Le elezioni regionali in Valle d’Aosta 2020: digressione storica
Sono elezioni anticipate le regionali in Valle d’Aosta. A metà legislatura, è tutto da rifare. E si tratta di una legislatura, questa iniziata nel 2018, non particolarmente serena: tre i presidenti incaricati in due anni. Passano poco più di 100 giorni dall’elezione di Nicoletta Spelgatti (Lega VdA) il 27 giugno 2018, quando in dicembre c’è un capovolgimento di fronte. La Spelgatti viene infatti sfiduciata costruttivamente e conseguentemente decade dal suo incarico. Il governo della regione passa allora nelle mani del centro-sinistra, che esprime Antonio Fosson come presidente. Ma anche l’incarico di Fosson non è destinato a durare a lungo: dopo un anno il presidente viene raggiunto da un avviso di garanzia per scambio elettorale politico-mafioso. Rassegnate le dimissioni, la carica viene affidata ad interim al vicepresidente della giunta regionale, Renzo Testolin.
In una regione dove la causa autonomista è storicamente sentita, sin dalle prime elezioni del 1949, protagonista indiscussa della scena politica valdostana è Union Valdôtaine. Di ispirazione autonomista e di stampo centrista, Uv ha conquistato il più alto numero di seggi, ovvero è stata la forza politica più rappresentata in Consiglio, in dieci delle quindici legislature susseguitesi. Negli anni la contesa per la presidenza della regione si è sempre giocata tra Union Valdôtaine e Democrazia Cristiana e comunque, anche quando è stata la Dc a prevalere, l’appoggio di Uv è stato fondamentale per costruire maggioranze in Consiglio.
Ecco perchè l’elezione della Spelgatti nel 2018 ha fatto scalpore: per la seconda volta in settant’anni – era successo solo tra 1970 e 1974, dove a trionfare erano stati i popolari – una forza estranea a Dc e Uv ha espresso il presidente della regione Valle d’Aosta. All’ultima elezione Lega VdA e Union Valdôtaine si sono trovate con lo stesso numero di consiglieri (7): ma è da notare come la Lega non avesse ottenuto alcun seggio alle elezioni precedenti, contrariamente ai 13 conquistati da Uv. La Lega conosce poi un’ascesa inaspettata alle europee 2019: è la prima lista al 37% dei consensi, più del doppio dei voti del Pd, secondo con il 16%. Malgrado questo exploit, la situazione politica oggi potrebbe però essere mutata: in febbraio 2020, il 58% degli intervistati per conto di Confcommercio Valle d’Aosta dichiara infatti che alla nuova consultazione regionale non confermerebbe il voto espresso nel 2018.
Il governatore uscente, Antonio Fosson
Quando viene votata a maggioranza la sfiducia costruttiva alla Spelgatti, la presidenza della regione viene affidata all’allora presidente del Consiglio regionale, Antonio Fosson. Personaggio molto noto nella politica valdostana, Fosson ha ricoperto diverse cariche istituzionali nella sua carriera politica. Milita nell’Union Valdôtaine e quando nel 2003 si insedia una giunta composta da Uv e Gauche Valdotaine (i Ds valdostani) è assessore alla sanità, salute e politiche sociali. Prima di essere nuovamente incaricato a questo assessorato tra il 2013 e il 2016, nel 2008 è eletto senatore nella XVI legislatura con la lista Vallée d’Aoste (Uv e Stella Alpina). Concluso il mandato parlamentare, Fosson fa ritorno in Valle d’Aosta e nel 2016 fuoriesce da Uv e fonda un suo movimento “Pour Notre Vallée”. In lista comune con Stella Alpina si ripresenta alle elezioni regionali del 2018 e viene eletto prima consigliere, poi presidente del Consiglio della Valle e, in dicembre 2018, dopo aver collaborato insieme alle altre forze autonomiste al progetto di sfiducia alla Spelgatti, sale alla presidenza della regione. L’inchiesta che ha coinvolto Fosson per scambio di voto ha alimentato un’insofferenza diffusa verso le formazioni politiche tradizionali valdostane, percepite alla stregua di una casta, ininterrottamente al governo della regione. Una sfiducia, questa che colpisce in particolar modo l’Union Valdôtaine, che non è nuova, ma piuttosto il risultato di politiche e di governi controversi: uno su tutti, sicuramente quello dell’ex presidente Augusto Rollandin (Uv), non a caso anche detto “l’empereur” (l’imperatore), più volte indagato e nel marzo scorso condannato a 4 anni e 6 mesi per corruzione.
Le elezioni regionali in Valle d’Aosta 2020: Gli sfidanti
Non sorprenderà a questo punto sapere che Union Valdôtaine si presenta all’elezione con una lista incompleta: sono solo 23 i candidati per i 35 seggi dietro al grido di “Meglio pochi ma buoni”. Dal partito spiegano poi che “il tempo dell’utilizzo dell’Union Valdôtaine come comitato elettorale è finito […] e che non abbiamo acconsentito […] a usare la nostra lista per candidature personali. Il motto della campagna è infatti: “Les gens passent, l’Union reste”.
Sono undici le altre liste in corsa per i seggi di piazza Deffeyes. A cavalcare l’onda dell’instabilità politica a seguito dei turbolenti sviluppi giudiziari sono soprattutto Lega VdA e Cinque Stelle. I leghisti ripresentano anche il nome della Spelgatti, rivendicando di aver detto no al “corrotto sistema valdostano, […] a costo di passare all’opposizione”. Per i pentastellati il motto è “coerenza, trasparenza e legalità” e l’obiettivo resta quello di imporsi con maggiore forza politica all’interno del Consiglio (4 i seggi conquistati all’ultima elezione). Forza Italia e Fratelli d’Italia si presentano insieme con la lista “Centrodestra Valle d’Aosta”: grande assente la Lega, che sceglie di correre da sola. Se da un lato c’è rammarico in casa centrodestra per essersi divisi – anche considerando gli scarsi risultati ottenuti dal 2013 in avanti da FI e Fdi – dall’altro, il centro-sinistra è unito dal “Progetto Civico Progressista”: Rete Civica, Partito Democratico, Europa Verde, Possibile e Area Democratica-Gauche Autonomiste corrono insieme per essere l’alternativa.
Da considerare è la possibilità che le restanti liste indipendenti possano rappresentare l’ago della bilancia una volta eletto il Consiglio: se Alliance Valdôtaine-Stella Alpina-Italia Viva, VdAlibra-Partito Animalista Italiano, Rinascimento Valle d’Aosta, Pays d’Aoste Souverain, Pour l’Autonomie, Valle d’Aosta Futura o Vallée d’Aoste Unie (Mouv’ e Vallée d’Aoste Ensemble) dovessero conquistare qualche seggio, in gioco potrebbero esserci gli equilibri di maggioranza, e dunque la governabilità, della regione.
I temi fondamentali dell’elezione e legge elettorale
Il grande tema del confronto politico in Valle d’Aosta resta l’autonomia della regione. Anche definita “questione valdostana”, la rivendicazione si afferma già negli anni della Resistenza nazifascista. Qui, nella lotta di liberazione valdostana, contrastare il nazifascismo significa anche battersi per restituire ai valdostani le forme di autogoverno e di autonomia soppresse. Questo è il motivo per cui la liberazione della Valle d’Aosta avviene in un contesto politico-militare molto complesso e composito: scontro tra esercito francese, partigiani e Alleati, ma anche scontro tra autonomisti, sostenitori di una Valle d’Aosta autonoma ma parte dello Stato italiano, ed annessionisti, che reclamano l’annessione alla Francia. Sulla delicatissima questione autonomismo-annessionismo, con l’intervento della comunità internazionale all’indomani della liberazione, tramontano i sogni separatisti. Per la Valle d’Aosta si apre così il lungo confronto con lo Stato italiano per ottenere l’autonomia promessa nel corso della lotta di liberazione. Il compromesso finale è lo Statuto speciale del 1948, lo stesso che secondo la giunta regionale di allora “non accoglie in modo soddisfacente le rivendicazioni del popolo valdostano”.
Spiegati i motivi storici per cui la questione valdostana continua ad essere attuale nel 2020, si apre una campagna elettorale di prospettive sul tema.
Da un lato, c’è chi sostiene un’autonomia non nostalgica, aperta ed inclusiva; dall’altro, chi presenta progetti di vero e proprio indipendentismo. Eppure, malgrado l’autonomia sia il punto di riferimento di tutti, il prezzo si sta rivelando molto alto per la regione negli anni. Ombre di voto di scambio e indagini per infiltrazioni mafiose a parte, gli scandali di malagestione come Casinò de la Vallée – più di 134 milioni di perdita in 13 anni, più di 25.000€ al giorno – o Air Vallée – una vicenda simil-Alitalia – o ancora i costi spropositati di una macchina amministrativa pubblica esageratamente numerosa – 14 mila posti, tra uffici regionali e statali, in rapporto 1 a 9 con la popolazione di tutta la Valle d’Aosta – sono, solo per citarne alcuni, indicativi di una vera e propria emorragia economica in atto.
Le altre sfide tipicamente regionali riguardano sanità e turismo, inquadrate soprattutto in ottica post-Covid. Sulla sanità, anche per la Valle d’Aosta il vero obiettivo è il potenziamento della medicina territoriale. Per l’economia della regione, si cercano nuove soluzioni per rilanciare la “Green Valley”, ovvero la Valle d’Aosta dell’agricoltura e del turismo, per competere in un mondo globalizzato, con un’attenzione rinnovata alla sostenibilità ambientale.
In merito al meccanismo elettorale, il Consiglio della Valle è composto da 35 consiglieri, eletti in un collegio elettorale unico con un sistema proporzionale a turno unico. Sono poi previste due soglie di sbarramento per evitare l’eccessiva frammentazione in Consiglio. Vengono escluse dall’assegnazione dei seggi tutte le liste che non abbiano raggiunto un numero di voti pari almeno al quoziente elettorale, che viene calcolato come rapporto tra totale dei voti validi espressi e numero di seggi in palio. Si procede poi a eliminare anche le liste che non abbiano ottenuto il numero minimo di voti per concorrere all’attribuzione di due seggi. Se una lista ottiene almeno il 42% dei voti validamente espressi, le viene assegnato un premio di maggioranza di 21 seggi. Altrimenti, se nessuna lista raggiunge tale soglia, i seggi sono ripartiti secondo un proporzionale puro. Una volta composto il Consiglio regionale, sono i consiglieri a procedere all’elezione del presidente della regione e della giunta regionale.