Il PISA è considerato la più grande indagine internazionale nel campo dell’educazione. Viene promosso ogni tre anni dall’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) con l’obiettivo di rilevare e valutare il livello di istruzione degli adolescenti. In questa edizione, il test è stato sottoposto ad un campione di giovani studenti quindicenni proveniente da oltre 80 Paesi. I quesiti si dividono per categoria: una parte dedicata alla comprensione del testo, una alle abilità logico-matematiche ed una alle conoscenze scientifiche. Una volta raccolti ed elaborati i dati, vengono assegnati dei punteggi finali ad ogni Paese e si crea una classifica per categoria.
Ecco i risultati dell’ultimo PISA, pubblicati i primi giorni di dicembre.
Da bravi patrioti, andiamo subito a cercare l’Italia e magari rimaniamo anche un po’ delusi scoprendo che si posiziona un gradino sotto la performance media registrata dall’indagine, oltretutto molto più in basso rispetto ad altri Paesi europei.
Al di là delle posizioni in classifica, cosa ci può suggerire questo PISA 2018? Come funziona il sistema scolastico in Cina, la prima classificata? Quanto il suo successo è dovuto agli investimenti nell’istruzione pubblica?
Il sistema scolastico cinese
La Cina possiede il più esteso sistema scolastico al mondo, con oltre 260 milioni di studenti e 15 milioni di insegnanti (escludendo l’istruzione universitaria). Questa enorme macchina è quasi interamente gestita dalla pubblica amministrazione, ma in maniera molto decentralizzata. Infatti, viene in gran parte affidata alle autorità provinciali e distrettuali, mentre il Ministero dell’Istruzione si occupa principalmente di monitoraggio delle politiche locali e stanziamento di fondi.
Negli ultimi anni, il governo cinese ha destinato investimenti consistenti al sistema scolastico, affrontando uno dei principali problemi del Paese: il divario tra grandi città e campagne isolate e la necessità di garantire pari opportunità nell’accesso e nella qualità dell’educazione. Con i finanziamenti destinati a questo progetto, la scuola elementare viene ad oggi conseguita dal 99% degli studenti cinesi, mentre circa l’80% continua per gli studi secondari. Inoltre, anche il tasso di alfabetizzazione tra gli adulti ha registrato un notevole aumento, aumentando di 6 punti percentuali a partire dagli inizi del millennio per arrivare ad oltre il 96%.
In particolare, a partire dal 2005, gli interventi sono diventati sempre più mirati: a partire dalla riforma per i finanziamenti alla scuola obbligatoria nelle zone rurali, il Ministero ha iniziato a garantire fondi sicuri anche per le aree più isolate del Paese, ad assumere insegnanti più qualificati, migliorare le strutture scolastiche e fornire servizi migliori agli studenti. Questi provvedimenti, insieme ad altri, hanno non solo lo scopo di intervenire sulle condizioni delle zone rurali, ma anche di diminuire i flussi migratori dalle campagne alle città, fornendo un’alternativa valida anche a chi rimane nel distretto di provenienza.
Dal 2011 a questa parte, la spesa pubblica destinata all’istruzione è triplicata, arrivando nel 2018 a 3000 miliardi di yuan, ovvero circa 400 miliardi di euro.
Il sistema Hukou
Tuttavia, non mancano i problemi: in primis, il sistema hukou. Il sistema hukou, ovvero di registrazione familiare, consiste nell’assegnare uno status da cittadino urbano o rurale a seconda della famiglia e del territorio di provenienza. Questo status determina implicitamente anche le possibilità di accesso a determinati servizi, dall’assistenza sanitaria, alle pensioni fino, appunto, all’istruzione. Usato principalmente come strumento di monitoraggio della migrazione interna, l’hukou non permette ai figli dei migranti delle zone rurali di accedere al sistema scolastico una volta arrivati in città con le proprie famiglie. Per questo motivo, oltre 60 milioni di bambini vengono lasciati nei piccoli villaggi d’origine, mentre i genitori si spostano nelle megalopoli alla ricerca di un lavoro. Quelli che seguono le famiglie in città si ritrovano a vivere ai margini della società, in quanto sforniti dello status di cittadini urbani e dei relativi diritti, tra cui avere accesso all’educazione nelle scuole della città. Nonostante la gravità del fenomeno, nessun segno di miglioramento o di intervento del governo cinese è all’orizzonte.
Un sistema ultra-competitivo
In Cina, se sei uno studente tutto quello che conta sono i voti che prendi agli esami. Infatti, i punteggi sono essenziali per accedere ai livelli superiori di istruzione e il sistema educativo è fortemente orientato sulla performance ai test. Per accedere all’università, è necessario superare un esame di ammissione ultra-competitivo, il gaokao, per cui gli studenti cinesi si preparano per anni. Il gaokao è anche considerato uno dei test più difficili del mondo: se volete provare a rispondere a qualche quesito, ne trovate alcuni qui.
La competizione e l’ansia per gli esami tuttavia si accendono molto prima delle scuole superiori: secondo un sondaggio di Weibo, social network cinese, per poter tenere il passo dei programmi scolastici e della performance media degli studenti, oltre il 40% dei genitori si sente obbligato a mandare i propri figli a classi di approfondimento nel dopo-scuola e di assumere tutor personali per seguirli. Per questo, circa il 60% dei bambini tra i 3 e 15 anni viene affiancato da un insegnante privato. Queste lezioni extra-scolastiche hanno un costo medio per studente di circa 9,200 yuan (1300 dollari) all’anno. Inoltre, questa pressione generata dalla competizione comporta stati d’ ansia e stress sin dagli anni delle elementari.
L’addestramento militare obbligatorio
Forse non tutti sanno che l’addestramento militare in Cina è obbligatorio per tutti gli studenti universitari. Infatti, durante l’estate tra la fine delle scuole superiori e l’inizio dell’anno accademico, le future matricole, senza distinzione di genere, vengono iscritte a campi d’addestramento militare per la durata di circa due settimane. Durante questo periodo, devono superare prove fisiche e prove di teoria, senza le quali viene negato l’accesso agli studi universitari.
Le criticità dell’istruzione in Cina dunque sono abbastanza diverse da quelle a cui siamo abituati. Non sono problemi legati alla mancanza di fondi da destinare all’educazione, ma piuttosto problemi che riguardano le pari opportunità e le pressioni personali e sociali generate dallo stesso sistema scolastico.