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La sfera di influenza dell’Iran in Medio Oriente

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Nei giorni che hanno seguito l’assassinio di Qasem Soleimani, generale iraniano a capo dell’unità Quds delle Guardie della Rivoluzione, si è parlato molto del suo ruolo nel plasmare la sfera d’influenza iraniana nella regione. Infatti, le forze speciali Quds sono incaricate di coltivare relazioni con forze extraterritoriali e, durante gli ultimi vent’anni, per capire la politica di espansione militare dell’Iran bisogna guardare soprattutto alle attività di Soleimani. Dopo essere diventato comandante delle Forze Quds alla fine degli anni ’90, il generale è infatti stato tra i protagonisti delle vicende mediorientali, riuscendo ad espandere l’area d’influenza del Paese (la cosiddetta “mezzaluna sciita“) come mai prima. Ma quali sono i paesi e le organizzazioni che gravitano intorno alla potenza sciita?

Il Libano ed Hezbollah

La storia del Libano dagli anni ’80 in poi è anche, in parte, la storia di Hezbollah. La milizia degli sciiti libanesi fu fondata, in seguito all’occupazione israeliana del Libano del Sud, da seguaci della Rivoluzione Islamica dell’Ayatollah Khomeini. Da allora è diventata, anche grazie all’aiuto delle Forze Quds, una delle milizie più disciplinate e ben armate della regione, superando in potenza militare addirittura l’esercito regolare del Libano. Hezbollah si è guadagnato il favore della popolazione grazie alla sua opposizione ad Israele e dagli anni ’90 ha espanso le sue attività alla lotta politica, diventando nelle elezioni del 2018 il primo partito per numero di voti. Dal 2005 partecipa inoltre al governo, riuscendo a esercitare un’enorme influenza sullo stato libanese grazie alla quale è riuscita a mantenere la propria milizia e una rete di telecomunicazioni al sicuro dai tentativi di espropriazione da parte del governo. Hezbollah ha, inoltre, recentemente iniziato a proiettare il proprio potere all’infuori del Libano, mandando truppe in supporto del regime di Assad in Siria e degli Huthi in Yemen, oltre che del governo iracheno contro la minaccia dell’ISIS.

La Siria di Assad

Il regime siriano guidato dalla famiglia Assad è stata un alleato della Repubblica Islamica fin dalla sua nascita nel 1979. Infatti, la Siria è vista da Teheran come un fondamentale punto di passaggio all’interno del suo “corridoio mediterraneo” che dalle montagne della Persia arriva fino al Libano. Inoltre, il fatto che la famiglia di Bashar al-Assad guidi un governo in cui la minoranza alawita (una setta religiosa considerata vicino allo sciismo) detiene il potere in contrapposizione alla maggioranza sunnita del paese è visto come un utile salvaguardia contro l’influenza del grande rivale saudita. Questa tradizionale alleanza è diventata ancora più solida con l’avvento della guerra civile siriana nel 2011. Durante la guerra le Guardie della Rivoluzione hanno dato al governo Assad supporto logistico, tecnico e finanziario, oltre all’invio di ufficiali (tra cui lo stesso Soleimani) per provvedere all’addestramento dell’esercito regolare e delle milizie nate in supporto del governo. Gli USA hanno, inoltre, accusato l’Iran di aver mandato fino a 2000 soldati impegnati in operazioni di combattimento, ma l’accusa è stata respinta dai vertici iraniani.

L’Iraq post-Saddam

L’Iraq è un alleato fondamentale per l’Iran. Dopo che l’intervento USA ha spodestato il regime di Saddam Hussein (grande rivale dell’Iran, contro cui ha pure combattuto una lunga sanguinosa guerra) nel 2003, l’Iran si è imposto come potenza egemonica nel Paese, in gran parte grazie al lavoro sul campo di Soleimani. Infatti, negli ultimi 10 anni l’influenza iraniana sul vicino arabo si è fatta sempre più forte, arrivando a controllare i vertici del potere militare e politico, tra cui l’attuale primo ministro Adil Mahdi. Questo livello di controllo è necessario all’Iran per poter mantenere il “corridoio mediterraneo” fino al Libano intatto, con accuse di aver applicato pressioni sul ministero dei trasporti del precedente governo per permettere agli aerei iraniani pieni di rifornimenti per Assad e Hezbollah di arrivare fino in Siria. Anche in questo caso i recenti sconvolgimenti nella regione hanno significato un avvicinamento dei due Paesi. Infatti, durante la guerra civile, che ha visto il governo iracheno combattere la forza distruttiva dell’ISIS, l’Iran ha addestrato ed armato numerosi gruppi di guerriglieri sciiti, tra cui Kata’ib Hezbollah, una delle organizzazioni che ha guidato il recente attacco all’ambasciata americana di Baghdad. Queste milizie si sono unite nel 2014 per creare le Forze di Mobilitazione Popolare e, nel 2018, sono diventate parte ufficiale dell’esercito dell’Iraq dove esercitano un grande livello di influenza.

Lo Yemen degli Huthi

Questa fazione, emersa durante gli anni ’90, ma diventata celebre nei media occidentali solo grazie al suo coinvolgimento nella recente guerra civile in Yemen, è l’ultima ad entrare nel novero dei proxy iraniani. Infatti, in seguito all’entrata in guerra di una coalizione guidata dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti, l’Iran ha iniziato a dare sempre maggiore supporto agli Huthi. Questo si tratta senza dubbio di un tentativo di intrappolare i rivali Sauditi in una guerra senza via d’uscita o, come già la guerra i Yemen è stata definita, nel “Vietnam arabo“. Si deve però tenere in considerazione che, nonostante la vicinanza ideologica e religiosa degli Huthi al regime iraniano (gli Huthi aderiscono per la stragrande maggioranza ad una branca dello sciismo), essi sono considerati relativamente indipendenti dal regime di Teheran, a cui sono legati principalmente dalla comune rivalità nei confronti dell’Arabia Saudita.

Giovanni Simioni
Nato nel 1999 a Milano e da sempre interessato alla politica, studio Scienze Politiche all’Università Bocconi. Sono entrato in OriPo per avere una scusa per studiare in maniera approfondita ciò che prima era solo una passione da perseguire nel tempo libero.

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