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Imamoğlu: chi è il Sindaco che ha sconfitto Erdoğan a Istanbul

Tempo di lettura stimato: 8 min.

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Uno sguardo al passato

L’attuale sindaco di Istanbul Ekrem Imamoğlu nasce nel 1970 nel villaggio di Cevizli a Trabzon, città della regione del Mar Nero famosa per le piantagioni da tè, nonché stessa regione da cui proviene la famiglia di Recep Tayyip Erdoğan. Imamoğlu trascorse i primi anni della sua vita sul Mar Nero dove si dedicò al raggiungimento del diploma. Nel 1987 la famiglia si trasferisce nella Porta d’Oriente dove Imamoğlu si laureò in Business Administration all’Università di Istanbul. Dopo aver già iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia conseguì un master in Human Resources Management. Una volta assunta la carica di amministratore delegato dell’azienda di famiglia si occupò di progetti di urbanizzazione e sviluppo di piani regolatori. L’esperienza gli permise di confrontarsi con molti problemi legati alla città e al suo sviluppo.

Imamoğlu, figlio di una famiglia imprenditrice e benestante, è cresciuto in un contesto più agiato rispetto ad Erdoğan che, per alcuni anni, si è dovuto confrontare con la vita di strada. Il diverso percorso di crescita, specialmente in Turchia dove l’origine e il passato assumono un peso rilevante in politica, potrebbe creare ad Imamoğlu alcuni problemi in termini di consenso nel caso di una candidatura a livello nazionale. 

In seguito all’esperienza lavorativa nell’azienda di famiglia, iniziò a nascere in lui una passione per la politica, intesa come “capacità di migliorare la vita dei cittadini”. Decise così di iscriversi al Partito Repubblicano del Popolo (Chp) nel 2009 e diventò membro della sezione di partito del distretto di Beylikdüzü. Dopo una proficua esperienza di 5 anni come direttore della sezione di partito del distretto decise di candidarsi alla carica di Sindaco del distretto.

Il 30 marzo 2014 venne così eletto Sindaco del distretto di Beylikdüzü (Istanbul) con il 50,44 percento dei voti sconfiggendo il candidato dell’Akp (il partito di Erdoğan) Yusuf Uzun. Durante il proprio mandato – tra il 2014 e il 2019 – Imamoğlu è stato in grado di attuare una serie di politiche su scala locale incentrate principalmente sul piano sociale ed infrastrutturale, attirando così l’attenzione dei media e della dirigenza del partito.  

Grazie all’ottimo lavoro svolto nel piccolo distretto alla periferia di Istanbul, nel 2018, Imamoğlu venne designato come il candidato sindaco del Chp per la Istanbul Buyukşehir. Al momento della candidatura, Imamoğlu, che non godeva ancora di grande popolarità, si trovò davanti ad una sfida particolarmente ardua. La città veniva infatti amministrata ininterrottamente da Erdoğan o da membri del suo partito dal 1994.

La Turchia verso le elezioni municipali del 2019

La Turchia che si appresta a votare alle elezioni municipali del Marzo 2019 è un Paese che sta attraversando una serie di criticità sia sul piano domestico che su quello internazionale e regionale. Proprio l’economia, storicamente uno dei principali punti di forza in grado di alimentare il consenso dell’Akp durante gli anni di governo, costituisce, a partire dall’estate del 2018, uno dei settori più fragili dell’agenda del Presidente Erdoğan. Nonostante gli sforzi da parte della Banca centrale siano riusciti ad arrestare la svalutazione della lira turca e a controllare l’inflazione (stabilizzata intorno al 20%), il quadro economico generale del paese rimane comunque molto preoccupante, in seguito al forte rallentamento della produzione industriale e all’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, che hanno suscitato un forte malcontento nella popolazione. Di fronte a questa situazione, le misure intraprese da parte del governo sembrano non avere una visione di lungo periodo, ma essere solamente orientate a tamponare la possibile diminuzione dei consensi in vista delle elezioni municipali. Durante la campagna elettorale sono stati calmierati i prezzi di beni di largo consumo nelle principali città e allestiti mercati pubblici  gestiti dal governo dove era possibile acquistare i principali beni alimentari ad un prezzo ribassato.

Mercati allestiti dal Governo vendono beni di prima necessità ad un prezzo calmierato. Photo credit: AFP

Dal punto di vista regionale, l’agenda mediorientale continua ad essere dominata dall’interminabile conflitto in Siria, dove le ambizioni turche non sembrano convergere con gli interessi degli altri grandi attori esterni Russia e Iran, anch’essi interessati a trarre vantaggio dal vuoto di potere che l’annunciato ritiro delle truppe statunitensi produrrà nel nord-est del paese. Inizialmente la paura suscitata dalle milizie curde (Ypg) situate lungo il confine ha permesso al Presidente di giovarsi della tipica dinamica rally’round the flag, che però con il passare del tempo ha iniziato a suscitare dubbi nella popolazione, soprattutto a causa degli ingenti fondi versati per sostenere lo sforzo bellico. Dal punto di vista internazionale, inoltre, pesano sul piano interno i turbolenti rapporti della Turchia con la Russia e gli USA.

La campagna elettorale e l’elezione a sindaco di Istanbul

Il percorso di Imamoğlu verso la leadership di Istanbul inizia nel Dicembre 2018 quando viene scelto dalla dirigenza del Chp come candidato sindaco in accordo con il Buon Partito (Iyi parti) guidato da Meral Aksener e il tacito supporto del Partito Democratico dei Popoli (Hdp).

In soli 112 giorni l’imponente squadra allestita per la gestione della campagna elettorale è riuscita a trasformare Imamoğlu da personaggio quasi sconosciuto ad un politico molto apprezzato dalla popolazione grazie anche ad un abilissimo uso dei social network, elemento inedito nello scenario politico turco.

Le sue prime mosse, inoltre, hanno chiaramente dimostrato un’innata propensione alla ricerca del compromesso. Nel gennaio 2019 si è recato ad Ankara per incontrare il Presidente Erdoğan mantenendo così la promessa di visitare tutti i precedenti sindaci di Istanbul per confrontarsi e chiedere consigli. In una dichiarazione alla stampa subito dopo l’incontro ha dichiarato di aver ascoltato aneddoti interessanti e di aver chiesto ad Erdoğan il suo voto ricevendo in cambio un sorriso dal sapore amaro. “Chiedo al presidente di lavorare insieme a noi. Questo è il nostro desiderio. C’è tanto da fare e siamo stanchi delle faide politiche“. La costante disponibilità al dialogo con le forze politiche di opposizione ha segnato una rottura degli schemi di chiusura e scontro della vecchia politica turca.

Ekrem Imamoğlu si rivolge agli elettori durante un comizio per la campagna elettorale. Photo credit: Dinamo Press

Subito in seguito all’annuncio della sua candidatura, Imamoğlu ha provato ad affermarsi tramite la creazione dell’immagine di politico moderato, inclusivo e desideroso di democrazia, intesa come elemento partecipativo. La teoria dell’amore radicale, teorizzata da Ateş İlyas Başsoy nel suo libro “The book of radical love”, è la teoria comunicativa alla base del suo linguaggio. Imamoğlu è riuscito a portare avanti il progetto, soprattutto in termini di linguaggio inclusivo e pacifico, intrapreso dal leader del Chp, Kemal Kilicdaroğlu, con la marcia della giustizia del 2017, riutilizzando in chiave elettorale lo slogan “Hak, Hukkuk, Adalet” (diritti, legge, giustizia) e aggiungendo inoltre il tema della trasparenza amministrativa, quasi sconosciuto in Turchia.

Una delle caratteristiche più peculiari ed interessanti del giovane leader che lo differenzia dalla maggior parte dei politici del Chp, è la sua dichiarata fede musulmana. Imamoğlu conosce perfettamente il Corano e lo sa anche recitare in lingua araba e non ne ha mai fatto un segreto. Nel periodo della campagna elettorale ogni venerdì (il giorno della preghiera più importante per i musulmani) si recava in moschea e rilasciava interviste all’uscita. A molti osservatori, l’atteggiamento ha ricordato e richiamato alcuni parallelismi con Erdoğan, il quale quando era sindaco di Istanbul adottava gli stessi comportamenti. La sua dichiarata fede musulmana ha permesso a molti elettori conservatori di avvicinarsi al Chp.

Le elezioni

Le elezioni municipali, fissate per il 31 Marzo 2019, si sono svolte in un clima particolarmente concitato. Se la vittoria di Mansur Yavas ad Ankara è avvenuta in modo abbastanza lineare, non si può dire lo stesso per quanto riguarda Istanbul. Infatti, dopo la rivelazione dei primi risultati parziali (in Turchia non sono previsti exit polls), la comunicazione da parte dell’agenzia di Stato Anadolu si è interrotta per ore. In un clima piuttosto caotico e incerto, Binali Yildirim (Candidato dell’Akp) rilasciava dichiarazioni alla stampa dichiarando di aver vinto le elezioni. D’altra parte, il leader del Chp, Kemal Kilicdaroğlu, affermava che a vincere le elezioni era stato il suo candidato Ekrem Imamoğlu.

Il risultato ufficiale, arrivato solamente il giorno dopo, proclamò la vittoria di Imamoğlu con un margine di poco più di 10mila voti su 8,5 milioni di votanti. L’Akp, ha sin da subito criticato il risultato denunciando brogli elettorali. Per il partito di governo, aver perso sia Ankara che Istanbul in un solo colpo risultava inaccettabile, e avrebbe potuto minare pesantemente la leadership di Erdoğan. L’AKP decise allora di presentare ricorso al Supremo Consiglio Elettorale (Ysk) facendo riferimento a presunte “gravi irregolarità” verificatesi all’interno dei seggi dove, secondo la versione ufficiale, alcuni rappresentanti di seggio non sarebbero stati scelti tra la categoria dei funzionari pubblici come previsto dalla legge.

Lo Ysk ha accolto il ricorso annunciando nuove elezioni per il 23 Giugno, suscitando sdegno e forti proteste da parte dell’opposizione che ha accusato il consiglio elettorale di essere fortemente manipolato. Chiedere a gran voce la ripetizione del voto ha significato sfidare una dimensione democratica che è ancora solida in Turchia ed è stata una mossa fatale per l’Akp. Sembra quasi che il potere logori chi lo abbia e non chi non ce l’ha. Il risultato delle elezioni del 23 giugno, invero, ha confermato con forza la vittoria di Imamoğlu con un margine di oltre 800mila voti nei confronti del suo avversario.

Elettori festeggiano per le strade di Istanbul dopo la notizia della vittoria di Ekrem Imamoğlu alle elezioni municipali del 2019. Photo credit: Lefteris Piarakis / AP

Il significato della seconda votazione è sicuramente più politico del primo, lo dimostra anche l’altissima affluenza che si è attestata intorno all’85 %. Il voto ha rappresentato qualcosa di più che la semplice elezione di un sindaco e non solo ha confermato con forza il precedente risultato elettorale, ma anche portato alla ribalta nazionale ed internazionale la figura Ekrem Imamoğlu. L’ampio numero di voti guadagnato dal Chp ha dimostrato come l’annullamento delle elezioni da parte dello Ysk, comunemente conosciuto dalla popolazione come un organo di governo, è stato interpretato come una forzatura antidemocratica. La risposta da parte dell’elettorato lo conferma.

La riconferma elettorale, insieme alla grande affluenza ha lanciato un messaggio in chiave internazionale dimostrando come in Turchia ancora regga una sorta di resilienza democratica.

 

Riccardo Gascohttps://orizzontipolitici.it
Nato a Torino e cresciuto ad Alba con una vena polemica e critica nel sangue. Ho studiato Scienze Diplomatiche ed Internazionali a Genova. La mia passione per il Paese della Mezzaluna (Turchia), mi ha portato nella Porta d'Oriente per scrivere la tesi. Al momento frequento un Master in International Relations and Diplomacy alla SOAS di Londra.

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