Elezioni regionali in Liguria 2020: digressione storica
Una regione storicamente rossa
La storia politica ligure va di pari passo, inevitabilmente, con quella economica. Principale area portuale del Mediterraneo, dalla fortissima vocazione industriale nel settore metallurgico, i risultati delle regionali in Liguria sono stati caratterizzati da una serie di governi tendenti a sinistra, espressione della società operaia interessata a concessioni sociali e in materia di diritto del lavoro. Il crollo del blocco sovietico a fine anni ‘80, coinciso con i primi segnali della necessità di ridimensionamento del vasto e largamente inefficiente apparato industriale, ha riequilibrato le intenzioni di voto nella regione, che è stata a tratti anche caratterizzata da forti ondate di berlusconismo durante gli anni ‘90 e primi 2000.
Dal 1990 in poi si alternano infatti governi DC, Popolari e una lista di centro-destra guidata da Sandro Biasotti. La tendenza pare invertirsi nel 2005, quando Claudio Burlando, esponente dell’Ulivo di Romano Prodi, ottiene due mandati consecutivi, confermando così la tradizione della Liguria come “Roccaforte Rossa”. Il secondo mandato (2010-2015), viene da però macchiato da due disastrose alluvioni nel capoluogo di Genova, miliardi di danni e otto morti. Le due catastrofi mettono, agli occhi degli elettori, fortemente in luce la malagestione della giunta regionale e dei due sindaci di Genova all’epoca dei fatti (Marta Vincenzi, poi condannata per disastro e omicidio colposo, e Marco Doria, entrambi in forza al centrosinistra).
Le alluvioni si rivelano essere colpi troppo forti per le giunte, con il PD che si vedrà costretto ad abbandonare la guida prima della Regione e poi di tre dei quattro capoluoghi, Genova compresa, al centrodestra, abile a galvanizzare il suo elettorato dietro figure carismatiche e polarizzanti come quella di Giovanni Toti.
Il governatore uscente, Giovanni Toti
Ex giornalista Mediaset e fedelissimo di Silvio Berlusconi, Giovanni Toti si candida alle elezioni regionali in Liguria del 2015 contro Raffaella Paita del centrosinistra e Alice Salvatore del M5S. Grazie al supporto del centrodestra unito, si assicura la vittoria con il 36% dei voti. Carismatico, controverso e tra i governatori più in vista d’Italia, Toti si presenta a queste elezioni come grandissimo favorito, avendo addirittura fondato un partito (teoricamente di portata nazionale), chiamato Cambiamo!, che trova in Liguria la gran parte del suo bacino elettorale.
Durante gli anni della presidenza, Toti si è fatto notare per il controverso piano di privatizzazione di numerose strutture ospedaliere, che ha causato un lungo iter di revisione davanti al TAR, e anche per il cosiddetto “Piano Casa”, inaugurato nel 2015, tramite il quale si proponevano ampi progetti di espansione edilizia nei dieci parchi naturali liguri.
I grandi “successi” elettorali di Toti sono però da ricercare nella gestione delle due grandi tragedie che hanno scosso il territorio ligure negli ultimi anni, ovvero il crollo del Viadotto Polcevera nell’agosto 2018 e la pandemia da Covid-19.
Nominato commissario delegato alla gestione dell’emergenza seguita al crollo del Ponte Morandi, la figura di Toti non fu considerata responsabile dall’opinione pubblica, più concentrata sulle colpe delle gestioni precedenti e di Autostrade per l’Italia. Una volta ricevuti i fondi del Decreto Genova per la ricostruzione, fu in grado di rimarcare i meriti della sua giunta (insieme a quella del Sindaco di Genova Marco Bucci) nella gestione della situazione, conclusasi a fine estate con la trionfale inaugurazione del nuovo Viadotto San Giorgio, con un tempismo straordinario in ottica di campagna elettorale considerando l’avvicinarsi delle regionali in Liguria.
Un altro grande successo della giunta totiana è stato quello dell’avviamento, solamente nel 2020, della parte finale del progetto dello scolmatore del torrente Bisagno, responsabile delle devastanti alluvioni che hanno caratterizzato il capoluogo ligure, che sembra finalmente rappresentare una soluzione duratura al dissesto idrogeologico causato soprattutto dalla sovracementificazione dell’entroterra della regione.
Parimenti, Toti è riuscito a pubblicizzare la gestione dell’emergenza sanitaria come un grande successo, nonostante i numeri tendano quantomeno a far sorgere qualche dubbio. Infatti, a fronte di un numero abbastanza esiguo di contagi (circa 11.000 dall’inizio della pandemia) e un numero piuttosto limitato di decessi (circa 1500), sono stati in molti a sottolineare come la Liguria mostrasse un indice Rt tra i più alti d’Italia, un dato che avrebbe dovuto scatenare una risposta ben più forte, anche a causa degli strettissimi collegamenti con Piemonte e Lombardia che avrebbero dovuto in teoria alzare il livello di allerta. Eppure il numero di tamponi effettuati (circa 200.000) non appare in linea con le altre regioni settentrionali, e alcune iniziative come quella della nave ospedale nel porto di Genova sono state viste più come occasioni di campagna elettorale che reali risposte al rischio virale.
Nonostante le affermazioni del Presidente in difesa del suo operato nel gestire la pandemia, molti in Liguria mettono in discussione l’attendibilità dei dati forniti dal Palazzo della Regione. Considerando anche l’età media della popolazione ligure, la più alta del Paese, sono in molti a parlare di pericolo “scampato”, piuttosto che “superato”.
Elezioni regionali in Liguria 2020: Gli sfidanti
Di fronte alla comunque probabilissima rielezione di Toti, la Liguria rappresenta un unicum nel paese, essendo l’unica regione che presenta una lista congiunta PD-M5S.
A capo di questa è stato candidato Ferruccio Sansa, giornalista del Fatto Quotidiano che rappresenta forse l’esempio perfetto di quanto delicati e complessi possano essere gli equilibri tra i due principali partner di governo.
Sansa è infatti storicamente inviso a Luigi di Maio, che ne osteggiava inizialmente la candidatura. A preferirlo rispetto ad altri potenziali candidati è stato però il vicesegretario del PD Andrea Orlando, ligure, che ha insistito e infine strappato la candidatura di Sansa. La conseguenza di questa scelta avrebbe però causato la totale assenza di supporto partitico alla candidatura di Sansa da parte del M5S, che lo ha privato di ogni tipo di presenza pentastellata agli eventi organizzati dal candidato, endorsement espliciti e supporto social.
Molti quindi, soprattutto in aria PD e vista anche la predominanza di Toti nei sondaggi, accusano il MoVimento di stare affidando a Sansa una missione nella cui riuscita nessuno tra i pentastellati ha realmente mai creduto.
Tra gli esclusi dalla scelta di Orlando di candidare Sansa alle regionali in Liguria, figura il preside della facoltà di Ingegneria Aristide Massardo, che ha quindi deciso di perseguire la presidenza come candidato sostenuto da Italia Viva, PSI, +Europa. Da segnalare come Massardo sia candidato unicamente alla Presidenza, non al consiglio regionale. Qualora non figurasse nei primi due candidati per preferenze, pertanto, egli non farà parte della giunta eletta.
I temi fondamentali dell’elezione e la legge elettorale
Alla base del dibattito che si è creato tra i contendenti alle regionali in Liguria si trova quello dell’identità economica della regione. Geograficamente isolata dal resto del Paese e con infrastrutture deficitarie (come dimostrato dal crollo del ponte Morandi, ma anche del più recente scandalo delle congestioni del traffico autostradale per via di lavori di manutenzione), gli elettori liguri chiedono risposte soprattutto su questo fronte.
I grandi progetti ministeriali ideati per facilitare le comunicazioni, come la Gronda o il Terzo Valico, restano in attesa da anni per via di interessi politici o mancanza di fondi. Un altro grande tema, caro soprattutto agli abitanti del capoluogo, è la salvaguardia dell’identità economica genovese, basata sul commercio, in risposta ai processi di ridimensionamento che ha subito l’attività portuale. La speranza è quella di scongiurare il passaggio dell’economia genovese e ligure a una predominanza del terziario avanzato e del turismo.
Il controverso ma allettante progetto cinese della Nuova Via della Seta potrebbe quindi rappresentare per la città e la regione l’ultima possibilità di salvaguardare la loro identità economica, anche di fronte a uno dei cali demografici più forti del paese, soprattutto nel capoluogo che conta oggi più di 200.000 abitanti in meno rispetto agli anni ‘90. Per ultimi, i temi della sicurezza delle infrastrutture e quello della lotta al dissesto idrogeologico rappresentano sicuramente altri temi cari agli elettori liguri, memori per ultimo anche del crollo del viadotto provinciale della vicina Aulla, datato 8 aprile, e registratosi miracolosamente senza vittime.
Per quanto riguarda la legge elettorale, alle elezioni regionali in Liguria si vota dal 1995 in un unico turno a maggioranza relativa. E’ quindi sufficiente ottenere un voto in più del secondo candidato più votato per ottenere la presidenza. I 30 seggi si assegnano per l’80% con un sistema proporzionale dove si esprimono le preferenze per i candidati consiglieri. Il restante 20% dei seggi sono assegnati in maniera variabile: come premio di maggioranza se il candidato vincitore ha ottenuto meno di 18 seggi, oppure ripartito tra le liste non collegate al candidato vincitore se ha ottenuto più di 18 seggi.