Stando ai comunicati ufficiali, i 27 membri dell’Unione stanno affrontando il tema con un approccio il più trasparente e pragmatico possibile, volto a placare i diffusi timori in relazione alle questioni di privacy e sicurezza nazionale, e ad evitare un eccessivo coinvolgimento degli stati membri nel conflitto tra le due potenze. Proprio poche settimane fa l’ENSIA – l’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione – ha rilasciato una dettagliata valutazione congiunta dei rischi per la sicurezza delle reti 5G. Tra questi emerge puntualmente il timore di un eventuale collegamento tra il fornitore della tecnologia e il governo di un Paese terzo capace di esercitare pressioni su di esso. Ma perché la “Fifth Generation” della telefonia mobile è considerata tanto strategica? E quali sono i rischi pratici ad essa collegati?
La portata rivoluzionaria del 5G
Il passaggio dal 4G al 5G consentirà un balzo tecnologico senza precedenti rispetto ai passati cambi generazionali, e come ogni tecnologia innovativa è difficile prevederne a priori tutte le applicazioni. Il 5G, oltre che per l’uso domestico, è concepito per permettere la comunicazione tra sistemi digitali che hanno bisogno di enormi quantità di dati per funzionare in modo automatico. Sarà probabilmente utilizzato per la progettazione e lo sviluppo di città intelligenti, a partire dalla coordinazione del traffico delle auto a guida autonoma fino alla gestione dell’offerta energetica.
La rete 5G è pensata soprattutto per l’internet delle cose, decine di oggetti della quotidianità saranno provvisti di connessione, e il 5G promette di potersene far carico non solo in termini di capacità di gestione dei dispositivi connessi, ma occupandosi direttamente del ‘routing’. Banalizzando: sempre più dispositivi disporranno di connettività e funzioni di rete, ma saranno ‘semplificati’ e meno autonomi; le connessioni saranno quindi gestite in maniera più centralizzata, passando per i software e le infrastrutture dei fornitori.
Tutto ciò porterà ad un’impressionante automazione delle attività industriali e dei servizi, mentre il valore e la mole dei dati prodotti dalle attività economiche aumenteranno a dismisura. I dati digitali diventeranno il principale strumento per produrre ricchezza all’interno delle economie avanzate e il 5G sarà al centro del passaggio di tutte le informazioni, incluse le comunicazioni militari e di intelligence.
Risulta evidente a questo punto come le infrastrutture che gestiscono il traffico e l’utilizzo di queste informazioni assumeranno un valore strategico-militare quasi senza pari. Serie preoccupazioni in termini di sicurezza informatica emergono dalla possibilità che i dati che transitano nella rete possano essere intercettati, mentre sussiste anche il rischio che i sistemi stessi nascondano codici che consentano di bloccare o sabotare le reti paralizzando gran parte delle attività di un paese intero. Nell’Era del 5G, le conseguenze di cyber attacchi potranno essere direttamente palpabili a causa delle loro conseguenze sulla vita di tutti i giorni.
L’Europa è consapevole di queste minacce, e nell’allarme lanciato dall’ENSIA a inizio mese sono contenute evidenti preoccupazioni relative alla concessione degli appalti per le infrastrutture 5G ad aziende troppo dipendenti dai propri governi, specie se questi non sono democratici. Il riferimento alla Cina non poteva essere più esplicito: il Paese, grazie agli ingenti investimenti statali, vanta un ampio vantaggio rispetto ai concorrenti occidentali, e vi è il forte sospetto che le sue Huawei e ZTE siano influenzate dalle decisioni di Pechino.
Una Pericolosa Escalation
Quasi un anno dopo l’arresto della top manager cinese in Canada, il 5 maggio del 2019 il Presidente Americano Donald Trump ha firmato un decreto legislativo contro Huawei che restringe l’accesso dell’azienda a tecnologie americane, e ne vieta l’impiego nelle reti di aziende private. In seguito Facebook e Google, sotto le pressioni del governo, hanno annunciato importanti limitazioni dei propri software sui dispositivi Huawei, come l’impossibilità di ottenere aggiornamenti del sistema operativo (Android è infatti sviluppato da Google) o di avere applicazioni prodotte da Facebook preinstallate sui loro dispositivi. Lo scorso Luglio vi avevamo raccontato dei recenti sviluppi della disputa, che non sembra risolversi.
Nel retroscena del conflitto però, vi sono chiari avvertimenti per tutti gli alleati degli ‘States’. A febbraio gli USA hanno chiaramente messo in guardia l’Unione europea dall’usare infrastrutture cinesi per lo sviluppo della propria rete 5G. Avvisi simili sono arrivati all’India e alle Filippine, mentre l’Australia si era già mossa l’anno prima, nel 2018, decidendo di escludere Huawei dai propri appalti. Anche in Nuova Zelanda e Giappone sono state adottate misure analoghe, mentre nel Regno Unito si sta ancora ancora discutendo questa possibilità, e nel frattempo sono state prese misure più moderate.
La Russia si è mossa invece nella direzione opposta, affidando proprio a Huawei la costruzione della sua rete 5G. In Cina, intanto, viene riconosciuto il monopolio di Huawei tramite il rilascio di brevetti ad hoc. Per una panoramica completa dei Ban a Huawei nel mondo, cliccando qui potete consultare la nostra mappa aggiornata a luglio 2020.
Sviluppi più Recenti
Gli Stati Uniti stanno lavorando assiduamente per escludere la Cina dalle aste europee per la costruzione delle infrastrutture per il 5G. I dialoghi con l’Europa proseguono da un po’, e a settembre è stata firmata a questo pro una dichiarazione congiunta con la Polonia. In Italia lo scorso 3 ottobre si è svolto a Villa Madama il bilaterale tra il Ministro degli Esteri Luigi di Maio e l’omologo statunitense Mike Pompeo.
Durante l’incontro sono stati discussi dossier su Russia, Iran, Venezuela e crisi libica, ma soprattutto si è parlato di 5G. Pompeo ha espresso le sue preoccupazioni in merito all’affidamento delle infrastrutture strategiche, e il Presidente Trump si è definito “molto soddisfatto” delle rassicurazioni ricevute dalla controparte Italiana. Anche il Garante per la Privacy italiano si è espresso in merito, con Antonello Soro comunicato le sue preoccupazioni direttamente al Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), e che già da tempo sta svolgendo un’indagine conoscitiva in merito ai rischi del 5G.
La Posizione dell’Italia sul 5G
Dall’insediamento del ‘Conte Bis’ l’Italia è tornata a ricoprire una posizione atlantista ed europeista in termini di politica estera. Posizione espressa chiaramente già dal primissimo Consiglio dei Ministri, il 5 settembre, quando è stato attivato il Golden Power su 5 aziende di telecomunicazioni in relazione alle tecnologie 5G. Il Golden Power conferisce “l’esercizio di poteri speciali con riguardo a tutte le società che svolgono attività di rilevanza strategica”, con particolare interesse alle acquisizioni estere. Roma si allinea quindi alle decisioni di Washington, decidendo di monitorare e regolare in prima persona lo sviluppo della tecnologia, e riservandosi il potere di accettare, rifiutare e imporre condizioni ad eventuali contratti tra le 5 aziende e collaboratori extra-europei (Wired.it).
Il Mondo è a un Bivio?
Le due realtà, quella a guida statunitense e quella sotto all’influenza di Pechino, sembrano intenzionate ad escludersi a vicenda. Il nascente bipolarismo USA-Cina potrebbe dare origini a due mondi virtualmente divisi, due reti separate con le proprie regole e risorse. Anche se può sembrare assurdo nell’epoca dell’informazione digitalizzata, per proteggere l’indipendenza di Internet – e quindi anche quella dei cittadini – si sta confinando la sua libertà entro frontiere geopolitiche.
Grazie a Nadir Manna per il suo prezioso contributo