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Le elezioni regionali in Toscana 2020

Tempo di lettura stimato: 7 min.

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Orizzonti Politici ha scritto la guida per le elezioni regionali in Toscana 2020. Per tutte le nostre guide regionali alle elezioni 2020 puoi cliccare qui!

Le elezioni regionali del 2020 in Toscana saranno forse le più osservate di questa tornata elettorale. In ballo c’è molto: la Regione è da sempre una roccaforte della sinistra, che però negli ultimi anni ha perso, a livello comunale, molte città. La prima a cadere è stata Livorno, che nel 2014 elesse uno dei primi sindaci a cinque stelle, Filippo Nogarin. Il valore simbolico di quella elezione fu importantissimo e fece intravedere le crepe della sinistra in Regione. Ad oggi, il computo dei comuni capoluogo toscani per coalizione vede ancora in mano al centrosinistra Firenze, Livorno (“riconquistata” nel 2019), Lucca e Prato, mentre al centrodestra Arezzo, Grosseto, Pisa, Siena, Pistoia e Massa (Carrara, invece, in mano al M5S): 6 a 4 per il centrodestra. Una Toscana che rimane quindi rossa più per tradizione che per numeri. La Regione, però, non è mai andata alla destra.

I due sfidanti sono, per il centrosinistra Eugenio Giani, e per il centrodestra Susanna Ceccardi. Il Presidente uscente, Enrico Rossi, lascerà il comando della Regione dopo due mandati. 

Il candidato da battere, Eugenio Giani

Gli ultimi sondaggi delle elezioni regionali in Toscana lo danno in vantaggio, anche se di pochissimo. Secondo SWG, Giani è dato tra il 42% e il 46%, mentre la sua principale sfidante, Susanna Ceccardi, è tra il 40% e il 44%. Per la storia di questa Regione, Giani rimane, comunque, il candidato da battere. La sua candidatura è, infatti, nel segno della continuità. Presidente del Consiglio regionale sotto la giunta di Rossi dal 2015, Giani può vantare un lungo cursus honorum all’interno delle istituzioni toscane. Viene infatti eletto la prima volta trent’anni fa, nel 1990, al Consiglio comunale di Firenze per il Partito Socialista Italiano (PSI). Poi tanti anni di esperienza come assessore e Presidente della giunta comunale. 

Giani, che oltre alla politica è appassionato di storia medievale, unisce dietro al proprio nome sia il centro che la sinistra, con uno schieramento che va da Italia Viva ad esponenti vicini ad Articolo Uno. Nel caso toscano, gli estremi della coalizione fanno la differenza: Italia Viva è il partito del toscanissimo Matteo Renzi, che a Firenze può vantare una massa critica di elettori che l’ha sempre sostenuto, sia come sindaco che come senatore alle ultime elezioni nazionali. Articolo Uno, invece, nato dalle ceneri di Liberi e Uguali (LeU), è il partito di riferimento per Enrico Rossi, il candidato uscente. Il nome di Giani è dunque quello che è riuscito ad accontentare tutti, al centro e a sinistra. Cosa che non è riuscita, ad esempio, in Veneto, Puglia e Liguria.

Le elezioni regionali in Toscana 2020: Gli sfidanti

La candidatura della Ceccardi riunisce tutte le forze del centrodestra: Lega, Fratelli d’Italia (FdI) e Forza Italia (FI), oltre alla lista Toscana Civica.
La candidata è però soprattutto vicinissima a Matteo Salvini, tanto da entrare, nel 2018, nel suo staff di Ministro dell’Interno. Il risultato del centrodestra, dunque, sarà importante anche per le dinamiche interne alla coalizione, per cui una sconfitta sarebbe più pesante per la posizione della Lega che per FdI e FI. Ceccardi è stata eletta all’Europarlamento nel 2019 per la lista della Lega con 48mila preferenze. Quando è entrata nel Parlamento Europeo, la leghista è decaduta dall’incarico di sindaco di Cascina, per cui era stata eletta nel 2016. Un percorso politico fulmineo per la candidata del centrodestra, che a 33 anni è molto più giovane del suo sfidante, Eugenio Giani, classe 1959. La Ceccardi farà di tutto per evitare un epilogo simile a quello delle regionali in Emilia-Romagna, che nel testa a testa tra Bonaccini e Borgonzoni hanno visto la vittoria del centrosinistra.

Tra le sue battaglie politiche, Susanna Ceccardi si è fatta notare per la sua ferma opposizione alla costruzione di una moschea a Pisa, concedendo però nel 2018 uno spazio alla comunità islamica per festeggiare la fine del Ramadan. In quell’occasione, la Ceccardi ha chiesto una dichiarazione di condanna del fondamentalismo islamico da parte dei musulmani della città, e nella stessa circostanza ha ribadito la sua contrarietà alla costruzione delle moschee. Da quando è stata eletta a sindaco di cascina, a 29 anni, si è guadagnata il soprannome di “sceriffa” per le sue posizioni dure sulla legittima difesa e sui clandestini.

Tutte le altre liste che candidano un aspirante Presidente di Regione sono molto lontane nei sondaggi dai due candidati favoriti, e secondo i sondaggi dovrebbero spartirsi il restante 14% degli elettori che non si sentono rappresentati da Giani e Ceccardi. Tra gli outsider, la più importante è la candidata del M5S, Irene Galletti. Consigliera regionale uscente, ha vinto le primarie M5S su Rousseau con 859 voti, il 57,1% dei votanti. In totale, sono sette i candidati Presidenti di Regione. Oltre ai già citati, ci sono Tommaso Fattori, con la lista civica Patto per la Toscana, Tiziana Vigni, candidata per il movimento NoVax Movimento 3V. Una chicca: dopo 30 anni, si ricandida in Toscana il Partito Comunista Italiano (PCI), con tanto di simbolo con falce e martello. Oltre al PCI, si candida anche il Partito Comunista (PC), che propone un altro nome a Presidente di Regione. I comunisti toscani, dunque, si candidano con due liste distinte. PCI e PC si sono infastiditi molto per il comportamento di Eugenio Giani, accusato di “giocare con i sentimenti” per aver portato sul palco di Livorno la bandiera del PCI durante un comizio elettorale.

Le elezioni regionali in Toscana 2020: I temi della campagna elettorale

Eugenio Giani, nel suo manifesto elettorale, mostra alcuni temi chiave per la sua campagna: lavoro, sanità, ambiente, identità locale e infrastrutture. Queste ultime, in particolare. sono il tema che scalda maggiormente il dibattito politico, come il corridoio tirrenico tra Livorno e Civitavecchia, la linea veloce tra Pisa e Firenze e le infrastrutture digitali sulla banda larga per rilanciare la Regione. Tutti temi su cui la destra chiede la fiducia dei cittadini toscani.
Altro punto su cui la destra attacca la presidenza Rossi è la sanità. Il centrosinistra, secondo la Ceccardi, sarebbe colpevole di aver aggregato le Aziende Sanitarie Locali (Asl) per coprire buchi di bilancio, perdendo così i piccoli presidi. Altro tema importante è il rapporto tra Regione ed Enti Locali, per cui la presidenza Regionale del centrosinistra non avrebbe mantenuto un dialogo con i sindaci, soprattutto dei piccoli comuni di centrodestra.

D’altra parte, Giani punta molto sui fondi europei per far ripartire la Toscana dopo la pandemia. Sua la proposta, ad esempio di istituire un fondo da 25 milioni ottenuto coi fondi europei per attrarre investimenti italiani e stranieri in Toscana. È stato Matteo Renzi a dire che “Se vince la Ceccardi, la Toscana dice addio ai due miliardi del Mes per la sanità”. Una dichiarazione che ha trovato in disaccordo la stessa Ceccardi. La sensazione è che, oltre alle dinamiche regionali, come per l’Emilia-Romagna peserà molto l’attenzione mediatica nazionale. Con Giorgia Meloni, leader di FdI, che ha definito queste elezioni regionali “un test sul governo” e Matteo Salvini che ha dichiarato che “se vanno come sento, mandiamo il governo a casa”

Il 20 e 21 settembre si decide il futuro della Toscana (e non solo)

Questa elezione regionale in Toscana è un testa a testa che terrà con il fiato sospeso i toscani fino allo spoglio delle schede elettorali. Oltre ai toscani, a tenere il fiato sospeso ci saranno tutti i leader politici nazionali: tra chi, come Zingaretti, non vuole riscrivere (in negativo) la storia della sinistra, e chi, come Matteo Salvini, vuole conquistare una Regione che avrebbe il sapore di conferma di una leadership ora appannata. Tiene il fiato sospeso anche Giorgia Meloni: se dovessero vincere i suoi candidati in Puglia e nelle Marche e la Ceccardi non vincesse in Toscana, Meloni si proporrebbe come nuova leader del centrodestra, scardinando le dinamiche politiche nazionali. 

La legge elettorale

Il sistema elettorale è quello che gli americani chiamano first-past-the-post: chi prende più voti, vince le elezioni. L’unica soglia è quella del 40%: vince al primo turno il candidato che prende più voti e supera il 40% Se nessuno supera il 40%, il Presidente di Regione viene deciso al secondo turno con un ballottaggio tra i due candidati più votati. La soglia di sbarramento è diversa a seconda che un partito si candidi all’interno di una coalizione o presentando un proprio candidato: 3% nel primo caso, a patto che la coalizione raccolga almeno il 10% delle preferenze, 5% nel secondo. È previsto inoltre un premio di maggioranza per la coalizione che supera il 45% dei voti, che verrebbe rappresentata nella giunta regionale con almeno il 60% dei seggi. Per chi vince ottenendo tra il 40% e il 45% dei voti, invece, il premio di maggioranza prevede una rappresentanza in giunta del 57,5%. Tutte e tredici le circoscrizioni hanno diritto all’elezione di un consigliere.

Federico Pozzi
Veneto classe 1997: tra i vecchietti di OriPo. Laureato in Economia a Padova, ora studio Politics and Policy Analysis in Bocconi. Quando scrivo cerco di essere come le notti d’estate: chiaro come il cielo e pungente come la zanzara che continua a ronzare in camera. Romanticamente inopportuno insomma.

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