il commercio bilaterale tra l’ALC e la Cina si aggirava attorno a 200.000 milioni di dollari, nell’ultimo decennio la regione si è trasformata in uno dei partner commerciali più importanti della potenza cinese. Infatti, il mercato cinese è il primo destinatario delle esportazioni brasiliane e cilene, e il secondo per il Perù, Cuba e Costa Rica. Il 13% delle importazioni della subregione arriva inoltre dalla Cina continentale. 

Dal 2005 al 2019 i prestiti cinesi nell’ALC sono aumentati a 130 miliardi di dollari, e la maggior parte di questi sono stati destinati al settore energetico e minerario. In Centro America tali investimenti sono serviti più che altro a far cambiare alleanze a stati come Panama, Repubblica Dominicana ed El Salvador, storici amici di Taipei. Sia Taipei che Pechino, infatti, da sempre utilizzano la “diplomazia dei soldi” per mantenere le proprie relazioni diplomatiche. 

Oltre ad essere interessata alle abbondanti risorse primarie e minerarie della regione, la Cina, infatti, cerca alleati tra i governi locali per riconfigurare le istituzioni internazionali, come l’ONU e le sue agenzie, dove l’influenza statunitense è ancora troppo alta rispetto quella cinese.

Diplomazia dei vaccini 

Già negli anni ‘50 i Paesi latinoamericani sono stati un campo di competizione tra USA e Cina, e con la pandemia da Covid-19 questo confronto si è accentuato. Infatti, se negli scorsi anni l’influenza veniva esercitata attraverso i soldi, oggi si parla di  diplomazia dei vaccini”, ovvero la vendita e la donazione di mascherine, respiratori, squadre di protezione e vaccini ad altri Paesi.

Diplomazia Taiwan
Vaccino contro Covid-19 Sinopharm, impresa farmaceutica statale cinese. [crediti foto: Ministerio de Defensa del Perú, Wikimedia commons, CC BY 2.0]
Infatti, mentre Europa e Stati Uniti cercavano di procurarsi il necessario per salvare le vite dei propri cittadini, la Cina, già dai primi mesi del 2020, iniziava a produrre e a donare su larga scala tutto ciò di cui il resto del mondo ha bisogno. Dei ​​214 milioni di dollari donati all’America Latina, poco meno della metà sono stati destinati al Venezuela, grande alleato cinese, seguito poi dalla Bolivia, dall’Ecuador e dall’Argentina. In questi ultimi due anni, nella regione si sono aperti così nuovi mercati nel settore della sanità e delle tecnologie. Ad oggi, infatti, la Cina ha trovato un ampio mercato per i suoi vaccini: Sinopharm, Sinovac y CanSino. Parte dei vaccini donati dalla Cina sono stati destinati proprio al Nicaragua. Ma, in cambio dei vaccini, la Cina richiede un’apertura dei mercati locali, come nel caso della partecipazione di Huawei nella rete 5G brasiliana, o altre riforme economiche. La “diplomazia del Covid” ha anche portato all’attenzione dei due rivali asiatici l’ultimo alleato di Taiwan in Sud America: il Paraguay. 

Paraguay tra Cina e Taiwan 

Nel 1957, quando si unì alla lista degli alleati di Taiwan, il Paraguay era governato da Alfredo Stroessner (1954-1989), affine ai movimenti nazisti e forte oppositore del comunismo. I governi successivi non hanno mai cambiato posizione a riguardo. Ad aprile del 2021, il Ministro degli esteri taiwanese ha accusato la Cina di aver promesso al Paraguay milioni di dosi di vaccino contro il Covid-19 nel caso quest’ultimo avesse cambiato le sue alleanze. Il governo di Abdo Benítez, infatti, è stato fortemente criticato per il rapido aumento dei casi e il collasso degli ospedali. Di fronte alle proteste della popolazione, il governo ha chiesto aiuto a Stati Uniti e Taiwan, ma non ha mai ceduto al ricatto cinese

Nonostante questo risulti in una perdita economica, il presidente non ha intenzione di cambiare alleanze. Ciò non solo per il forte legame storico con Taiwan, ma anche perché, come esplicita l’ex Ministro delle relazioni estere paraguaiano, il Paese apparirebbe un “mendicante” e diventerebbe solo uno dei tanti che riconoscono la Repubblica Popolare Cinese.  

Gli ultimi alleati di Taiwan

Già tra il 2002 e il 2008 Taiwan aveva perso molti alleati, tra cui il Costa Rica, a cui la Cina aveva regalato un nuovo stadio di 78 milioni. Con le elezioni in Taiwan nel 2008 di un nuovo presidente più vicino alla Cina, questa aveva allentato la presa. Ma nel 2016, la situazione si è aggravata nuovamente con l’elezione di Tsai Ing-wen, esponente del partito democratico progressista (opposto al governo della Cina continentale), che fin da subito ha condannato le azioni cinesi a Hong Kong nel 2019 e dichiarato che Taiwan avrebbe resistito. Solo dopo un anno dalla sua elezione, la Cina ha messo in moto la sua macchina attrattiva e anche Paesi come Panama e la Repubblica Dominicana hanno abbandonato Taipei. 

 

Dopo la perdita del Nicaragua, alla Repubblica Cinese rimangono Honduras, Belize e Guatemala in Centro America, Haiti, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Las Granadinas nei Caraibi e il Paraguay in Sud America. Al di fuori delle Americhe, gli alleati sono la città del Vaticano in Europa, Eswatini nel Sud dell’Africa e alcune isole dell’Oceania –  Marshall, Nauru, Palaos e Tuvalu

A ottobre scorso la Cina ha poi colto l’occasione per sollecitare gli ultimi alleati di Taiwan ad imitare il Nicaragua e scegliere il lato giusto della storia. E stando agli annunci in campagna  elettorale della nuova presidentessa, Xiomara Castro, il prossimo ad accogliere questo invito sembrerebbe essere l’ Honduras. Nonostante gli ottant’anni di buone relazioni con Taipei e le raccomandazioni statunitensi, Tegucigalpa sta guardando in maniera molto interessata a Pechino. La perdita dell’Honduras per Taiwan significherebbe rimanere con l’appoggio di meno dello 0,2% della produzione mondiale, nonostante il PIL del Guatemala, suo alleato, sia il più alto del Centro America, e implicherebbe soprattutto rimanere senza forti alleati in un possibile scontro aperto con la Cina continentale.  

* Presidente del Nicaragua, José Daniel Ortega Saavedra, e Presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen [crediti foto: 總統府, Wikimedia commons, CC BY 2.0]*
Maddalena Fabbi
Nata a Genova nel ’98. Laureata in triennale alla statale di Milano, oggi sono studentessa double degree presso l’Università di Belgrano a Buenos Aires, Argentina. La mia ricerca di nuove esperienze mi ha portato più volte in America Latina di cui mi sono appassionata.

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