La ripresa economica e i tagli alla spesa sanitaria
La pandemia da Covid-19 sta mettendo a dura prova i governi a livello mondiale. La maggior parte non è stata in grado di attuare le misure necessarie per affrontare in tempo l’aumento dei contagi. Questo però non sembra essere il caso per il governo di Atene. La Grecia è infatti riuscita ad arginare la pandemia senza attraversare quella fase di “negazione” affrontata dai Paesi più colpiti dal virus come Italia, Regno Unito e Stati Uniti. Grazie a questo approccio attualmente sono 2.903 i casi di Covid-19 confermati, con 1.374 guariti e 173 decessi, su una popolazione di 11 milioni di persone. L’indice di contagiosità R0 è di 0,27 rispetto alla media di 0,45 dell’Unione Europea.
La spesa per la sanità pubblica
Dopo un lungo periodo di recessione, l’economia greca aveva appena iniziato a riprendersi. Nel 2019 la borsa di Atene, con un rialzo del 50,1%, ha avuto la performance migliore del mondo. Il Pil è cresciuto del 2,1%.
Nonostante le ottime prospettive di crescita pre-pandemia, il settore pubblico greco ha subito degli ingenti tagli negli ultimi anni. Le spese per la sanità pubblica sono scese da €15 miliardi nel 2009 a €8 miliardi nel 2017, con una riduzione pari al 42.8%. Nello stesso periodo anche la spesa sanitaria pro capite si è ridotta del 40%.
Settori specifici della sanità pubblica, presidi medici e servizi ospedalieri sono stati considerevolmente influenzati dai tagli. In particolare, tra il 2009 e il 2018 la Grecia ha ridotto la spesa per presidi medici del 50%. I fondi pubblici destinati alle spese ospedaliere si sono ridotti del 43% nello stesso periodo, come i fondi destinati ai salari degli operatori sanitari.
Oggi la Grecia destina solo il 5% del Pil alla spesa sanitaria, il 2% in meno della media europea. Questo si traduce in una copertura pubblica delle spese sanitarie che non supera il 61% del totale. Solo 560 i posti di terapia intensiva negli ospedali.
A cosa sono dovuti i tagli alla spesa sanitaria?
Le condizioni imposte dal “programma di salvataggio” dell’Unione Europea hanno reso necessari i tagli alla sanità pubblica. Nel corso di otto anni l’Unione Europea ha stanziato 289 miliardi di euro. La Grecia ha chiesto di accedere al piano di aiuti nel maggio del 2010, quando, con un deficit del 12,5%, doveva finanziare il debito, non potendo ricorrere al prestito dei mercati, poiché le agenzie di rating avevano declassato i titoli greci.
I partner europei e il Fondo monetario internazionale avevano accordato prestiti diretti del valore di 110 miliardi. Il crollo della Grecia avrebbe comportato pesanti danni per le banche francesi e tedesche esposte rispettivamente per 50 e 30 miliardi di euro (tra i prestiti al governo e quelli al settore privato).
Dopo ulteriori svalutazioni della qualità del debito e la minaccia di default, viene elaborata la “troika”, consistente nella vigilanza da parte dei creditori (Ue, Fmi e Bce), che dà vita al fondo salva Stati. Nel 2012, l’Unione Europea approva il nuovo piano di salvataggio col quale ha erogato altri 130 miliardi, per lo più per la ricapitalizzazione delle banche greche. Prevede una misura detta “haircut”: il valore dei i crediti in possesso dei privati viene tagliato del 53,5%.
Nonostante un referendum contrario nel 2015, la Grecia accetta le richieste della troika e l’Eurogruppo dà il via libera al terzo piano triennale di salvataggio per la Grecia. Atene si impegna a varare altre 88 azioni prioritarie oltre a privatizzare beni per 50 miliardi di euro.
Il 20 agosto 2018 la Grecia ha concluso con successo il suo terzo e ultimo programma di aggiustamento economico. È ora sottoposta a un monitoraggio rafforzato (trimestrale) fino al 2023. Potrà posticipare di 10 anni, dal 2022 al 2032, il pagamento dei 110 miliardi di euro di prestiti ricevuti dal fondo salva-Stati.
Le misure attuate nel primo stadio e dopo il primo decesso
Finora il Governo è riuscito ad evitare la crisi del sistema sanitario imponendo tempestivamente il distanziamento sociale. La popolazione greca ha infatti un’età media molto elevata: un quarto della popolazione è in età pensionabile. Non si potevano dunque tentare strategie basate sull’immunità di gregge per fronteggiare il virus.
Le misure attuate hanno stupito per rapidità e rigore, e sono state ricompensate dai risultati.
Il primo caso di Covid-19 in Grecia si è registrato il 26 febbraio. Lo stesso giorno il ministro della Salute ha cancellato tutti gli eventi programmati per il carnevale e il Governo ha vietato tutti i viaggi d’istruzione all’estero.
Tredici giorni dopo, il 10 marzo, il numero di casi è salito a 89, ancora senza nessun decesso, ma Il Governo ha comunque disposto la chiusura di tutte le scuole e chiesto ai sacerdoti di non somministrare più la comunione.
I greci hanno rispettato alla lettera le norme che hanno disposto il lockdown anche in ragione dell’importanza che danno alla buona salute, dice la dottoressa Stella Ladi, ex consulente per le politiche pubbliche del governo greco e attualmente ricercatrice nell’ambito della gestione pubblica presso l’Università Panteion ad Atene e presso la Queen Mary a Londra. “Da un punto di vista culturale, ogni discussione, ogni augurio per il futuro finisce sempre menzionando la buona salute” dice al TIME. “È indubbio che la salute sia più importante che tenere aperto il proprio negozio. La salute viene prima. Non è una questione controversa come accade in altri Paesi”.
Insieme alle conferenze stampa del Primo Ministro, ogni pomeriggio l’epidemiologo Sotiris Tsiodras offre infatti consigli ai cittadini in diretta televisiva, garantendo un canale di informazione diretto ed unilaterale tra il Ministero della Salute ed i cittadini.
Le misure economiche
Il ministro delle finanze, Christos Staikouras, il 18 marzo ha annunciato che il Pil sarebbe cresciuto “di poco più dello 0%”, in contrasto con il +2.8% pronosticato a gennaio nel budget annuale.
Il Governo ha poi annunciato la revisione del bilancio statale. Oltre ad una serie di misure a sostegno dell’economia del valore di 3.8 miliardi di euro, il governo intende spendere altri 3 miliardi di euro del budget statale e altri 3 ricavati dai Fondi strutturali e d’investimento europei, come garanzia per imprese e attività economiche in generale.
Il debito greco è poi stato incluso nel Programma di acquisto di emergenza pandemica (Pepp) annunciato dalla Banca centrale europea (Bce) il 19 marzo, per contrastare la crisi con l’acquisto di titoli pubblici di stato, per un valore totale di 750 miliardi di euro. Prima della pandemia, a causa della bassa affidabilità creditizia per via della crisi debitoria, la Bce aveva escluso la Grecia dai suoi acquisti.
Il primo decesso per coronavirus è avvenuto il 12 marzo. Nei giorni successivi il Governo ha deliberato la chiusura di tutte le attività e luoghi aperti al pubblico. La sospensione delle attività turistiche potrebbe determinare un nuovo crollo economico. Il Pil è infatti calcolato come in calo del 10%, mentre la disoccupazione potrebbe tornare al 22%.
L’impossibilità di viaggiare a livello globale sarà letale per un settore turistico che dà lavoro a quasi un milione di cittadini.
La pandemia come opportunità di riforma
Il Governo ha anche annunciato come intenda sfruttare il lockdown per mettere in atto riforme digitali a lungo termine, volte non solo a proteggere la salute dei cittadini, ma anche a modernizzare lo Stato.
La situazione ha infatti reso necessario semplificare i complessi processi governativi e a implementare politiche che disincentivassero i cittadini ad uscire di casa.
L’amministrazione ha dato la possibilità di ottenere per la prima volta numerosi documenti, tra cui prescrizioni mediche, per via telefonica oppure online. Si è anche assistito a un notevole processo di collaborazione politica tra i partiti di opposizione (SYRIZA e KINAL in particolare) e Nuova Democrazia, il partito di centrodestra attualmente al governo, che gode ora di ampio consenso.
Dalla gestione della pandemia del Primo Ministro Kyriakos Mītsotakīs è emerso infatti come l’efficacia di queste misure sia dipesa principalmente dalla prontezza e drasticità delle misure, che hanno goduto fin dall’inizio sia del supporto dell’opposizione che di quella della comunità scientifica.