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Sicurezza alimentare: il 2022 è il peggior anno di un trend negativo iniziato nel 2015

Tempo di lettura stimato: 7 min.

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La sicurezza alimentare come sfida per la Comunità Internazionale 

Il raggiungimento della sicurezza alimentare (food security) di ogni individuo è una grande sfida per la Comunità Internazionale, ancor più se misurata in relazione ad altri fattori, quali conflitti, eventi climatici estremi, shock economici e una crescente disuguaglianza a livello mondiale. Sebbene un risultato “non acclamato’’ degli ultimi 50 anni sia stata la fine dell’era delle grandi carestie, ad oggi l’insicurezza alimentare rimane una delle maggiori cause delle crisi umanitarie. Il Report sullo stato della Sicurezza Alimentare e della Nutrizione nel Mondo – realizzato da cinque agenzie delle Nazioni Unite (Fao, Ifad, Wfp, Unicef, Oms) – indica che nel 2022 nel mondo sono 828 milioni le persone che soffrono la fame

Il Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari 2022 del World Food Programme (GRFC 2022) evidenzia la gravità della situazione: sono 53 i Paesi e 193 milioni le persone che vivono in una condizione di insicurezza alimentare che equivale a livello critico o peggiore (fase 3 o superiore dell’IPC, indicatore che misura l’insicurezza alimentare). A causa di conflitti persistenti, shock economici preesistenti o legati al COVID-19 e condizioni climatiche estreme, nel 2021, circa 329.000 individui hanno affrontato una catastrofe alimentare (fase 5 dell’IPC) in tre Paesi: Yemen, Sudan del Sud e Somalia. Nel 2021, la fame ha colpito 278 milioni di persone in Africa, 425 milioni in Asia e 56,5 milioni in America Latina e nei Caraibi – rispettivamente il 20,2, il 9,1 e l’8,6% della popolazione. I rilevamenti dei report sembrano inoltre vanificare l’obiettivo di raggiungere la sicurezza alimentare e nutrizionale fissato dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell’ONU.

La sicurezza alimentare nell’agenda politica internazionale: una recente priorità 

Già nel 1966 era stata adottata la Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, entrata in vigore però circa dieci anni dopo, che sancisce il diritto di ciascuno a essere libero dalla fame e dalla malnutrizione, e a “ottenere standard di vita adeguati per sé e per la propria famiglia, compresi un’alimentazione, un abbigliamento e un alloggio adeguati, e al continuo miglioramento delle condizioni di vita”. Ciononostante, solo negli anni Settanta, in seguito alla crisi alimentare globale (1972-1974) causata da una prolungata carestia e dallo shock petrolifero a seguito della guerra dello Yom Kippur, l’insicurezza alimentare è stata inserita tra le priorità da affrontare dalla Comunità Internazionale. Così, gli Stati Uniti, e in particolare l’allora segretario di stato americano Henry Kissinger, promossero una Conferenza mondiale sull’alimentazione da tenersi a Roma nel 1974, sotto l’egida dell’ONU

Successivamente, negli anni Novanta è stato sviluppato il concetto moderno di food security, nato dalla necessità di distribuire equamente le scorte alimentari tra i Paesi e di focalizzarsi sui bisogni nutrizionali di ogni individuo. Un nuovo Summit si è tenuto a Roma: il Summit mondiale sull’alimentazione del 1996. Il risultato fu un Piano d’azione e una nuova definizione di sicurezza alimentare, da cui emerse il concetto di “nutrizione sicura’’. La nutrizione così spostava l’attenzione dalle disponibilità alimentare – riguardante quindi il “lato dell’offerta” della sicurezza alimentare – verso i bisogni individuali e combinava il fattore “accesso al cibo’’ con altri fondamentali, i quattro pilastri della sicurezza alimentare: quantità sufficiente di cibo sicuro e nutriente (evidenziandone anche l’aspetto igienico-sanitario), l’importanza dell’aspetto fisico, sociale ed economico della disponibilità, nonché le opportunità di utilizzo. Infine, si evidenziava la necessità di garantire la stabilità di queste tre dimensioni, dalla contingenza di fattori naturali, sociali, economici o politici. Riconoscendo gli aspetti multidimensionali dell’insicurezza alimentare, l’obiettivo fu identificato nelle più ampie policies della “poverty agenda’’

Fattori di rischio

L’insicurezza alimentare può essere scatenata da fattori esterni, tra cui i conflitti, i disastri climatici, le emergenze sanitarie e gli shock economici a livello mondiale e da fattori interni, come la disuguaglianza del reddito, la bassa produttività nel settore della produzione alimentare, o  l’ inefficienza della filiera alimentare. Inoltre, il metodo di classificazione della malnutrizione, l’IPC/CH (L’Integrated food security phase classification), sviluppato dalla FAO, definisce le diverse fasi dell’insicurezza alimentare. Per la precisione, tali fasi sono cinque: generale sicurezza alimentare, moderata insicurezza alimentare, acuta crisi alimentare e dei mezzi di sostentamento, emergenza umanitaria –­ fase quattro­ – e carestia/catastrofe umanitaria, fase cinque o IPC 5. 

Nonostante siano molteplici le cause che concorrono a produrre una sfida per le agende sulla sicurezza alimentare, sono tre i maggiori fattori scatenanti: conflitti, episodi climatici estremi e impossibilità di accesso fisico e socio-economico a un’adeguata alimentazione. 

Secondo la FAO, infatti, la percentuale di persone sottonutrite è circa tre volte superiore nei Paesi sottoposti a conflitti prolungati. Le crisi causate delle recenti guerre in Medio Oriente sono le più severe del 2022. In Afghanistan, il 55% della popolazione analizzata vive una crisi umanitaria o peggio (IPC Fase 3 o superiore) e lo Yemen è il Paese con la maggiore insicurezza alimentare al mondo. La distruzione delle infrastrutture, le congestioni dei porti, i periodi di assedio e i blocchi imposti dall’Arabia Saudita, infatti, hanno trasformato il cibo in un’arma da guerra per punire la popolazione civile e secondo il WFP serviranno 1,97 miliardi di dollari per sostenere lo Yemen nel 2022.

Gli shock meteorologici – sotto forma di siccità, deficit di precipitazioni, inondazioni e cicloni – sono stati particolarmente dannosi in Africa orientale, centrale e in Eurasia. Il Corno d’Africa sta vivendo una siccità intensa e persistente, dopo quattro stagioni consecutive di piogge mancate, danneggiando i raccolti e lasciando più di 18 milioni di persone di fronte alla fame estrema in Somalia, Kenya ed Etiopia. In Somalia, l’ultima carestia dichiarata nel 2011, ha ucciso un quarto di milione di persone. Ad oggi, 11 anni dopo, il WFP riporta l’affacciarsi di una nuova crisi dopo lo storico record negativo di quattro stagioni mancate di piogge e denuncia la mancanza di fondi da allocare – il Piano di risposta umanitaria 2022 è attualmente finanziato solo per il 18%.

È necessario sottolineare inoltre l’aspetto micro e macroeconomico della sicurezza alimentare. I driver economici e di mercato quali la povertà, la disuguaglianza, la stratificazione socio-culturale (comprese le dinamiche legate alla diseguaglianza di genere e alla corruzione) sono importanti cause interne che tendono ad aumentare l’impatto negativo degli altri fattori. Haiti, Sudan e Zimbabwe, hanno sperimentato un aumento del costo degli alimenti di circa il 40% tra il 2020 e il 2021. I prezzi elevati dei prodotti alimentari e dell’energia colpiranno maggiormente le persone più vulnerabili della società, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove oltre il 50% del reddito delle famiglie più povere viene speso per l’alimentazione. Inoltre, gli elevati indici di dipendenza dalle importazioni e dalle esportazioni rendono Paesi fragili ancora più vulnerabili agli shock esterni, come accaduto in Nord Africa in seguito al blocco dell’esportazione del grano ucraino. 

Le sfide per la Comunità Internazionale

Etiopia, Nigeria, Sud Sudan e Yemen, e dal 2022 Afghanistan e Somalia rimangono al massimo livello di allerta nel rapporto “Hunger Hotspots’’ della FAO per la sicurezza alimentare. La popolazione di questi paesi è a rischio di affrontare catastrofi umanitarie, e richiede l’attenzione più urgente. Nel diritto internazionale l’assistenza alimentare è guidata da un principio di obbligo morale e dipende da donazioni volontarie, allocate tra i numerosi enti e strumenti multilaterali destinati all’assistenza umanitaria. Gli aiuti arrivano sotto flussi in forma di “aiuti pubblici allo sviluppo’’ forniti, per la maggior parte, da attori statali (aiuti bilaterali) e tramite donazioni di attori privati. Gli aiuti sono successivamente distribuiti attraverso canali quali agenzie ONU, Ngo, e altri enti; le forniture includono, ad esempio, sementi e fertilizzanti, cibo, la risoluzione di carenze nutrizionali e la fornitura di pasti scolastici, nonché assistenza monetaria.

Dal 2014 al 2018, gli Stati Uniti e altri donatori hanno speso circa 75 miliardi di dollari per l’assistenza alla sicurezza alimentare globale, di cui il 36% proveniente dagli USA, il donatore più grande. I Paesi Africani, con il 47% del totale, sono stati i più grandi ricevitori, seguiti dal Medio Oriente e dall’Asia. Tuttavia, il focus prevalente resta l’assistenza alimentare nei casi di emergenze estreme, non permettendo di prevedere adeguatamente le crisi e un adeguato finanziamento alle politiche di sviluppo. Infatti, concentrando i fondi nei periodi di crisi, non si stanziano risorse volte a risanare i deficit strutturali delle politiche agricole. Pertanto, è fondamentale fornire sostegno agli agricoltori locali per aumentare la loro produttività e migliorare l’accesso ai mercati, e alle comunità rurali per diversificare i loro mezzi di sussistenza e aumentare la loro resilienza agli shock. Ad oggi, l’assistenza richiesta è cresciuta vertiginosamente a causa degli effetti del COVID-19 sulle economie emergenti, aumentando il fabbisogno di assistenza alimentare d’emergenza del 25% rispetto al quinquennio precedente. La comunità internazionale deve mobilitare gli investimenti e la volontà politica necessari per affrontare collettivamente le cause e le conseguenze delle crisi alimentari attraverso prospettive umanitarie di sviluppo e di promozione della pace. 

Questo articolo è parte del progetto “Crisi umanitarie”. Per saperne di più leggete anche gli articoli precedenti: “Tutto quello che c’è da sapere sulle crisi umanitarie” e “Un mondo sempre più ingiusto: tutti i volti della schiavitù moderna”. 

*Foto di  Marco_Pomella via Pixabay

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