Cos’è la Flat Tax?
Il concetto di Flat Tax (in inglese, “tassa piatta”) si riferisce ad un modello fiscale dove vi è un’unica aliquota applicata a qualsiasi contribuente senza riferimento al proprio livello di reddito. Per questa sua caratteristica di essere un’imposta unica, senza molteplici aliquote e scaglioni, viene anche chiamata tassa unica. La tassa piatta prevede, per l’appunto, l’eliminazione delle aliquote Irpef, ovvero l’imposta sul reddito delle persone fisiche, sia residenti che non residenti, nello Stato italiano, e degli scaglioni di reddito, per attuare un’aliquota unica; inoltre, vengono rimossi gli elementi di progressività e il tasso percentuale di contributi da fornire alle casse statali non si modifica a seconda del reddito del singolo.
Adottare una forma di Flat Tax significa che qualsiasi persona, ed in teoria anche le imprese, dovrebbe pagare una tassa non basata sul reddito percepito e guadagnato, bensì in base ad una percentuale fissa. Un esempio pratico può meglio aiutare a comprenderne il funzionamento: se per legge si fissa al 15% l’aliquota della tassazione, allora, una persona che guadagna un milione di euro (reddito netto/imponibile), pagherà 150.000€ di tasse, mentre chi ogni anno incassa 10.000€ (reddito netto), pagherà comunque l’equivalente del 15% di questi in tasse, pertanto, verserà 1.500€ di tasse.
Va specificato che la letteratura individua tre diverse forme di Flat Tax, a seconda di come questa viene disegnata.
Una prima tipologia di Flat Tax è quella applicata in ugual modo a tutti i redditi positivi, tassati allo stesso livello percentuale.
Una seconda forma di tassa piatta è quella che si applica a partire da un certo livello di reddito; ovvero, si lascia una fascia di popolazione non tassata poiché il reddito dichiarato si trova al di sotto di una fascia di tolleranza ben definita. In questo caso vi è un margine di progressività, poiché chi ha un reddito contenuto o non paga la tassa o la paga in misura ridotta.
La terza tipologia prevede una forma di compensazione fiscale che funziona come un’imposta negativa sul reddito a favore di coloro che hanno un reddito più basso. In questo caso, come nel precedente, la forma di Flat Tax applicata non è pura, bensì viene avvicinata ad una forma progressiva. Nel caso di un’imposta negativa sul reddito, la compensazione fornita dallo Stato risulta maggiore rispetto all’imposta che coloro che hanno un reddito contenuto al di sotto di un certo livello sono tenuti a versare; pertanto, il reddito disponibile per coloro che hanno un reddito basso verrà aumentato al di sopra del reddito lordo. Rispetto alla tassazione standard, nella quale i contribuenti devono pagare una somma allo Stato, la tassazione negativa permette a coloro che hanno un reddito basso ricevono un ammontare in denaro da parte del governo.
Flat Tax: tassazione buona o da evitare?
Generalmente la bontà di una forma di tassazione viene misurata attraverso alcuni principi standard di policy, che solitamente includono l’equità, l’efficienza e la semplicità.
In primo luogo, un modello di tassazione viene valutato in base alla sua equità orizzontale e verticale: l’equità orizzontale esiste se tutti i contribuenti nella stessa situazione economica, a parità di tutte le circostanze, vengono sottoposti al medesimo trattamento fiscale; mentre l’equità verticale si verifica qualora individui in condizioni economiche differenti, vengono trattati differentemente.
Invece il criterio dell’efficienza va a considerare come il modello fiscale raccoglie il gettito necessario alla spesa pubblica, senza influenzare il comportamento economico dei contribuenti; per tale ragione, il concetto di neutralità contribuisce a descrivere un sistema che non altera in nessun modo la condotta della popolazione tassata da un punto di vista economico.
Infine, il criterio della semplicità si riferisce a come i contribuenti, i decisori politici e l’amministrazione riescono a comprendere, pagare e gestire il modello di tassazione. Nel migliore dei casi i costi di adeguamento e di adesione alla tassazione dovrebbero essere minimali e il modello dovrebbero essere di comprensione immediata, sia nella sua conformazione, sia per le conseguenze che genera sui singoli.
Applicando questi standard di qualità al modello di tassazione Flat Tax, si deduce che il modello di tassa unica puro incontra sicuramente il parametro di equità orizzontale, poiché similari livelli di reddito vengono tassati allo stesso modo e con gli stessi criteri, per tale ragione, sono trattati con parità. Nonostante ciò, si comprende che tale sistema di tassazione non rispecchia il criterio di equità verticale, dal momento che sia i redditi alti che i redditi bassi contribuiscono in egual proporzione alla spesa pubblica; per tale motivo, la tassazione andrebbe a gravare ingiustamente su coloro che guadagnano meno, infatti, i sostenitori di tale critica ritengono che il modello progressivo di tassazione sia più equo e giusto. Va comunque specificato che la Flat Tax comporta un elemento di progressività qualora esistesse una no tax area, cioè un’esenzione dal pagamento della tassa per una fascia di reddito. Nonostante ciò, aree di esenzione dal pagamento della tassa causano spesso una redistribuzione del reddito che va a discapito della classe media, la quale non beneficia della diminuzione delle aliquote e gode meno della no tax-area.
La forma di tassa unica pura impostata ad un tasso percentuale contenuto entro una certa soglia (10-25%, mentre in Groenlandia arriva fino al 44%) su una base di popolazione ampia dovrebbe risultare relativamente efficiente; poiché, i contribuenti non dovrebbero tendere a modificare il loro comportamento economico, dato che, anche dichiarando o guadagnando meno, non vedrebbero riduzioni nel livello percentuale di tasse a cui sono sottoposti. Per l’appunto, si ipotizza che gli incentivi ad evadere la tassazione sarebbero ridotti. Tuttavia, soglie di esenzione fiscale, contributi, rimborsi o agevolazioni economiche potrebbero compromettere l’efficienza della tassa piatta.
La tassa unica viene generalmente ritenuta semplice dal punto di vista della gestione amministrativa. Inoltre, l’imposizione della tassa su una base ampia e ben definita dovrebbe garantire anche sicurezza nei contribuenti. D’altro canto, aggiungere complicazioni, come delle compensazioni fiscali, dei rimborsi o l’aggiunta di imposte sul reddito potrebbe rendere la gestione più complessa.
La semplicità della tassa piatta, secondo la letteratura, è uno dei punti forti di questo modello, poiché dovrebbe contribuire a migliorare la trasparenza, tagliare i costi amministrativi e indurre i contribuenti a adempiere agli obblighi fiscali; anche se, in certi casi le aspettative di semplificazione del sistema non sono state raggiunte, dato che i trattamenti speciali riservati a certe categorie o le esenzioni hanno reso più difficile la gestione.
Per questo riguarda l’evasione, non si può escludere a priori che la compliance aumenti, ma non è un effetto su cui contare ex ante, poiché il comportamento legato alla tassazione dipende anche dalle procedure di controllo e dal livello di multe imposto.
Un ulteriore punto da analizzare è la questione della relazione tra Flat Tax e crescita economica, infatti, molti promotori di tale modello sostengono che la riduzione delle distorsioni causate dalla tassazione porti maggior efficienza nel sistema, e la semplificazione della tassazione ridurrebbe i costi degli adempimenti burocratici. Inoltre, si potrebbe giungere anche ad un aumento delle ore lavorate da parte dei lavoratori più qualificati che beneficerebbero dalla riduzione delle aliquote marginali, oltre che fornire un incentivo ad investire ed innovare, sia nelle imprese che tra i singoli contribuenti. In realtà, va specificato che non ci sono evidenze empiriche della bontà in termini economici dell’aliquota unica; inoltre, i risultati ottenuti in altri paesi non possono essere completamente replicabili in Italia, per di più, laddove si sono verificati tassi di crescita elevati del Pil, non si è in grado di concludere che questi siano connessi all’introduzione della Flat Tax. Infine, spesso si sostiene che possa generare minori entrate per l’Erario, spingendo lo Stato verso il deficit.
Quanto è incostituzionale la tassa piatta?
Secondo l’Istituto Bruno Leoni, la Flat Tax è conforme alla Costituzione italiana in quanto non sono i singoli tributi a dover essere progressivi, bensì il sistema tributario in generale. A supporto della propria tesi si citano una serie di sentenze della Corte Costituzionale, le quali affermano che non serve verificare quanto un tributo sia progressivo, bensì va comprovata la progressività del sistema fiscale. Per tale ragione, una Flat Tax costruita in modo semplice, unitamente a deduzioni e detrazioni progressive (no tax area) potrebbe generare un meccanismo conforme ai valori costituzionali.
Coloro che osteggiano l’introduzione della Flat Tax interpretano letteralmente l’art. 53 della Costituzione sostenendo che la tassa piatta violerebbe il principio di progressività, poiché causerebbe una penalizzazione in capo ai percettori di reddito basso.
Un esempio può aiutare a comprendere come l’introduzione di una no tax area o di un sistema di deduzioni discale basate sul reddito possano modificare l’applicazione della tassa piatta. Se si considera un percettore di reddito pari a 21.000€ e uno di 28.000€ con un’imposta fissata al 15% in un sistema a deduzione fissa di 14.000€ fino ai redditi di 25.000€ si avrebbe che: il primo pagherebbe 1.050€, mentre il secondo pagherebbe 3.750€. Si comprende facilmente come l’uso di deduzioni o di area a tassazione zero potrebbe ribaltare la situazione e rendere la tassa più equa.
Tutto resta nelle mani del Governo e delle prossime riforme in cantiere che potranno fare luce sull’idea di tassazione che si adotterà in futuro, qualora questa sia orientata verso il rispetto letterale della Costituzione vigente, oppure venga indirizzata verso nuove vie interpretative e modi innovativi di concepire il fisco italiano.
*[Crediti foto: Steve Buissinne, via Pixabay]