Le bandiere con la Bauhinia
Uno dei simboli più immediati che vengono in mente quando si parla delle proteste a Hong Kong è senza dubbio la Bauhinia blakeana, il fiore-simbolo della città che compare anche sulla sua bandiera ufficiale. La bandiera rossa con il fiore però non viene utilizzata dai dimostranti, che la considerano un simbolo del dominio cinese. Per questo motivo ne è stata realizzata una variante che elimina la campitura rossa e le stelle, simboli della Repubblica Popolare Cinese, e pone il fiore bianco su sfondo nero. La nuova bandiera ha avuto inizialmente molto successo ed è diventata immediatamente nota come “Black Bauhinia”. Ne sono state anche realizzate alcune varianti che simboleggiano la violenza degli scontri con la polizia: ad esempio, riportiamo sopra quella con il fiore bruciato. L’ultima, con il fiore insanguinato, ha fatto la sua comparsa dopo l’uccisione di uno dei dimostranti da parte della polizia.
Basta Bauhinia: la Bandiera nera con slogan
Tuttavia, all’interno del movimento sono nati alcuni scetticismi riguardo alla bandiera con la bauhinia. Il fiore è infatti una specie che cresce solo a Hong Kong, ma si tratta di un incrocio che non è in grado di riprodursi autonomamente. Si è dunque presto sparsa la voce che il fiore sia stato scelto da Pechino per simboleggiare la dipendenza di Hong Kong dalla Cina, cosicché la bandiera ha visto un calo nell’utilizzo. A sostituirla sono state per la maggior parte bandiere nere che riportano gli slogan delle proteste. La più comune è indubbiamente quella che riporta lo slogan in cantonese (dialetto cinese parlato a Hong Kong) “liberare Hong Kong, la rivoluzione del nostro tempo“, spesso accompagnata da una traduzione in inglese.
Lo slogan si basa su quello utilizzato durante la campagna elettorale del 2016 da Edward Leung, oggi incarcerato per aver preso parte alle proteste. Spesso è accompagnato da una sua effige o dal volto di Joshua Wong, un altro dei leader-simbolo del movimento per l’indipendenza di Hong Kong. Edward Leung è stato persino inserito nella lista degli astri nascenti redatta dal Time, che l’ha definito “il padre spirituale delle proteste di Hong Kong”.
Le bandiere di potenze straniere
Una cosa che ha fatto storcere il naso a simpatizzanti e osservatori internazionali è anche l’abbondanza di bandiere facenti riferimento a potenze straniere durante le proteste di Hong Kong. In particolare, si utilizza spesso la bandiera coloniale di Hong Kong, che mostra la union jack e ricorda il passato del Porto Profumato come parte dell’impero britannico. Non mancano però bandiere del Regno Unito e degli Stati Uniti, tutte con il medesimo obiettivo: chiedere il supporto dell’Occidente. Nelle parole di uno degli attivisti, che ci ha concesso un’intervista anonima, infatti: “l’unico modo per avere successo è che gli USA pongano la questione di Hong Kong al centro delle negoziazioni nel corso della guerra commerciale con la Cina”.
Rientra in questo gruppo anche la bandiera della Repubblica di Cina – Taiwan, la piccola democrazia che non riconosce il governo di Pechino e ritiene proprio tutto il territorio cinese, favore ricambiato da Beijing. Nonostante le piccole dimensioni e lo scarso (e decadente) peso a livello internazionale, Taiwan è una delle “tre T“, gli argomenti tabù che tutt’oggi sono censurati con grande foga dalla Cina territoriale, che non tollera nemmeno il riferimento a questi argomenti (le altre due “T” sono il Tibet e Tiananmen).
Gli ombrelli gialli e altri simboli delle proteste di Hong Kong
Un altro simbolo che ha riscosso grande successo è sicuramente l’ombrello giallo, simbolo della protesta degli ombrelli che è avvenuta a Hong Kong a partire dal 2014.
Nell’immaginario dei protestanti però ha ottenuto sempre più successo la Roccia del Leone. L’imponente masso da cui si può godere di una spettacolare vista della città di Hong Kong è da sempre una delle mete turistiche principali della città. È diventata simbolo della protesta da quando, nel 2019, i protestanti hanno tenuto una grande manifestazione sulla cima, illuminando la sera con migliaia di torce e calando alcuni degli slogan del movimento.
A fare capolino tra i simboli di Hong Kong è arrivata anche la bandiera arcobaleno, il vessillo per eccellenza della comunità LGBTQ. Il motivo è semplice: il pride di Hong Kong del 2019 è stato vietato dalle autorità cinesi. I protestanti non si sono lasciati intimorire e sono scesi in piazza a migliaia, mescolando le istanze della comunità con quelle di autonomia di Hong Kong. Oggi quindi non è affatto inconsueto vedere gli slogan della protesta sulle bandiere arcobaleno dei pride.