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L’Unione Europea alle prese con una nuova espansione?

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È di qualche giorno fa una proposta di riforma del processo di espansione dell’Unione Europea. Questa proposta, formulata dalla Commissione Europea, si pone come obbiettivo una chiarificazione delle richieste che verranno imposte sui Paesi che faranno domanda di accedere all’Unione, oltre a promettere più incentivi per coloro che raggiungono tali risultati. Il piano arriva sulla scia di un importante contenzioso che ha visto la Francia (con il supporto di Danimarca e Paesi Bassi) porre il veto sull’inizio delle negoziazioni di accesso al blocco di Macedonia del Nord e Albania nell’ottobre scorso, citando una mancanza di progressi sulla lotta alla corruzione e la mancanza di uno stato di diritto come cause principali della sua decisione.

Questo fatto potrebbe sembrare strano agli occhi di molti, data l’egemonia mediatica che il dibattito sulla Brexit e la crescita dei nazionalismi in Europa hanno assunto negli ultimi anni, ma per molti Stati l’accesso all’Unione Europea è ancora un obbiettivo ambizioso.

Quali Stati sono candidati all’ingresso nell’Unione Europea?

Sono cinque gli Stati ufficialmente riconosciuti come candidati ad entrare nell’UE. Questi sono la Turchia, la Macedonia del Nord, il Montenegro, l’Albania e la Serbia. In aggiunta, la Bosnia ed Erzegovina ha presentato nel febbraio 2016 la sua richiesta di adesione ma non ha ancora ricevuto lo status di candidato, mentre il Kosovo ha stretto, sempre nel 2016, un “accordo di stabilizzazione e associazione” con l’Unione. Questo è il primo passo che devono compiere i Paesi che vogliono entrare a far parte dell’UE.

A che punto è il processo di espansione?

Tra i paesi candidati, l’Albania e la Macedonia del Nord sono gli unici che ancora non sono riusciti ad accedere allo step delle negoziazioni, visto il già citato veto posto dalla Francia. Questo fatto ha messo in difficoltà i leader dei governi pro-UE locali, in particolare per quanto riguarda la Macedonia del Nord, riconosciuta come candidato ufficiale dal lontano 2005. Per anni, infatti, questo Paese ha dovuto fare i conti con la feroce opposizione della Grecia al suo accesso alle negoziazioni, dovuta in larga parte ad una disputa legata al nome stesso del piccolo Stato balcanico. Per questo motivo, il nome del Paese è stato cambiato da Repubblica di Macedonia a Macedonia del Nord in un difficile processo conclusosi all’inizio dello scorso anno.

Mappa dei Balcani Occidentali che mostra i candidati potenziali e ufficiali, oltre agli Stati che hanno intrapreso le negoziazioni

La Serbia e il Montenegro sono, d’altro canto, visti come gli stati più vicini all’accesso nell’Unione. Infatti, non solo gli è stato riconosciuto lo status di candidato ufficiale, rispettivamente nel 2012 e nel 2010, ma hanno pure concluso il processo di negoziazione. Questo è stato iniziato dal Montenegro nel 2012 ed è stato completato l’anno seguente, mentre, nel caso della Serbia, è stato iniziato nel 2014 e completato nel 2015. Al momento entrambi gli Stati si trovano nel mezzo del processo di implementazione dell’”Acquis comunitario (l’insieme dei diritti, degli obblighi giuridici e degli obbiettivi politici che accomunano e vincolano gli Stati membri dell’Unione Europea). Questo include l’adozione di politiche riguardanti la libera circolazione di beni, dei servizi, delle persone e del capitale, oltre al raggiungimento di requisiti riguardanti la corruzione e la qualità delle istituzioni. La data di accesso per i due Paesi è stata stimata al 2025.

Discorso a parte quello della Turchia. Il Paese ha presentato la sua richiesta di adesione nel 1987, quando l’Unione era composta solo da 12 membri e, nel 1999 gli è stato riconosciuto lo status di candidato. In seguito, le negoziazioni per l’accesso sono state iniziate solo nel 2005 per poi essere chiuse l’anno seguente. Da allora il processo per cui l’”Acquis comunitario” avrebbe dovuto essere implementato ha proseguito lentamente. Dopo gli eventi del 2016, che hanno visto un irrigidimento delle posizioni del governo Erdogan e l’implementazione di riforme mirate all’accentramento del potere nelle mani del capo dello stato in un’ottica autoritaria, le relazioni della Turchia con l’Unione Europea sono deteriorate. Questo ha portato sia il Parlamento che il Consiglio Europeo a passare risoluzioni che hanno bloccato il processo di adesione.

Giovanni Simioni
Nato nel 1999 a Milano e da sempre interessato alla politica, studio Scienze Politiche all’Università Bocconi. Sono entrato in OriPo per avere una scusa per studiare in maniera approfondita ciò che prima era solo una passione da perseguire nel tempo libero.

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