Quello della pianificazione familiare è un tema di politica pubblica particolarmente caro ai capi di governo asiatici, dal momento che, proprio in questo continente, ci sono alcuni fra i Paesi più popolosi al mondo. Dalla fine dagli anni ‘70 del secolo scorso, questi ultimi hanno cercato di limitare al minimo le nascite per bloccare non solo la crescita della popolazione ma anche il conseguente aumento delle disuguaglianze sociali. Non sempre, però queste politiche hanno ottenuto gli effetti desiderati poiché l’attuazione di queste ultime dipende anche dall’interazione con altri fattori sociali e culturali della popolazione.
Cosa sono i piani familiari
I piani familiari si basano principalmente sulla diffusione dell’uso di metodi contraccettivi e sul trattamento dell’infertilità involontaria. Sulla pianificazione familiare influiscono anche altri fattori come il numero desiderato di figli, la scelta di non averli e l’età alla quale una donna desidera diventare madre. Questi ultimi sono influenzati da elementi esterni come la situazione coniugale, fattori religiosi, la condizione lavorativa, la situazione socio-economica della famiglia e qualsiasi disabilità che possa influire sulla capacità di avere figli e crescerli adeguatamente.
Questo tipo di politiche sono fin dal secolo scorso state attuate soprattutto in Africa e in Asia, dove la percentuale della popolazione che usa metodi contraccettivi è molto bassa anche a causa dell’influenza religiosa che talvolta non ammette la limitazione demografica delle nascite. È anche il caso del Pakistan e del Bangladesh, due Paesi dalla storia e dalle tendenze demografiche inizialmente simili che hanno però avuto politiche per la limitazione delle nascite con esiti totalmente differenti.
Il successo della pianificazione familiare in Bangladesh…
Il Bangladesh è diventato indipendente dal Pakistan nel 1971. Considerando le attuali proiezioni, la popolazione del Bangladesh raggiungerà il suo picco nel 2053 con una popolazione di 192,78 milioni di abitanti e al momento si colloca all’ottavo posto fra i Paesi più popolosi al mondo. Durante gli anni ‘70, il tasso di natalità in Bangladesh era tra i più alti al mondo, ma ha iniziato a rallentare negli anni ’80.
Da quando il Bangladesh è diventato una nazione indipendente ha implementato programmi di pianificazione familiare, nel tentativo di tenere sotto controllo la rapida crescita della popolazione. Con l’aiuto di Ong nazionali e straniere, le autorità hanno lanciato campagne porta a porta per sensibilizzare l’opinione pubblica. La religione è importante in questo caso, poiché ha reso la maggior parte della popolazione molto conservatrice. Ad esempio, una delle maggiori difficoltà riscontrate risiedeva nel comunicare con donne sposate nelle zone rurali. A ciò si aggiungeva l’opposizione dei leader religiosi a questo tipo di iniziative governative.
In risposta, il governo ha iniziato a fornire dei veri e propri corsi di preparazione alla pianificazione familiare per i leader religiosi (musulmani, induisti e altri ancora), con l’obiettivo di includerli attivamente nella campagna. In seguito al miglioramento dei servizi sanitari nelle aree rurali poi, si è ridotto il tasso di mortalità infantile. Le madri conseguentemente hanno iniziato a preoccuparsi meno della sopravvivenza della prole, e questo ha contribuito al drastico calo del tasso di fecondità totale (Tft), ovvero del numero medio di figli per donna.
Da decenni il governo offre contraccettivi gratuiti alle donne. Oggigiorno le pillole anticoncezionali, infatti, sono il metodo più diffuso poiché ancora molti uomini si rifiutano di usare altri tipi di contraccettivi durante i rapporti sessuali. Nel 1975 solo l’8% della popolazione totale usava contraccettivi, mentre nel 2014 la proporzione è salita al 64%.
Nel 2018 il governo aveva l’obiettivo di ridurre il Tft a 2 figli per donna entro il 2021 e quest’anno con un Tft di 2,1 bambini per donna, che è identificato come “livello di sostituzione” della popolazione, ha potuto dichiarare che le politiche attuate sono state un vero e proprio successo. Non è stato lo stesso il destino delle politiche di pianificazione familiare del vicino Pakistan.
…e il fallimento del Pakistan
Nonostante anche in Pakistan sia stata sentita la necessità di adottare politiche simili, l’attuazione delle stesse è stata ostacolata dalla negligenza del governo e dalla mancanza di servizi pubblici appropriati. Le difficoltà per il sistema di welfare, l’istruzione, le opportunità di occupazione e l’accesso all’assistenza sanitaria sono aumentate proprio anche a causa della popolazione in continua crescita. Sebbene i tassi di fertilità del Pakistan superino ancora quelli dei vicini Paesi dell’Asia meridionale con un Tft a 3,5 e l’uso della contraccezione sia inferiore al 35 per cento, circa un quarto delle donne pakistane desidera ritardare la nascita del suo prossimo figlio o porre fine del tutto alla gravidanza.
A differenza del vicino Bangladesh, i programmi di pianificazione familiare in Pakistan sono falliti negli ultimi anni. Tale discontinuità nell’implementazione delle politiche di pianificazione familiare è visibile nel seguente grafico che illustra l’andamento dell’utilizzo di contraccettivi fra le donne di età compresa fra i 15 e i 49 anni.
In Pakistan, inoltre, in molte parti del Paese predominano credenze islamiche estremamente conservatrici. Ne è un esempio la Purdah, la pratica islamica che vieta agli uomini di vedere le donne e che consente alle donne di uscire solo se accompagnate da un parente maschio. Inoltre, i livelli di istruzione femminile sono molto bassi e ciò aiuta gli uomini ad avere maggiore potere decisionale. Quando si dimise da presidente nel 1969, i manifestanti tentarono di screditare moralmente Ayub Khan,che aveva cercato di implementare una vigorosa campagna basata sulla diffusione di metodi contraccettivi intrauterini come la spirale.
Cosa rende efficaci le campagne di pianificazione familiare
Pakistan e Bangladesh ancora risultano entrambi Paesi colpiti da un’elevata povertà e da marcate disuguaglianze sociali. Ciò che però negli anni ha determinato esiti così disomogenei delle politiche di pianificazione familiare è stato il ruolo giocato dalla religione a livello dei processi decisionali governativi. Il Pakistan è una Repubblica Islamica che si basa sull’interpretazione del Corano, mentre in Bangladesh il governo ha compreso rapidamente le opportunità conseguenti il rallentamento della crescita demografica. La chiave del successo bengalese è stata quindi l’introduzione di un processo integrato di educazione della popolazione, che ha influenzato direttamente e indirettamente i cittadini tramite il coinvolgimento dei leader religiosi.