Il dibattito sugli effetti della legalizzazione della cannabis si infiamma tanto velocemente quanto l’oggetto (o la pianta) in questione. Si parla di effetti sulla criminalità, di profitti tolti alla mafia o di quelli dati allo Stato. Spesso però mancano i dati a cui riferirsi: la legalizzazione aumenta davvero il crimine? O diminuisce?
A fare un po’ di ordine ci sono le recenti ondate di legalizzazione della cannabis a scopo ricreativo negli Stati Uniti. Il Colorado e Washington sono stati i primi nel 2012, fino ad arrivare allo Stato più grande a legalizzarla, la California, nel 2016. L’esperienza americana ci aiuta a fare chiarezza sugli effetti della legalizzazione, valutando i pro e i contro di una politica su cui c’è ancora molto da discutere.
I reati diminuiscono (o almeno non aumentano)
Il primo punto controverso riguarda l’effetto sulla criminalità. Partiamo dalla conclusione: i crimini diminuiscono, o almeno non aumentano. Uno studio di quattro economisti italiani, Dragone et al. (2018), compara l’effetto della legalizzazione tra lo Stato di Washington e l’Oregon, due Stati confinanti e molto simili. Il primo ha approvato la legge sulla cannabis a scopo ricreativo nel 2012, mentre in Oregon la legalizzazione è avvenuta due anni dopo. Tra il 2012 e il 2014, nello Stato di Washington i reati per violenza sessuale sono diminuiti del 15-30% rispetto allo stesso periodo in Oregon, i reati contro la proprietà del 10-20% e i furti del 13-22%. Gli autori individuano diverse possibili cause, anche se sottolineano la prudenza con cui interpretare questi risultati. La prima possibile causa è la diminuzione nel consumo di alcol e altri tipi di droghe, a fronte dell’aumento del consumo di cannabis. L’effetto sedativo della cannabis rispetto ai suoi sostituti avrebbe comportato la forte riduzione di questi reati. È da sottolineare comunque come l’effetto sul consumo di altre sostanze non sia ancora così chiaro, secondo altri studi. Dai primi dati, sembra che l’effetto non sia particolarmente rilevante, né in aumento né in diminuzione.
Un altro studio (Aydelotte et al., 2017) mostra che non c’è alcun effetto sul numero di incidenti d’auto mortali negli Stati che hanno legalizzato per primi la cannabis. Il dibattito sul tema, tuttavia, è ancora molto aperto in America: diversi ricercatori si sono contrapposti a queste evidenze, lamentando un effetto non sempre significativo sui crimini. Dal dibattito negli States, se non altro, si può concludere che la legalizzazione non ha portato ad alcuna impennata di reati.
Effetti legalizzazione della cannabis sulle mafie
Uno dei discorsi più comuni nei dibattiti sulla legalizzazione è che questa toglierebbe profitti alle mafie. Il tema non è per nulla scontato, tanto da spaccare in due il fronte dell’antimafia italiano. Da una parte Roberto Saviano, da sempre in prima linea nella lotta alla mafia, che spinge per legalizzazione della cannabis. Dall’altra Nicola Gratteri, il magistrato che sta sfidando la ‘ndrangheta in Calabria, che invece pensa che questa scalfirebbe solo di striscio i profitti mafiosi. Questi, comunque, derivano in gran parte dalle droghe pesanti. Secondo la Relazione europea sulla droga del 2019, il numero di sequestri della cannabis e i suoi derivati è il 72% del totale, ma il valore dei sequestri in Europa per la cannabis vale tra i 5,8 e gli 8,2 miliardi di euro l’anno, contro un intervallo tra i 7,7 e gli 11,5 miliardi di euro stimati solo per la cocaina.
Le prime notizie non sono confortanti: un reportage del New York Times riporta come il mercato illegale in California sia addirittura aumentato dopo la legalizzazione. Secondo le stime della California, più dell’80% della marijuana nello Stato è ancora prodotta illegalmente. Le cause di questo apparente paradosso sono diverse: in parte, hanno contribuito le poche licenze rilasciate da alcune contee, restie al diffondersi della cannabis. Nel 2019, a tre anni dalla legalizzazione a scopo ricreativo, solo 620 negozi hanno ricevuto la licenza per la vendita di cannabis in California, a fronte dei 562 del Colorado, che ha un sesto della popolazione.
Il punto più delicato riguarda però i costi: un negozio con licenza paga il 32,25% di tasse, locali e federali. Un’organizzazione criminale non paga tasse. Il negozio deve poi sostenere il costo del lavoro dei dipendenti e i costi fissi dell’azienda. In termini di prezzi, non c’è partita. Tanto che gli imprenditori californiani chiedono maggiore rispetto delle regole, con il rischio di essere spazzati via dalla concorrenza illegale.
La polizia adesso può agire solo sulla produzione illegale e non sul consumo, non potendo discriminare in modo efficace chi ha acquistato da un negozio regolare e chi no. Il risultato è che il lavoro di repressione delle agenzie statali è tutt’altro che diminuito. Nel secondo anno di legalizzazione il California Department of Fish and Wildlife ha distrutto più del doppio delle piante di marijuana del 2017: 1,6 milioni contro 700 del 2017 e 800 mila del 2018.
La California è comunque lo Stato che sta avendo più problemi nel reprimere la produzione illegale di marijuana. Per la sua tradizionale cultura favorevole alla cannabis, i tanti produttori già esistenti si sono trovati a scegliere tra regolarizzare o meno, a fronte di controlli da parte della polizia sempre meno stringenti sul consumo. Molti hanno deciso di rimanere illegali, asfissiando il mercato regolare. Ma non è detto che l’esperienza californiana sia valida per tutti gli Stati che legalizzano la cannabis.
Effetti legalizzazione della cannabis per tasse ed economia
Mentre il mercato illegale non è diminuito, almeno in California, le imposte raccolte dalla legalizzazione hanno rinvigorito le casse statali. La stessa California, lo Stato più simile all’Italia in termini di popolazione, ha raccolto più di un miliardo di dollari nel 2020 tramite i proventi fiscali derivanti dalla legalizzazione. Una cifra rilevante in termini assoluti, meno in quelli relativi. La California è infatti lo Stato più ricco d’America (e molto più ricco dell’Italia), e le sue entrate fiscali dalla legalizzazione sono state solamente lo 0,07% del totale.
Un discorso simile si può fare per l’effetto sull’economia in generale: nel 2020 il volume d’affari è stato di 4,1 miliardi di dollari. In forte crescita rispetto agli ultimi anni, nonostante la pandemia, rispecchiando un mercato in espansione. In ogni caso però, il mercato della cannabis vale circa lo 0,1% del Pil della California. La legalizzazione della cannabis per scopo ricreativo non sembra essere così significativa in termini di impatto economico per la California. Per fare un paragone: se anche in Italia il volume d’affari di tutta l’industria della cannabis fosse di 4 miliardi di euro, sarebbe comunque meno del fatturato di aziende come Costa Crociere (4,3 miliardi di euro) o Lidl Italia (4,7 miliardi di euro).
A distanza di diversi anni, l’analisi degli effetti della legalizzazione negli Usa sembra quindi frenare gli entusiasmi, sia da una parte che dell’altra. Non ci sono state impennate nei tassi di criminalità, e la produzione e la vendita illegale non sono scomparse da un giorno all’altro. A discapito delle tante promesse, inoltre, l’impatto sull’economia finora è stato tiepido, anche se non irrilevante. Insomma, Il dibattito si infiamma spesso sugli effetti devastanti o salvifici che la legalizzazione della cannabis avrebbe sulla società. L’esperienza americana ci insegna ad abbassare le aspettative: la legalizzazione può non essere la rivoluzione che molti si aspettano.
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