Breve storia georgiana dall’indipendenza ad oggi
Dopo l’indipendenza dall’URSS, ottenuta nel 1991, la Georgia attraversò una fase di grave instabilità interna, segnata dalla lotta armata contro i movimenti separatisti dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia.
Le accuse di brogli elettorali in occasione delle elezioni parlamentari del 2003 sfociarono nella Rivoluzione delle Rose, una serie di manifestazioni pacifiche organizzate dalle forze politiche di opposizione, guidate da Mikheil Saak’ashvili, eletto poi Presidente in seguito alle dimissioni di Edvard Shevardnadze.
Il primo mandato di Saak’ashvili coincise con il crescente avvicinamento all’Occidentei e con l’obiettivo di aderire alla NATO. Tuttavia, la richiesta di adesione fu congelata indefinitamente a causa dell’opposizione della Russia e della volontà dei Paesi europei di non compromettere le relazioni con il Cremlino.
Nell’agosto dello stesso anno, con l’intensificarsi della violenza in Ossezia del Sud, le forze armate georgiane furono inviate nella provincia per ristabilire l’ordine. La Russia decise di intervenire a sostegno dei separatisti e diede inizio, l’8 agosto 2008, all’invasione della Georgia. La “Guerra dei cinque giorni” si concluse con un cessate il fuoco negoziato dall’UE, e con la decisione della Russia di riconoscere l’indipendenza delle repubbliche di Ossezia del Sud e Abkhazia.
Il conflitto con la Russia e la questione, tuttora irrisolta, dei due territori separatisti hanno causato un cambiamento della geopolitica dell’area e il ridimensionamento delle aspettative di adesione alla NATO e un cambiamento nella leadership della Georgia. Sin dal 2012, infatti, il partito Sogno Georgiano si è imposto come principale forza del contesto politico nazionale e, pur continuando a sostenere le aspirazioni europeiste, ha adottato una posizione meno rigida nei confronti di Mosca, appoggiando l’idea di una normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi.
La Georgia e l’Unione Europea
Ciononostante, la Georgia ha compiuto importanti progressi nel percorso di integrazione all’UE ed è sempre più rilevante per la strategia geopolitica di Bruxelles. I due attori hanno firmato l’Association Agreement e i DCFTA nel 2016 e l’Ue finanzia con un budget annuale di 120 milioni di euro i progetti di riforma proposti dal governo georgiano.
Tuttavia, la vita politica del Paese è stata segnata dalla crescente polarizzazione, dalla concentrazione del potere e dai segnali di una deriva antidemocratica, che sono stati indicati dalle istituzioni europee come i principali fattori che ostacolano l’ingresso nell’UE. Inoltre, l’arresto di Nika Melia, leader del principale partito di opposizione, che ha denunciato presunte irregolarità in occasione delle elezioni parlamentari del 2020, segna un ulteriore deterioramento della democrazia nel Paese.
Un altro ostacolo all’integrazione della Georgia, nonché questione di attrito tra le istituzioni europee e Tbilisi, è la situazione dell’ex presidente georgiano Mikheil Saak’ashvili. In stato di arresto da Ottobre 2021 per l’accusa di abuso di ufficio, Saak’ashvili ha dichiarato di subire torture in carcere, e le sue precarie condizioni di salute hanno spinto il Parlamento Europeo ad approvare una risoluzione per richiedere il rilascio dell’ex Presidente e permettergli di curarsi all’estero. La risoluzione è stata fortemente criticata dal primo ministro georgiano Irakli Garibashvili e la richiesta di trasferimento è stata negata.
Comunque, prima che il Paese possa vedersi riconosciuto lo status di candidato diverse riforme dovranno essere implementate, in particolare quella per rafforzare l’indipendenza del sistema giudiziario.
Le reazioni alla guerra in Ucraina
L’inizio del conflitto ha avuto forti ripercussioni di natura geopolitica anche per la Georgia e l’opinione pubblica interna al Paese. Secondo un sondaggio, nel marzo 2022, l’88% degli intervistati sosteneva pienamente o moderatamente l’adesione all’UE; allo stesso tempo, il 90% degli intervistati considerava la Russia la maggiore minaccia politica del paese e l’83% la riteneva la più grande minaccia economica.
Il sostegno all’adesione all’UE è sempre stato alto tra la popolazione, che ambisce non soltanto a rafforzare la propria sicurezza, ma anche a migliorare le condizioni economiche del Paese.
In generale, l’invasione dell’Ucraina ha provocato un inasprimento del sentimento anti-russo e un rafforzamento delle ambizioni europeiste, come testimoniato dalle grandi manifestazioni nella capitale Tbilisi dopo la decisione del Consiglio europeo di non concedere lo status di paese candidato alla Georgia il 24 giugno 2022, in cui migliaia di manifestanti hanno accusato il governo di sabotare il percorso di integrazione europea per favorire le relazioni con Mosca e di non essersi fermamente schierato a sostegno dell’Ucraina.
Le proteste contro la legge sugli “agenti stranieri”
La delicata stabilità geopolitica si è rotta a seguito dell’approvazione in prima lettura, da parte del Parlamento georgiano, di una proposta di legge che richiederebbe alle Ong e alle società non commerciali che ricevono più del 20% del loro finanziamento dall’estero di registrarsi come “agenti stranieri”. La proposta richiama verosimilmente una legge introdotta nel 2012 in Russia, e per questo motivo è stata fortemente contestata dalla società civile georgiana e dalle istituzioni europee.
In reazione alle dichiarazioni secondo cui la legge sarebbe incompatibile con i valori europei e pregiudicherebbe le ambizioni europeiste del paese, il portavoce del Cremlino ha osservato come anche negli Stati Uniti esista una legge sugli “agenti stranieri”, la Foreign Agents Registration Act (FARA). Quest’ultima, però, non identifica come “agenti stranieri” gli individui o gli enti che ricevono finanziamenti dall’estero, ma esclusivamente quelli che svolgono attività di lobbying sotto il controllo di governi, individui o società straniere.
Secondo i promotori, lo scopo della legge sarebbe quello di aumentare la trasparenza, mentre per le opposizioni nazionali e molti analisti internazionali costituirebbe un ulteriore passo verso la deriva anti-democratica iniziata all’avvento al potere del partito Sogno Georgiano, intenzionato a limitare la libertà delle istituzioni indipendenti.
La possibilità dell’entrata in vigore della legge ha scatenato violente rivolte nella notte del 7 marzo a Tbilisi, in cui migliaia di cittadini si sono scontrati con le forze dell’ordine brandendo la bandiera dell’Unione Europea. Anche la presidente Zourabichvili, che si trovava negli Stati Uniti in visita ufficiale, ha immediatamente contestato la legge, dichiarando l’intenzione di esercitare il suo potere di veto. Le scene delle dimostrazioni europeiste hanno rievocato le immagini della Rivoluzione ucraina del 2014, che ha determinato il definitivo orientamento filo-europeo di Kyiv.
Dopo diversi giorni di proteste, segnate secondo i leader delle opposizioni dall’uso sproporzionato della forza da parte delle forze dell’ordine, il 10 marzo il Parlamento georgiano riunito in sessione plenaria ha formalmente revocato la legge. La decisione è stata accolta con soddisfazione dalla delegazione dell’Unione Europea in Georgia, mentre il Cremlino ha accusato l’Occidente di tentare di inasprire il sentimento anti-russo in Georgia e di aprire un “secondo fronte di guerra” nel Caucaso— accusa sostenuta anche dal primo ministro Garibashvili.
Quali prospettive per la Georgia?
Stretta tra Russia e Unione Europea, la Georgia ha assunto un ruolo sempre più importante nella geopolitica mondiale. Comunque, il popolo georgiano sembra aver deciso il proprio futuro all’interno dell’Unione Europea. Tuttavia, se in passato le aspirazioni europeiste della Georgia erano accolte con maggiore ottimismo, oggi Bruxelles esprime preoccupazione per i segnali di una regressione democratica che danneggerebbe le prospettive di adesione del Paese.
Laddove sembra ampliarsi il divario tra il cammino intrapreso dalle istituzioni e quello auspicato dalla maggioranza della società civile, riuscirà il popolo georgiano a trasferire concretamente le proprie istanze alla politica?
Polizia schierata durante una protesta a Tbilisi, Georgia (crediti foto Tbel Abuseridze via Unsplash)*