Per capire le cause di queste stragi bisogna guardare agli interessi che Marocco e Spagna, le due forze direttamente coinvolte ma non le uniche, hanno nel partecipare a questo gioco politico che spesso vede interrotte vite umane.
Il conflitto dimenticato del Sahara Occidentale
L’afflusso di migranti nel 2021 è la conseguenza degli accordi tra Spagna, ovvero l’Unione Europea, e Marocco. L’apertura della frontiera di Ceuta è stata vista, infatti, come una rappresaglia di Rabat dopo la decisione della Spagna di fornire cure mediche al leader del movimento indipendentista del Sahara occidentale, Brahim Ghali, tornato in Algeria a giugno dopo aver trascorso più di un mese in ospedale in Spagna. La crisi dei rifugiati in Spagna è strettamente legata alla storia del conflitto nel Sahara Occidentale, combattuto da più di 40 anni tra le forze marocchine e quelle del Fronte Polisario.
Nonostante le Nazioni Unite e la Corte Internazionale di Giustizia abbiano riconosciuto già negli anni ‘60 il diritto di autodeterminazione della popolazione Saharawi, il Marocco fin dal ‘75 ha iniziato a occupare i territori, costringendo la popolazione locale a scappare verso l’Algeria. Inoltre, nel 1982 il Marocco ha avviato la costruzione di un muro lungo quasi 2.700 km per impedire ai rifugiati Saharawi di riconquistare i territori e sfruttare le risorse naturali, quali petrolio, minerali e la pesca nelle coste oceaniche. Nel 1991 viene accordato un cessate al fuoco tra Marocco e il Polisario per il dispiegamento della Missione delle Nazioni Unite, Minurso, che doveva portare le parti a indire un referendum sull’autonomia della popolazione. Ma questa tregua non è mai stata rispettata e il referendum non si è mai svolto. Il Sahara Occidentale, oggi, è iscritto nella lista dei territori non autonomi stabilita dalla IV Commissione dell’Assemblea Generale dell’ONU.
Oggi il Polisario è noto soprattutto per la guerra nei confronti del Marocco, ma anche per la gestione dei campi profughi di Tindouf, città algerina nel sud del Paese dove si trovano i rifugiati Saharawi e dove il movimento ha fissato la sua sede.
La crisi migratoria in Spagna
I rifugiati Saharawi sono sfollati da 45 anni. La maggior parte dei 173.600 rifugiati che vivono nei campi algerini di Tindouf non hanno conosciuto un’altra vita. Tindouf è composto da cinque campi che prendono il nome dalle città del Sahara occidentale: Bojador, Dajla, El Aaiún, Auserd e Smara, e si trovano in pieno deserto algerino. Le difficili condizioni climatiche della zona, caratterizzata da temperature estreme, piogge torrenziali occasionali e forti venti che causano tempeste di sabbia, rendono molto difficile la pratica dell’agricoltura e limitano le possibilità di autonomia produttiva. Di conseguenza, vi è una forte dipendenza dagli aiuti umanitari.
Secondo l’OIM, Organizzazione Internazionale Migrazioni, nel 2020 in Europa sono arrivati più di 99.000 migranti irregolari, meno rispetto agli anni precedenti. Solo nel 2016, infatti, ne erano arrivati più di 300.000. L’86% di questi 99.000 sono passati dal mare, in particolare: il 42% in Spagna, 34% in Italia, 15% in Grecia, 3% in Bulgaria e 2% nell’isola di Malta. Il rapporto dei decessi rispetto agli arrivi è rimasto su livelli simili, essendo di 1,6 ogni 100 arrivi nel 2020 contro 1,8 ogni 100 arrivi nel 2019. Si parla di almeno mille persone decedute l’anno.
Il nuovo patto europeo su migrazione e asilo e la crisi migratoria
Nonostante un tempo alcuni saharawi avessero la cittadinanza spagnola, oggi la maggior parte della popolazione non ha nazionalità, ovvero è considerata dalla comunità internazionale “apolide” e vive nei campi di Tindouf.
La situazione dei rifugiati Saharawi rientra nel più ampio discorso della crisi migratoria in Spagna e in generale nei Paesi dell’Unione Europea che si affacciano sul Mediterraneao. D’altra parte, gli argomenti trascendono il caso particolare di una popolazione, mettendo in discussione concetti più ampi come quelli di rifugiati o apolidi, nonché i requisiti indispensabili per raggiungere uno status o l’altro. L’Unione Europea ha recentemente pubblicato un pacchetto di norme volte a creare un quadro umanitario comune per tutti i Paesi europei nel trattamento dei richiedenti asilo che si sovrappone alle convenzioni di Ginevra e di New York sui rifugiati e gli apolidi.
Solo a giugno di quest’anno, però, il consiglio dei Ministri degli interni europei ha trovato un accordo politico sul sistema di asilo dell’UE, che rientra nel nuovo Patto di Migrazione e Asilo proposto nel 2020. In tale quadro si colloca l’accordo firmato a maggio dell’anno scorso dal Consiglio dei ministri spagnolo riguardo una concessione di 30 milioni di euro per aiutare il governo marocchino a controllare le proprie frontiere dall’immigrazione irregolare.
Le tensioni nella regione del Sahara Occidentale
L’impasse della situazione nella regione del Sahara Occidentale non solo porta a occasionali scontri tra le due parti in conflitto, ma anche a problemi politici. Ad agosto 2021, le tensioni tra Marocco e Algeria hanno portato alla rottura dei rapporti diplomatici e una delle ragioni sta proprio nella mancata risoluzione del conflitto. Per evitare un’escalation degli scontri, sia interni che tra Paesi vicini, è quindi necessario portare avanti gli interventi delle Nazioni Unite a livello politico e garantire al Sahara Occidentale il referendum promesso sull’autodeterminazione.