Elezioni regionali in Campania 2020: come una partita a tennis
Dopo cinque anni, i cittadini della Campania sono chiamati di nuovo a votare in un vero proprio “election day”, fra regionali, referendum e amministrative in ottantacinque comuni.
I periodi elettorali sono sempre momenti di rinnovamento, eppure non si respira questa aria in una Campania dove il tempo sembra essersi fermato a dieci anni fa. In molti dicono che questo sia un territorio difficile, ma sarebbe meglio definirlo eterogeneo sia per le esigenze della popolazione che per le caratteristiche di un territorio che non è mai stato nettamente schierato politicamente.
Dagli anni ’70, infatti, ha primeggiato la Democrazia Cristiana. Nemmeno il terremoto del 1980 in Irpinia riuscì a scuoterne il dominio, e la DC per venticinque anni è rimasta al comando. Nel 1995 fu eletto, con 36 seggi su 60, Antonio Rastrelli di Alleanza Nazionale, partito della coalizione di Centrodestra.
Da quel momento lo scenario politico campano si potrebbe descrivere come una vera e propria partita di tennis fra Centrodestra e Centrosinistra. Già nel 1999 il consiglio regionale fu ribaltato e fino al 2000 affidato ad Andrea Losco, esponente dell’Udr. Nel 2000 si andò di nuovo alle urne, ma questa volta a vincere ufficialmente fu il Centro-sinistra con Antonio Bassolino, rimasto al governo per due mandati fino al 2010, anno in cui la palla fu passata al Centrodestra con l’elezione di Stefano Caldoro, candidato del Popolo della Libertà, che sconfigge Vincenzo De Luca del Centrosinistra.
Lo scontro tra Caldoro e De Luca prosegue quindi ormai da più dieci anni. A vincere la seconda partita nel 2015 è stato De Luca, che in seguito ai fatti di cronaca recente è stato definito lo “sceriffo ai tempi del Coronavirus”.
La Campania non è nuova alle emergenze, essendo stata colpita prima dal terremoto dell’80, poi dallo scandalo della “Terra dei Fuochi” all’inizio degli anni 2000, eppure in nessun caso questi eventi avevano sconvolto lo scenario politico regionale. Lo stesso si potrebbe dire della pandemia da Covid-19, che ha permesso al governatore De Luca di ottenere grande visibilità. Nonostante il recente aumento del numero di nuovi contagi, dai sondaggi appare evidente come i cittadini campani abbiano apprezzato la linea di comportamento da sceriffo carismatico e “alla mano” di De Luca, tanto da portarlo come favorito assoluto a questa tornata elettorale.
Il Presidente uscente, Vincenzo De Luca
Il governatore uscente Vincenzo De Luca, classe ‘49 e con una lunga esperienza come sindaco di Salerno, è alla terza candidatura come Governatore della Campania per il Centrosinistra. Laureato in filosofia è stato anche deputato nel 2001 e 2006.
A dicembre dello scorso anno festeggiava la fine del commissariamento della sanità campana. Dopo dieci anni, infatti, grazie al percorso compiuto da De Luca, incaricato anche come assessore alla sanità, la sanità campana è riuscita ad uscire dal commissariamento prospettando nuovi scenari per quanto riguarda l’assistenza, l’efficienza dei servizi e la ricerca. Nello stesso periodo, la Corte dei Conti ha approvato anche la parifica dei bilanci della regione nell’anno 2017/2018.
Un risultato enorme per la Campania che è passata da 5,6 miliardi di deficit nel 2015 al pareggio di bilancio raggiunto in tre anni.
De Luca ha fatto parlare molto di sé soprattutto sui social, durante il lockdown, quando con controverse dirette Facebook esortava i cittadini a rimanere a casa, pena essere colpiti da lui personalmente “con un lanciafiamme”. Questo tipo di approccio, però, è stato apprezzato dai cittadini tanto che, ancora oggi, la popolarità del “sindaco sceriffo” sembra essere in crescita.
Elezioni regionali in Campania 2020: Gli sfidanti
Lo scenario politico delle regionali in Campania è fossilizzato, tanto che alcuni parlano perfino di una “sclerosi campana” che ormai da decenni avrebbe colpito la regione.
Oggi si potrebbe, infatti, affermare che la battaglia elettorale è identica a quella di cinque anni fa: Vincenzo De Luca, candidato del Pd, Stefano Caldoro, per Forza Italia (Fi) e Valeria Ciarambino come candidato del M5S.
Volendo fare un ulteriore passo indietro, ovvero fino alle elezioni regionali del 2010, la situazione non sarebbe tanto diversa: De Luca e Caldoro nuovamente candidati, mentre per il M5S si trovava il nome di Roberto Fico, oggi Presidente della Camera dei Deputati.
Complessivamente, però, dai vari partiti e liste civiche sono stati presentati in totale sette candidati. Il partito di influenze centriste, Terzo Polo, ha presentato il nome di Sergio Angrisano, sostenuto anche da Movimento Verde e dalla Confederazione Movimenti Identitari.
La Lega voleva inizialmente, nell’ottica di consolidare la propria presenza al Sud Italia, presentare un candidato sia in Puglia che in Campania, ma ha infine desistito dichiarando il proprio supporto del candidato del Centrodestra.
Scenderanno in campo, poi, anche Giuliano Granato per Potere al Popolo, Luca Saltalamacchia per Terra e Giuseppe Cirillo, fondatore del Partito delle Buone Maniere. Prima della comunicazione delle candidature, si era pensato ad un’alleanza fra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, ipotesi che poi non si è realizzata nel momento in cui il Pd ha deciso di puntare tutto sulla popolarità del governatore uscente. Questa decisione ha avuto una duplice conseguenza, da un lato la frammentazione dell’elettorato tra Pd e M5S. Dall’altro, tramontata l’ipotesi di una candidatura dell’attuale Ministro dell’ambiente Sergio Costa, ha portato il Movimento a puntare nuovamente sulla Ciarambino. Le liste sono ventisei (di cui sedici a favore di De Luca e sette a favore di Caldoro), per un totale di 1247 candidati consiglieri comunali, di cui 554 donne, per cinque milioni di cittadini campani chiamati a votare.
I temi fondamentali e la legge elettorale
Il 20 e 21 Settembre De Luca e Caldoro competeranno per la terza volta e per la seconda volta al fianco della Ciarambino. Impossibile non considerare la possibilità che la scarsità dell’offerta politica della regione partenopea sia effettivamente causata dallo scarso interesse della popolazione per la politica regionale e le elezioni regionali in Campania.
La marcia sembra quasi bloccata da un sistema politico che, più che statico, appare privo di possibili evoluzioni. Le figure politiche, gli interessi in campo e le sfere di influenza sembrano essere sempre le stesse, impedendo quindi un rinnovarsi dello scenario politico. Molte figure chiave della politica campana, inoltre, mancano del supporto partitico necessario per tentare la scalata a livello nazionale. Lo stesso De Luca è inviso a molti nei piani alti del Pd. Conseguentemente queste figure, mancando prospettive di carriera a Roma, tendono a ripiegare sulla politica regionale, cristallizzando il dibattito e le candidature, tanto che se a settembre 2020 venisse consegnata all’elettore una scheda di cinque anni fa non si noterebbe alcuna differenza.
La pandemia di Covid-19 ha portato di nuovo al centro dell’interesse dell’opinione pubblica il tema della Sanità, vero campo di battaglia di ogni giunta regionale, un sistema che in Campania è da pochi mesi da un lungo periodo di commissariamento. Sarà questo fronte il vero banco di prova per il prossimo vincitore. Non manca, inoltre, l’attenzione al tema del lavoro con maggiori sussidi e agevolazioni fiscali per aiutare la ripresa economica del periodo post-lockdown. Mostra, poi, il suo impegno nel supporto alle imprese da parte delle istituzioni regionali la Lega. Ad inizio agosto, la commissione regionale di garanzia ha inoltre fatto sottoscrivere ai candidati del Pd una dichiarazione con cui si sottoscrive l’impegno della campagna elettorale nella lotta alla camorra, a favore della trasparenza. Puntano ad avere dei seggi in regione anche tutti quei movimenti ambientalisti che negli ultimi anni hanno denunciato e protestato contro il dramma della “Terra dei fuochi” e delle discariche a cielo aperto. Il candidato di Terra, Saltalamacchia, pone il tema dello smaltimento dei rifiuti al centro del suo programma, denunciando il disinteressamento delle scorse amministrazioni a riguardo.
Verranno eletti cinquantuno consiglieri regionali con un sistema proporzionale a turno unico che prevede un premio di maggioranza per il presidente eletto. La regione è ripartita in cinque circoscrizioni elettorali corrispondenti alle cinque province. A garanzia della rappresentanza di ogni provincia è accertata l’elezione di almeno un consigliere per ogni circoscrizione. È ammesso il voto disgiunto, ovvero ogni elettore può votare un candidato Presidente differente dalla lista appoggiata nel voto al Consiglio Regionale. Alle elezioni regionali in Campania, inoltre, si dà rilievo alle quote rosa: nel caso dell’espressione di due preferenze, una deve essere necessariamente ad un candidato di genere femminile pena l’annullamento della seconda preferenza.