Articolo pubblicato su Business Insider Italia
La pandemia del Coronavirus ha portato ad una crisi economica mondiale senza precedenti. Il Fondo Monetario Internazionale stima un crollo del Pil globale del 3%. Tra la chiusura temporanea della maggior parte delle attività, la riduzione del traffico aereo e il calo del prezzo del petrolio abbiamo però assistito ad un trend positivo. Non tutto il male vien per nuocere. L’attuale crisi porterà infatti ad una riduzione delle emissioni di CO2 nel 2020 tra il 7 e 8%. Come dichiara a Orizzonti Politici l’ecologista e deputata della Commissione Ambiente Rossella Muroni, però, “le emissioni sono diminuite solo per effetto del lockdown, non per un cambiamento nelle tecnologie, nei cicli produttivi o nelle nostre abitudini. Presto quindi torneranno a salire.” Le scelte decisionali dei prossimi mesi saranno perciò fondamentali per il destino del nostro pianeta. La domanda da porci è però se i leader sfrutteranno l’occasione per dare un’impronta ecosostenibile al nostro sistema economico.
Il turismo estivo
La stagione estiva che si sta avvicinando metterà alla prova l’impegno dei governi nella transizione verso un sistema ecosostenibile. Il solito sovraffollamento delle spiagge non sarà possibile quest’anno in quanto non soddisfa le misure di distanziamento previste per contenere il Covid-19. Allo stesso tempo, però, è certo che il turismo estivo in Italia non potrà fermarsi. Pari a circa il 13% del Pil italiano, il terzo settore risulta infatti fondamentale per la ricrescita della nostra nazione. Il governo ha predisposto delle normative per gli stabilimenti balneari in modo da rispettare il distanziamento sociale e le disposizioni sanitarie necessarie, ma sono in molti a dubitare la loro efficacia.
Per ovviare al problema sono state portate molteplici proposte. I rappresentanti di una quarantina di operatori del turismo attivo e sostenibile hanno presentato un appello spiegando come questa nicchia di mercato rappresenti il futuro del turismo. Il “termine ombrello” racchiude i viaggi basati sul rispetto dell’ambiente e l’attenzione al benessere delle popolazioni ospitanti, come il trekking.
Oltre a spingere ad una maggiore attività fisica, il turismo attivo si presenta come soluzione alla crisi del Coronavirus poiché permette il distanziamento tra i vari individui. È della stessa opinione il politico Carlo Monguzzi, tra i fondatori di Legambiente, che vede questa crisi come un punto cruciale di transizione ad un turismo ecosostenibile. “Mai come adesso. O riusciamo a farlo adesso o mai più” ha affermato nell’intervista di Orizzonti Politici. “Possiamo pensare ad un turismo che non uccida le montagne, che non uccida le spiagge, non uccida i nostri mari. C’è bisogno di tornare a un po’ più di equilibrio e purtroppo, dico purtroppo, il virus ce ne offre la possibilità. Quest’estate potrebbe essere l’occasione per sperimentare se questa svolta funziona. Io sono ecologista da 40 anni, ma nessuno di noi ha ricette in mano, bisogna sperimentare. Quello che sappiamo tutti è che così non va: stiamo distruggendo proprio il nostro Paese, l’ambiente e l’arte.”
Insomma, la parola di quest’estate potrebbe essere ecosostenibilità.
Il futuro del Green Deal
Come ha dichiarato Laura Bonacorsi, docente di economia, a Orizzonti Politici, “la pandemia colpirà duramente le nostre economie ma potremo uscirne costruendo un sistema più sostenibile e investendo risorse importanti nei settori verdi per rilanciare l’occupazione in Europa.” La crisi economica che stiamo vivendo potrebbe veramente segnare la svolta per l’Unione Europea. Lo strumento di recupero Next Generation EU (750 miliardi di euro), presentato alla Commissione Europea il 27 maggio, sarà finanziato attraverso un sistema di tassazione che ricopre il settore dei combustibili fossili e la plastic tax. Il Next Generation EU prevede inoltre una spesa di 190 miliardi di euro per potenziare i fondi preesistenti, tra cui il Green Deal Europeo, la proposta della presidentessa della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen che punta a rendere l’Unione Europea a impatto climatico zero entro il 2050. La nuova legge rappresenterebbe anche un trampolino di lancio per i giovani verso il mondo del lavoro attraverso la creazione di nuovi posti nei settori fondamentali per la transizione green.
Il piano della Von Der Leyen sarà oggetto di discussione tra gli Stati membri il 18 e 19 giugno a Bruxelles, alcuni dei quali sono però titubanti. L’Olanda e l’Austria sono infatti contrarie agli stanziamenti a fondo perduto inclusi nel Next Generation EU e potrebbero rallentare il processo legislativo.
Un investimento per la sanità
La transizione ad un’economia più sostenibile sarebbe quindi un investimento per le generazioni future, ma anche per il nostro sistema sanitario. Diverse ricerche hanno trovato una correlazione tra cambiamento climatico e pandemie. Come ribadisce l’Onorevole Muroni, “dobbiamo prendere tutti coscienza di come siamo arrivati sin qui. E ancora una volta la nostra attenzione dovrebbe concentrarsi sul contrastare un modello che rompe tutti gli equilibri e non rispetta habitat, né biodiversità ed ecosistemi. Lo ha spiegato bene il professor Telmo Pievani dell’Università di Padova in un recente intervento su “Il Bo Live”: negli ultimi decenni abbiamo avuto comportamenti che aiutano i virus ad attaccarci, esiste un legame strettissimo tra le malattie che stanno terrorizzando il pianeta e le dimensioni epocali della perdita di natura. Distruggere le foreste e l’ambiente significa aumentare le probabilità e possibilità di contatto. Stesso nesso tra pandemie e distruzione della natura lo ribadisce anche il WWF: il 60% delle malattie emergenti, dall’Ebola alla Sars passando per l’Aids, non sono catastrofi del tutto casuali, ma sono la conseguenza indiretta del nostro impatto sugli ecosistemi. Ecco perché una delle nostre armi più efficaci per proteggerci dai virus e da nuove pandemie è proteggere l’ambiente e dunque andare avanti spediti sulla via della conversione ecologica e di un ambizioso Green Deal. E in Europa questa coscienza c’è, sicuramente più forte di quanto non sia in Italia.” Secondo un sondaggio Eurobarometro della Commissione europea del 2019, infatti, il 93% dei cittadini dell’UE considera i cambiamenti climatici un problema grave e il 79% lo ritiene un problema molto grave. Inoltre, sette intervistati su dieci (70%) convengono che l’adattamento agli effetti negativi dei cambiamenti climatici può avere effetti positivi per i cittadini dell’UE.
Riprogettazione dei settori più inquinanti
Una transizione ecologica dovrebbe anche tener conto dei combustibili fossili, il cui valore ha subito un crollo durante il Coronavirus. Diciassette ministri dell’Ambiente Europei hanno ribadito la priorità della neutralità delle emissioni sul prestito alle compagnie petrolifere. “Il petrolio scambiato a prezzi negativi è stato una prima assoluta e credo rappresenti un segnale, anche psicologico, che il mondo sta cambiando, che il futuro non è delle fossili e che queste lobby usciranno prima di quanto crediamo dalla storia” afferma l’Onorevole Muroni. “C’è anche chi chiama in causa il ruolo dei decisori politici e mette in guardia dalle possibili conseguenze negative sull’ambiente di un prezzo del petrolio troppo basso, come ad esempio la maggiore convenienza a utilizzare plastica vergine al posto di plastica proveniente da riciclo. In questo quadro è stato importante che l’Europa abbia mantenuto la rotta su bando alla plastica usa e getta, Green Deal e neutralità climatica al 2050” Nonostante ciò, però, i settori più inquinanti stanno beneficiano del supporto dell’UE. Un esempio lampante è il trasporto aereo.
Il trasporto aereo in crisi: un’opportunità?
Il settore dell’aviazione produce annualmente tra il 5 e 8% delle emissioni di CO2 prodotte dall’attività umana globalmente. Gli aerei sono il mezzo di trasporto più inquinante, con una produzione di circa 394,5 grammi di CO2 per passeggero per chilometro. Durante la crisi da Coronavirus, il traffico aereo è stato ridotto del 80% circa in Italia, mentre globalmente del 66%. Secondo la Iata, l’associazione mondiale del trasporto aereo, a causa del crollo del traffico aereo sono a rischio 25 milioni di posti di lavoro nel mondo. Il numero supera i 2,7 milioni di persone impegnate nell’aviazione commerciale, perché? Il motivo sta nel fatto che i posti di lavoro che dipendono dal trasporto aereo, secondo la Iata, sono 65,5 milioni in tutto il mondo, una cifra che supera l’attuale popolazione italiana.
Al fine di salvare le compagnie aeree, la Commissione Europea ha finora emesso 12,8 miliardi di aiuti pubblici senza vincoli ambientali e sta discutendo un eventuale prestito di 30 miliardi di euro. Nonostante la richiesta di varie ONG di imporre alle compagnie una riduzione delle emissioni in cambio dei fondi, non è finora prevista nessuna restrizione da parte dell’Unione Europea. Il problema, secondo alcune fonti della Commissione, risiede nel limite del potere dell’organo: dovrebbero essere i governi in prima persona a imporre tali limitazioni. L’Onorevole Muroni fa notare che “di fronte a una crisi di proporzioni inedite come quella che stiamo vivendo è giusto mettere in campo aiuti pubblici perché nessuno resti indietro a causa del coronavirus e per ridare ossigeno all’economia. Ma gli aiuti pubblici non possono essere incondizionati.” Bisogna trovare un compromesso tra il soddisfacimento dei target climatici di Parigi e la necessità di tutelare i lavoratori dei settori più inquinanti. Laura Bonacorsi sottolinea che “non si tratta di obiettivi necessariamente in antitesi. Speriamo che le politiche necessarie alla salvaguardia dei posti di lavoro -non solo delle compagnie aeree- si possano declinare nella chiave più green possibile. Sta alle istituzioni trovare una sintesi ottimale.” Vedremo nei prossimi mesi se i governi si impegneranno in questa battaglia.