L’Europa ai tempi del coronavirus ha dovuto cambiare le sue regole. Sono molti i trattati europei che sono stati sospesi o riadattati per fronteggiare l’emergenza sanitaria ed economica. La Commissione europea è dovuta intervenire direttamente per garantire la libera circolazione delle merci di prima necessità, dopo il blocco alle esportazioni di mascherine di Francia e Germania e il comportamento di alcuni Paesi di transito che hanno sequestrato materiale sanitario diretto all’Italia. Sono state più di 19 milioni le mascherine comprate da aziende italiane che sono state bloccate da Paesi di esportazione o di transito. La stessa presidente della Commissione ha dovuto fare mea culpa sulla solidarietà europea che nei primi momenti della crisi da coronavirus è venuta a mancare. Nuovi trattati potrebbero nascere e altri cadere, modificando ulteriormente il quadro europeo. Qui ne vediamo i più importanti.
Trattato di Schengen
Il 17 marzo è stato sospeso il trattato di Schengen, in vigore dal 1995. La sospensione riguarda gli spostamenti tra Paesi comunitari ed extracomunitari ed è stato trovato un accordo per 30 giorni da quella data. Con tutta probabilità, l’accordo sulla sospensione verrà prorogato. Sono esenti i movimenti dovuti a ragioni di aiuto internazionale, mentre per il rimpatrio dei connazionali sono stati predisposti degli accordi tra i governi e le compagnie aeree per dei voli speciali.
La decisione della Commissione è stata presa dopo che alcuni Paesi si erano mossi autonomamente. 14 Paesi europei su 27 hanno chiuso temporaneamente le frontiere interne, imponendo controlli alle dogane. Tra chi ha sospeso Schengen ci sono Belgio, Finlandia, Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Danimarca, Polonia, Lituania, Germania, Estonia, Spagna, Portogallo, Svezia e Francia. L’Austria è stata invece tra le prime a muoversi, notificando il temporaneo ripristino dei controlli alle frontiere già l’11 di marzo, causando la chiusura del Brennero. La sperimentazione delle dogane interne ha avuto importanti conseguenze, tra cui ritardi e inefficienze nella consegna di generi alimentari, come affermato da Pekka Pesonen, segretario del Comitato generale della cooperazione agricola dell’Unione europea (Cogeca).
Non è la prima volta che il trattato di Schengen viene sospeso, finora però la sospensione ha riguardato singoli Paesi membri e per un periodo limitato ai grandi eventi internazionali, come il G8 di Genova del 2001. E’ la prima volta che viene presa una decisione così importante da tanti Paesi contemporaneamente e per un periodo così lungo.
Patto di stabilità
La Commissione ha attivato la clausola di salvaguardia del Patto di stabilità, dando il via libera agli Stati membri per derogare sulle regole che limitano il deficit pubblico. Questa operazione darà un margine maggiore ai governi per attuare manovre fiscali espansive. Il rilassamento delle restrizioni è un passaggio fondamentale sia per mitigare gli effetti dell’emergenza che per sostenere l’economia in una fase successiva, quando saranno allentate le morse del lockdown e potrà iniziare una fase di rilancio.
Le regole del Patto di stabilità risalgono al 1997, ma hanno subito continui ammodernamenti. L’ultimo in ordine di tempo risale al Fiscal compact, approvato nel 2012 a seguito della crisi dell’Euro per stabilire dei piani di rientro dei Paesi ad alto debito dell’Europa meridionale.Il Patto di stabilità impone una soglia massima del 3% del rapporto tra deficit pubblico e Pil, il famoso “tetto del 3%”, e un rientro del debito al di sotto della soglia di allarme del 60% del Pil. La sospensione del Patto di stabilità va ad aggiungersi alle misure economiche intraprese dall’Europa contro il coronavirus: il bazooka della Bce con i suoi 750 miliardi di euro immessi per pagare i titoli di Stato e il piano Sure da 100 miliardi, lanciato il 2 aprile dalla Presidente della Commissione europea von der Leyen in supporto al lavoro. La decisione di erogare liquidità da parte della Bce ha ricevuto il sostegno di molti economisti italiani, come il Professor Cottarelli, che ne ha sottolineato l’importanza nel finanziare il deficit italiano del 2020 e impedire allo spread di arrivare ai livelli insostenibili della crisi dell’Euro. L’azione della Bce contraddice la gaffe del 12 marzo della presidente Lagarde, che aveva inizialmente abdicato ad un ruolo di responsabilità nel controllare lo spread.
Regolamentazione sugli aiuti di Stato
La Commissione europea ha inoltre adottato un temporary framework per allentare la regolamentazione sugli aiuti di Stato. La precedente regolamentazione è figlia della volontà di evitare una concorrenza sleale tra Paesi europei: attraverso gli aiuti di Stato i Paesi membri potrebbero favorire compagnie nazionali sottraendo slealmente quote di mercato a concorrenti stranieri.
In periodo di emergenza, sono saltati molti di questi vincoli. In particolare la Commissione ha previsto la possibilità di stanziare direttamente liquidità fino a 800mila euro per impresa. Possono inoltre essere emesse garanzie sovvenzionate sui prestiti bancari, anche fino al 100% del capitale prestato. Gli aiuti possono anche prevedere prestiti, sia a pubblici che a privati, a tassi d’interesse calmierati.
La vice presidente esecutiva Margrethe Vestager, Commissario europeo per la concorrenza, ha dichiarato: “C’è bisogno di agire velocemente per controllare il più possibile l’impatto economico del Covid-19. Abbiamo anche bisogno di muoverci in maniera coordinata. Questo temporary framework permette agli Stati membri di usare la massima flessibilità per supportare l’economia in questo periodo di emergenza”. Sono previste inoltre clausole di salvaguardia per le banche per incanalare gli aiuti di Stato direttamente nell’economia reale. La Commissione ci tiene a specificare che questo aiuto è diretto ai clienti delle banche e non alle banche stesse.
L’Unione europea, attraverso la Commissione, la Banca centrale europea e il Parlamento, sta provando a rilanciare un’azione corale, dopo i tentennamenti di inizio crisi. L’Europa è cambiata per il coronavirus e molti si chiedono se gli errori di inizio crisi, ammessi dalla stessa von der Leyen, siano recuperabili. Rimangono sul piatto ancora molti temi che non mettono d’accordo il Nord e il Sud d’Europa, come i coronabond, che dividono da una parte Germania e Olanda e dall’altra Italia, Francia, Spagna e Portogallo. L’opinione pubblica ha reagito in modo sentito: secondo i sondaggi di Noto la percentuale degli italiani che si sentono europei è diminuita dal 66% al 49%, mentre è aumentata dal 24% al 36% la quota di chi dichiara di non sentirsi europeista. L’Europa e il coronavirus dovranno convivere ancora a lungo e la crisi impone molte sfide. La sospensione di alcuni trattati fondamentali è una delle più grandi che l’Unione europea si sia trovata ad affrontare dalla sua fondazione nel 1993.