Sistemi elettorali
Uno degli argomenti più tecnici e importanti delle scienze politiche è indubbiamente quello del sistema elettorale (proporzionale o maggioritario? Liste chiuse o aperte? Collegi uninominali o plurinominali?). Passo per passo, noi di Orizzonti Politici proveremo a spiegare un po’ meglio questo mondo così complesso.
The Italian Way
L’Italia ha famosamente grossi problemi con il sistema elettorale, tanto che ultimamente lo cambia quasi sempre appena prima di ogni elezione. Questo è un grande errore, perché uno dei requisiti fondamentali di un sistema elettorale è quello di essere comprensibile agli elettori. Come possono comprenderlo, se viene cambiato a ogni tornata?
Proporzionale o maggioritario?
Per cominciare questo viaggio tra i sistemi elettorali ci poniamo una semplice domanda: proporzionale o maggioritario? È una domanda di cui si era occupato Davide Cardenio in un articolo che presentava degli esempi concreti dei due sistemi (ne consiglio vivamente la lettura: lo trovate qui).
Noi faremo invece un percorso più astratto, cercando di comprendere vantaggi e svantaggi dei molti sistemi elettorali esistenti.
Scenario
Immaginiamo uno scenario completamente astratto: prendiamo le 20 regioni italiane (fingendo che abbiano tutte la stessa popolazione, di 10 abitanti). Popoliamolo con finti partiti:
- il Partito Blu è molto forte nelle regioni del nord, in ognuna delle quali prende 5 voti. Al Centro, al Sud e nelle due regioni autonomiste (che per semplicità fingeremo essere FVG e Trentino-Alto Adige per intero) prende 3 voti.
- Il Partito Rosso, al contrario, è molto forte nel Meridione, dove prende 5 voti. Ne prende 4 nelle regioni centrali, 3 in Lazio e nelle regioni del Nord, e nessuno nelle regioni autonomiste.
- Il Partito Giallo è diffuso su tutto il territorio, e prende 2 voti ovunque, tranne in Lazio dove ne prende 4
- I due partiti autonomisti infine, il Partito Friulano e il Partito Tirolese (ci perdonino i nostri lettori per la semplificazione) prendono 5 voti nelle rispettive regioni, ma nessuno altrove.
Proporzionale
I seggi a disposizione, sempre per semplicità, saranno sempre 20. Vediamo il risultato di un’elezione proporzionale, in cui tutta l’Italia voterà come un unico collegio plurinominale (cioè che elegge più candidati; come abbiamo detto: 20). Si tratta di un proporzionale puro a collegio unico (in verità molto raro: un esempio è Israele).
I primi partiti saranno il Partito Rosso e il Partito Blu, entrambi con il 37% e 8 seggi. I seggi rimanenti se li aggiudica il Partito Giallo: 21% e 4 seggi. I due partiti autonomisti ricevono il 2,5% ciascuno e rimangono senza nessun seggio.
Come si può vedere dai numeri, non c’è maggioranza e uno dei due partiti maggiori (rosso e blu) dovrà per forza allearsi con un altro partito per poter governare. Scompaiono dalla rappresentazione inoltre i due partiti autonomisti, nonostante rappresentino ben il 50% della rispettiva popolazione locale. Per evitare situazioni come questa, i Paesi che hanno delle minoranze molto concentrate e che adottano un sistema proporzionale spesso riservano dei seggi solo per quelle zone: è proprio il caso dell’Italia.
Maggioritario
Vediamo invece come si risolve un’elezione con il sistema maggioritario. Nell’esempio utilizzeremo il sistema maggioritario per antonomasia, ovvero il sistema uninominale, noto anche con la locuzione inglese first-past-the-post. In questo sistema viene infatti eletto il primo che taglia il traguardo, ovvero colui che ottiene più voti. È un sistema che viene utilizzato, ad esempio, nel Regno Unito.
Dividiamo quindi la nostra Italia in 20 collegi (uno per regione), ognuno dei quali eleggerà un solo deputato. Ecco l’esito dell’elezione:
Possiamo anche notare che i seggi vengono vinti indipendentemente dal margine di vantaggio. Vincere con il 99% o con il 20% non fa differenza, purché si arrivi primi. Inoltre questo sistema, anche se non sempre, solitamente facilita il formarsi di una maggioranza (in questo caso, il Partito Rosso).
Un’altra cosa che si può facilmente notare è che questo sistema favorisce molto i partiti
concentrati sul territorio: i due partiti autonomisti otterranno un seggio ciascuno, perché nonostante abbiano solo il 2,5% a livello nazionale, nelle rispettive regioni controllano il 50%.
Viceversa, i partiti che sono più diffusi (come il Partito Giallo) sono fortemente penalizzati: nel nostro esempio il partito otterrà un seggio solo, ma se non avesse avuto una certa concentrazione nel Lazio non avrebbe vinto nemmeno quello.
Distorsione del risultato
Un’altra cosa che bisogna assolutamente notare del sistema uninominale è che si tratta del sistema più distorsivo in assoluto. È distorsivo per due motivi: il primo, naturalmente, è il risultato: il Partito Rosso (37% dei voti) vince il 55% dei seggi, mentre il Partito Blu, con il medesimo risultato, ne ottiene solo il 30%. Come scritto sopra, anche il Partito Giallo (21%) e i due partiti autonomisti (2,5%) ottengono lo stesso numero di seggi: uno a testa.
Il secondo motivo per cui è distorsivo, che non possiamo vedere nel nostro modellino, è il voto strategico, di cui ci occuperemo in un altro articolo.
Qual è il sistema migliore?
Eccoci giunti alla conclusione, e lo facciamo senza rispondere a questa domanda. La cosa più importante da capire infatti è che questa domanda è sbagliata. Non esiste un sistema “per tutte le stagioni”, ma soltanto sistemi diversi, che ottengono risultati diversi perché hanno obiettivi diversi. Alcune volte per ragioni storiche, altre volte per ragioni geografiche o anche solo sociali: in ogni caso, è sempre un male generalizzare. Questa serie di articoli cercherà di dare anche a voi gli elementi per stabilire quale sistema è il più appropriato a quale situazione particolare.
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