Siamo abituati a pensare che le dittature, che hanno caratterizzato il 20esimo secolo, siano anche confinate ad esso. Purtroppo, e lo diciamo da profondi sostenitori della democrazia, le dittature non hanno mai abbandonato la storia politica globale.
Ad oggi, i Paesi che sono classificabili come dittature sono intorno ai 50. Il dato oscilla anno per anno seppur alcuni paesi siano stabilmente da una parte o dall’altra della barricata.
Nella Rubrica “L’Accademica”, in questo articolo abbiamo chiarito in base a cosa si può classificare un paese come una dittatura o come una democrazia.
Oggi tratteremo di Nicolás Maduro, il dittatore a capo del Venezuela.
Una doverosa introduzione
Il Venezuela è una dittatura. Questo non vuole essere un giudizio a stampo moralistico (lungi da noi farne visto come intendiamo la politica), nè tantomeno un attacco al personaggio di Maduro.
Affermiamo ciò in base a più dati raccolti.
Per primo citeremo il Democracy Index 2018 redatto dall’Intelligence Unit dell’Economist.
In questo report, il cui modus operandi è visibile al link fornito, il Venezuela è classificato come “Regime Autoritario”, con un punteggio di 3/10 dove 10 è il punteggio di una democrazia piena.
In seconda analisi, citeremo Our World Data che ha però dati aggiornati al 2015.
Anche qui, il Venezuela non viene classificato come una democrazia.
Questi dati sono confermati inoltre dal Report di Varieties of Democracies, che consigliamo per la precisione del lavoro svolto. In questo report, il Venezuela rientra ancora una volta nella definizione di Autocrazia elettorale, ed in generale rientra nei “Autocratizing Countries”, ossia in quei paesi che già non sono classificabili come democrazie e che stanno ancora procedendo verso l’autocrazia.
Maduro: prima della presidenza
Da ragazzo frequenta un liceo pubblico ed dimostra da subito di poter ricalcare efficacemente i passi del padre. E’ in questi anni che si avvicina al mondo sindacalista, di rappresentanza. Diventa presidente del Sindacato Studentesco e dimostra uno spiccato interesse per la politica. Gli annali del Liceo, ad ogni modo, dimostrano che non si diplomò mai e che abbandonò gli studi cominciando subito a lavorare.
José Vicente Rangel, un ex-politico venezuelano, lo assume in seguito come guardia del corpo nella sua campagna per le presidenziali.
Chávez muore il 5 Marzo del 2013 e Maduro assume il comando del Paese. Secondo la Costituzione Venezuelana, il paese sarebbe dovuto andare incontro a nuove elezioni, e così fu. Maduro corre per il Partito Socialista e il suo sfidante, Henrique Capriles, che vanta il sostegno dei militari non sembra avere alcuna reale possibilità di vittoria. Il risultato è scioccante per molti e Maduro vince con il 50.66% dei voti. Tutti alla vigilia si aspettavano almeno un vantaggio in doppia cifra.
La presidenza e le ombre
I primi giorni dell’epoca Maduro sono movimentati: diverse proteste minano la sicurezza nel paese e l’opposizione accusa il Governo di aver pilotato i risultati. Le prove non sembrano ad ogni modo convincenti e ad oggi non si può affermare con certezza nessuna delle due tesi. Ciò che si può affermare, come riportato dal Carter Center (pag. 7) è che “Capriles, si è subito dimesso dal suo ruolo di governatore in carica, mentre Maduro, presidente ad-interim, non l’ha fatto. Il tema del ventajismo— ossia l’uso di risorse governative per una competizione elettorale—fu un vero e proprio problema in quelle elezioni.”
Il cuore delle contestazioni è riscontrabile nelle varie scorciatoie intraprese dal governo su tempistiche e iter costituzionali che non sono stati rispettati. Rimandiamo, per una questione di spazio, alla lettura dei punti 478-483 (pag. 507) dell’Annual Report 2013-Venezuela.
Il World Report segue e non fa sconti ai primi mesi di Maduro. Il report (consultabile qui) condanna il regime autoritario di Caracas per più aspetti:
- Non è garantita l’indipendenza della Magistratura dal Governo;
- I media sono fortemente controllati dal governo, con poco spazio per l’opposizione;
- Alcuni diritti umani non sono garantiti alla popolazione;
- La Polizia abusa dei suoi poteri in nome di poco trasparenti lotte al crimine;
- Le condizioni dei prigioneri nelle carceri non sono sufficienti ed anzi le carceri venezuelane sono tra le più violente del Sud America;
- I lavoratori non sono liberi di scegliere i propri rappresentanti sindacali;
- Non è concesso ad organizzazioni terze (Inter-American Court of Human Rights) alcun monitoraggio del rispetto dei diritti umani nel paese;
- Durante le manifestazioni della prima ora, la polizia ha usato metodi inadeguatamente repressivi contro i manifestanti.
Maduro è solito affermare e vedere cospirazioni contro sè stesso ed il suo governo. Spesso ha affermato di ipotetici colpi di stato e tentativi di assassinio contro di lui, che però mancano di prove reali. Si crede che siano strategie per distogliere l’attenzione dai problemi del paese. Quali?
Il Programma “Patria Sicura” è stato uno dei programmi più importanti lanciati dal Governo di Maduro. Forze militari e poliziesche hanno partecipato all’operazione, il quale scopo era aumentare la sicurezza del paese. Fonti ministeriali affermano che la percentuale di omicidi sia diminuita del 55%, ma fonti internazionali non confermano i dati ed affermano che per il programma vi siano stati scopi propagandistici alla base, e che durante l’operazione i crimini siano additurittura aumentati.
Maduro nel continuare le politiche economiche dei suoi predecessori ha incontrato innumerevoli difficoltà, in primis un’inflazione elevatissima e carenza di cibo nel paese. Il Paese ha registrato i dati più alti nel misery index del 2014 e nel 2015, mentre nel 2013 solo la Siria in piena guerra civile è riuscita a fare peggio.
Il paese è entrato ufficialmente in recessione nel 2014. La Cina ha inviato parecchi fondi a Caracas (si parla di miliardi di dollari in forma di prestiti). Tuttavia, non c’è da farsi ingannagare: la Cina, più che per vicinanza ideologica ha intravisto interessi strategici nel paese. Le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti sono ad oggi nulle, anche se non useremmo questo dato come paragone con altri paesi: le relazioni diplomatiche tra stati hanno mille sfaccettature e sono gli interessi politico-economici a dettarne le dinamiche.
Maduro ad oggi affronta l’opposizione dell’autoproclamato Guaidó, e nel 2019 abbiamo più volte parlato del Venezuela in questi articoli:
La rivalità tra Maduro e Guaidó
La storia della crisi venezuelana