fbpx

INDIPENDENTI, COSTRUTTIVI, ACCESSIBILI

Home Mondo Africa e Medio Oriente Tutti i partiti islamici in Europa

Tutti i partiti islamici in Europa

Tempo di lettura stimato: 9 min.

-

Dagli anni ’80 del secolo scorso, l’Islam è entrato a pieno titolo nella sfera sociale e nello spazio pubblico europeo portando alla formazione di partiti islamici. Quella che all’inizio era una presenza frutto di scelte migratorie individuali, è diventato nel tempo un fenomeno sociale che ha coinvolto la quasi totalità dei paesi europei. Oggi, i musulmani rappresentano un elemento costitutivo dell’architettura demografica del Vecchio Continente. 

Secondo il rapporto “Europe’s growing Muslim Population” del Pew Research Center, la popolazione musulmana nei paesi europei, nel 2016 era pari a 25,8 milioni. In un potenziale scenario di elevata immigrazione potrebbe però superare i 75 milioni entro il 2050. La causa dell’aumento dei flussi migratori risiede principalmente nell’intensificarsi del conflitto in Siria. I paesi europei che ospitano il maggior numero di individui musulmani sono: Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Svezia, Spagna, Olanda e Belgio.  

La crescente presenza della componente musulmana all’interno della società europea, ha portato all’aumento del loro coinvolgimento nei processi decisionali di governance delle società ospitanti, prassi che nel tempo è diventata uno strumento essenziale di integrazione. L’attivismo di queste comunità si concretizza soprattutto a livello locale e sul piano associativo, attraverso l’istituzione di fondazioni, associazioni culturali o scuole coraniche, più o meno legate alle correnti transnazionali dell’Islam. 

Oggi, la religione islamica presenta una leadership globalizzata, distinta in due diversi profili: una leadership fondamentalista da un lato (espressione per esempio dei Fratelli Musulmani) che insiste sull’Islam come codice morale e dottrina politica, e dall’altro una leadership cosmopolita, che si pone l’obiettivo di un incontro tra l’Islam e la cultura europea. Negli anni, la volontà di partecipazione politica dei musulmani europei è stata incanalata da numerosi partiti favorevoli ad una maggiore presenza della religione islamica nella vita pubblica del paese di insediamento. 

Caratteristiche dei partiti islamici

Le associazioni, gli enti e i partiti a matrice islamica si caratterizzano generalmente per la volontà di sostenere e incoraggiare azioni di cooperazione fra le comunità musulmane e lo Stato e adoperarsi per eliminare ogni forma di discriminazione e lavorare per una società più tollerante e maggiormente inclusiva. 

I partiti, nel caso olandese e francese, intendono raggiungere la parificazione delle scuole islamiche con quelle pubbliche e l’erogazione di corsi incentrati sull’insegnamento del Corano in lingua araba. Entrambi, tra le loro priorità, inseriscono le politiche ambientali, proponendo campagne di sensibilizzazione legate alla green economy e alla lotta all’inquinamento. Degno di nota è il caso del partito belga ISLAM che si differenzia dagli altri per alcune richieste estremiste. Tra i loro obiettivi figurano l’introduzione della sharī‘a come fonte del diritto, la costituzione nel lungo periodo di uno stato islamico e l’introduzione della pena di morte. 

Italia 

In Italia i legami tra le comunità musulmane e lo Stato sono stati formalizzati soltanto nel 2017 con la firma del “Patto Nazionale per un Islam Italiano” grazie al lavoro di Hamza Piccardo, presidente dell’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche. Piccardo, ha inoltre recentemente lanciato un appello per la creazione di un partito islamico italiano con l’obiettivo di rappresentare i circa due milioni di musulmani presenti sul territorio italiano. 

Il primo esperimento di un partito islamico che potrebbe chiamarsi “Nuova Italia”, ha preso vita a Magenta, comune di 23mila abitanti della città metropolitana di Milano, con l’obiettivo di presentarsi alle elezioni comunali del 2022. L’idea nasce dalla volontà della comunità musulmana locale di costruire una moschea ed essere politicamente rappresentata.

Germania 

La Germania è il paese europeo che potrebbe raggiungere il più alto numero di popolazione musulmana entro il 2050. Sin dagli anni ‘70, l’immigrazione di manodopera turca ha contribuito alla nascita di una comunità musulmana sul territorio tedesco, ma dal 2015 la popolazione musulmana in Germania ha iniziato a crescere notevolmente ponendo con forza la questione relativa all’integrazione sociale.  

Alleanza per Innovazione e Giustizia, (Big) è il partito a matrice islamica tedesco. Alle ultime elezioni europee, all’interno della circoscrizione a prevalenza musulmana di Duisburg-Marxloh, il partito ha raggiunto il 35.71% delle preferenze doppiando i principali storici partiti tedeschi. 

Il Big si caratterizza per il profilo più moderato rispetto agli altri partiti islamici europei. Il suo programma presenta molteplici assonanze con il partito dei Verdi rimanendo però ben ancorato alle ideologie islamiche. Alla luce dei potenziali ritmi di crescita della popolazione musulmana, la Germania nel prossimo futuro, potrebbe essere il primo Stato europeo a doversi confrontare con una rappresentanza islamica a livello statale. 

Belgio

Il primo partito islamista belga, Noor, nasce nel 1999 con l’obiettivo difendere i valori tradizionali della religione islamica. Il movimento ottiene tuttavia un risultato elettorale di modesta portata sia alle elezioni legislative dello stesso anno (0,15%) sia alle elezioni del 2003 (0,14%). 

L’ insuccesso di Noor non scoraggia il suo fondatore Redouane Ahrouch, che nel 2012 decide di costituire un nuovo partito denominato ISLAM (acronimo per Integrità, Solidarietà, Libertà, Autenticità e Moralità), la cui peculiarità risiede nel suo radicamento all’interno della comunità sciita belga e negli stretti contatti con l’organizzazione mondiale di proselitismo sciita Ahl ul-Bayt

Nel 2012 ISLAM partecipa alle elezioni comunali e provinciali, ottenendo l’elezione di due suoi candidati. Tuttavia, è nell’aprile del 2018 che il partito si ritrova alla ribalta delle cronache nazionali: Ahrouch, in piena campagna elettorale, suggerisce di separare uomini e donne sui mezzi pubblici per proteggere queste ultime da possibili molestie. 

La proposta viene prontamente respinta in Parlamento dai quattro principali partiti francofoni. Non senza sollevare polemiche, il partito si ricandida alle elezioni municipali di ottobre dello stesso anno, ottenendo risultati molto simili alla tornata elettorale del 2012. Nonostante il parziale insuccesso, ISLAM è riuscito ad assicurarsi un consenso relativamente stabile all’interno delle comunità musulmane presenti nel paese. 

 Paesi Bassi

Il principale partito musulmano sunnita nei Paesi Bassi è Denk, fondato alla fine del 2014 da due deputati turco-olandesi espulsi dal Partito Laburista (PvdA), Tunahan Kuzu e Selçuk Öztürk. Il motivo delle loro dimissioni risiede nella divergenza di vedute legata alla politica d’integrazione dell’allora vice primo ministro del PvdA, Lodewijk Asscher. Denk, è entrato in Parlamento con il 2,1% dei consensi (assicurandosi 3 seggi) e conta su un forte sostegno della comunità marocchina (che costituisce il 2,33% della popolazione). Alle elezioni legislative del 2017 ad Amsterdam, il partito ha totalizzato il 7% di consensi, ma è nella regione di Nieu-West (quartiere di immigrati a prevalenza musulmana) che è riuscito a conquistare il 19% dei consensi. 

La comunità turco-olandese (2,37%) costituisce l’ala più forte del partito, come dimostrato dall’appartenenza di membri di partito all’organizzazione islamica Millî Görüs, (presente in tutta Europa per un totale di 500.000 membri). Questa organizzazione è ritenuta a tutti gli effetti uno strumento della politica propagandistica turca del Presidente Erdoğan con cui esercitare una forma di soft power nel Vecchio Continente. 

Il programma politico di Denk esalta i valori del multiculturalismo e dell’anti-razzismo, elementi volti alla costruzione di una società più giusta, tollerante e inclusiva. La principale forza di Denk, che ha permesso al partito di conquistare un discreto successo, è stata l’attenzione rivolta ai diritti dei rifugiati

Francia 

L’Unione dei Musulmani Democratici francesi (Umdf) è stata fondata nel 2012, da da Najib Azergui ed Emir Megharbi. L’Umdf, ha partecipato sia alle elezioni municipali del 2014, riuscendo a far eleggere un solo consigliere nel Comune di Bobigny, sia alle elezioni regionali dello stesso anno nell’Île-de-France, ottenendo un discreto successo. Nel 2019, l’Umdf ha candidato la propria lista “Un’Europa al servizio del popolo” alle elezioni europee, ottenendo lo 0,13% dei voti. 

Una percentuale complessiva che può sembrare poco rilevante, ma che in realtà evidenzia il successo elettorale all’interno di alcuni comuni e distretti a prevalenza musulmana, in cui l’Umdf ha toccato picchi del 15%. La forza politica del partito risiede nell’essersi proposto come collante tra la popolazione musulmana e le istituzioni governative, intercettando quella parte dell’elettorato che non si sente rappresentata dai partiti francesi. Il programma politico combina posizioni dei partiti di ispirazione religiosa con temi tipici dei partiti di sinistra. Per queste ragioni, condanna le politiche di austerità fiscale e vuole rilanciare la crescita economica promuovendo la finanza islamica

Tuttavia, altre proposte di stampo più religioso, come l’inserimento della lingua araba nelle scuole o l’aumento del numero di moschee sul territorio, preoccupa la politica francese che accusa il partito di tradire i valori laici del paese. L’Umdf è molto popolare fra i musulmani di seconda generazione e ciò potrebbe dipendere dalla pregressa incapacità degli istituti rappresentativi della comunità musulmana. Il Cfcm, per esempio, venne istituito nel 2003 con l’intento di offrire un riconoscimento ufficiale all’islam e un interlocutore allo Stato. Tuttavia, l’operato del Consiglio è stato più volte accusato per via della “gestione diplomatica” della religione islamica, condizionata da legami politici e economici con le nazioni straniere. Negli anni, queste accuse sono state rivolte anche ad altri enti, come la Grande Moschea di Parigi o  l’Uoif

La prima non ha mai nascosto le proprie relazioni con l’Algeria, mentre la seconda si ritiene vicina ai Fratelli Musulmani. Gli attori religiosi transnazionali e gli stessi governi musulmani svolgono un ruolo centrale nel finanziamento di moschee e centri culturali islamici, puntando ad accrescere la propria sfera d’influenza all’estero. Le ingenti donazioni alla Grande Moschea di Parigi, da parte dell’ONG Qatar Charity, sono stati recentemente al centro di un forte dibattito pubblico in Francia: l’ONG, secondo quanto sostenuto dagli analisti del Washington Institute for Near East Policy, è di fatto una fra le organizzazioni più attive nel sostegno di movimenti islamisti nel mondo, attraverso l’erogazione di finanziamenti mascherati da aiuti umanitari

Finanziamenti esteri ai partiti islamici europei

Gran Bretagna 

Numerose correnti religiose islamiche hanno trovato una propria dimensione socio-politica solo all’interno della Gran Bretagna, paese che fin dagli anni ’60 ha accolto diverse comunità musulmane provenienti principalmente dall’Asia meridionale e dal Medio OrienteSecondo i dati dell’Ufficio per le statistiche nazionali inglese, la popolazione musulmana ha superato quest’anno i tre milioni di individui e rappresenta il gruppo in più rapida crescita del paese. Tra le varie comunità, gli originari del subcontinente indiano sono i più numerosi. 

Oltre alla componente indo-pakistana, l’Islam in Gran Bretagna comprende al suo interno, seppur in termini minoritari, anche le comunità sciite e sunnite, una situazione anomala rispetto agli altri paesi europei, dove invece queste comunità risultano maggioritarie all’interno delle minoranze musulmane. In tale quadro, solamente l’islam sunnita è riuscito a ispirare la costituzione di un partito islamico in Gran Bretagna. 

Nel 1989 David Musa Pidcock fondò, il Partito islamico britannico (Ipb), con il sostegno di musulmani politicamente vicini agli ideali del Partito Laburista. L’Ipb si presentò alle elezioni generali del 1992, ma non riuscì a farsi eleggere in alcun seggio. Nel 2006 il partito, benché si fosse proposto di dare voce alle istanze politiche della comunità musulmana, si sciolse. 

Tuttavia, sono state le organizzazioni musulmane il vero centro di riferimento delle diverse comunità residenti in Gran Bretagna, poiché hanno costituito il primo tentativo concreto di offrire un interlocutore legittimo alle autorità nazionali britanniche. 

In tale quadro, fra le istituzioni più importanti è doveroso menzionare il Comitato d’azione per gli affari islamici del Regno Unito (UK Action Committee on Islamic Affairs, Ukacia), istituito nel 1988, con il preciso scopo di coordinare un’azione politica di protesta contro la pubblicazione del romanzo i “Versetti satanici” di Salman Rushdie e di riunire in unico organismo le diverse comunità musulmane.

Nel tempo, l’istituzione dell’ Ukacia ha posto le basi per la formazione di un altro ente, il Consiglio musulmano della Gran Bretagna (Muslim Council of Britain, Mcb). La nascita del Mcb era stata incoraggiata anche dal governo laburista, il quale riteneva indispensabile la formazione di un’organizzazione ufficiale musulmana, che fosse in grado di rappresentarla di fronte allo Stato. Oggi, il Consiglio raggruppa sotto la propria giurisdizione più di 500 tra moschee, associazioni educative, organizzazioni e istituzioni regionali e nazionali e si propone di valorizzare la specifica identità della popolazione musulmana residente nel paese e il suo status politico. 

Il Mcb costituisce una fra le organizzazioni maggiormente rappresentative delle comunità islamiche, insieme all’Associazione musulmana della Gran Bretagna (Muslim Association of Britain, Mab), ente molto attivo politicamente, come dimostrato dalle sue numerose campagne di denuncia contro i conflitti in Medio Oriente. 

Articolo scritto a quattro mani con Anthea Favoriti. 

 

Riccardo Gascohttps://orizzontipolitici.it
Nato a Torino e cresciuto ad Alba con una vena polemica e critica nel sangue. Ho studiato Scienze Diplomatiche ed Internazionali a Genova. La mia passione per il Paese della Mezzaluna (Turchia), mi ha portato nella Porta d'Oriente per scrivere la tesi. Al momento frequento un Master in International Relations and Diplomacy alla SOAS di Londra.

Commenta

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

3,900FansMi piace
29,200FollowerSegui
1,500FollowerSegui
1,000FollowerSegui