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Tra populismo e Russia, l’Austria rischia di scivolare verso una politica anti Ue

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L’Austria è apparsa nei titoli dei giornali italiani più volte negli ultimi anni in seguito a varie vicende controverse. Ricordiamo il “Brennero Gate”, quando durante la crisi migratoria del 2015 l’Austria voleva costruire una recinzione al confine con l’Italia per controllare gli ingressi nel proprio territorio. Questo sarebbe stato quindi un passo indietro rispetto all’accordo di Schengen sulla libera circolazione. Oppure, in tempi più recenti, c’è stato lo scontro con l’Unione europea e in particolare con le linea politica della Commissione per quanto riguarda il piano vaccinale comunitario: l’Austria ha annunciato che in futuro si affiderebbe solo allo Sputnik-V russo, una volta approvato dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA), seguendo così le orme di Repubblica Ceca e Ungheria. È interessante quindi analizzare il ruolo politico che ha l’Austria in Europa, plasmato da governi variegati che si alternano e nuovi leader politici emergenti. 

L’Austria e la sua politica interna 

Attualmente il Cancelliere Sebastian Kurz si trova al suo secondo mandato di governo dopo aver trovato un accordo a inizio 2020 tra il suo partito, il Partito popolare austriaco (ÖVP), e il Partito dei verdi (Grüne) di Werner Kogler, ora Vice-Cancelliere. Il patto tra i due partiti di sfere apparentemente distanti – da una parte gli ambientalisti e dall’altra la destra conservatrice – li vede convergere principalmente su politiche migratorie più rigide, come l’introduzione della “detenzione precauzionale” per i richiedenti asilo potenzialmente pericolosi, e piani per rendere l’Austria uno Stato carbon-neutral entro il 2040. A ciò si aggiunge la creazione di un gruppo di lavoro per studiare un sistema fiscale che vada a colpire le attività più inquinanti (la cosiddetta carbon tax è stata però esclusa per garantire la cosiddetta just transition, ossia una “giusta transizione”). I Verdi però hanno anche accettato di mantenere il divieto del hijab a scuola per le ragazze minori di 14 anni, introdotto dal governo Kurz I nel 2018 nella coalizione di destra assieme al Partito della libertà austriaco (FPÖ). 

L’Austria e la sua politica europea 

Se sul piano interno l’Austria è divisa tra correnti ambientaliste e correnti populiste di destra, anche a livello europeo si possono osservare delle posizioni abbastanza ibride. Per quanto riguarda i negoziati per il progetto di Next Generation EU, l’Austria ha sempre espresso la sua contrarietà all’elargizione di troppi fondi ai Paesi con finanze pubbliche instabili come l’Italia. Kurz si era quindi schierato con il fronte dei cosiddetti ‘paesi frugali, ossia Paesi Bassi, Svezia, Danimarca e Finlandia, andando quindi contro alle posizioni più compromissorie di Germania e Francia. Secondo uno studio, alla fine, l’Austria riceverà solo fondi pari allo 0,9% del Pil nazionale sotto forma di sovvenzioni, mentre in Italia corrispondono al 10% circa. 

Altro argomento di scontro a livelli europeo è stata la crisi migratoria del 2015. L’Austria si è ritrovata il Paese di “approdo” sulla rotta balcanica e ha dovuto affrontare un aumento di più del 300% di richieste di asilo da parte dei rifugiati. Da quel momento, Vienna ha iniziato ad adottare regole sempre più stringenti e ha rifiutato di collaborare con gli altri Stati europei per un meccanismo di redistribuzione dei migranti. Tutto questo è stato anche un argomento centrale per le elezioni parlamentari del 2017, in cui i partiti di destra anti-immigrazione hanno ottenuto una vittoria schiacciante. Quindi, anche su questo fronte, l’Austria si è scontrata con l’Ue e si è anche avvicinata ai Paesi di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia), fortemente contrari alle politiche migratorie di accoglienza e redistribuzione comunitaria.

Austria e Germania: le sorelle germaniche

Per quanto riguarda il rapporto tra l’Austria e la Germania, le loro relazioni si sono raffreddate dopo l’arrivo di Kurz, anche se rimangono due partner fortemente legati. Storicamente i due Paesi sono stati al centro della storia europea, a partire dal Sacro Romano Impero. Alla fine delle guerre napoleoniche, ci fu il tentativo di restaurare il vecchio Impero con la creazione della nuova Confederazione germanica, che includeva gran parte dei territori dell’Impero Austriaco e del Regno di Prussia. Questa Confederazione, però, si dissolse con la guerra austro-prussiana, alla fine della quale si divisero nuovamente in Impero Tedesco e Austriaco. L’anschluss (in tedesco “annessione”) del 1938, in violazione del Trattato di Versailles, invece fu ancora una volta un tentativo di unificazione con l’idea di creare la “grande Germania”, progetto di fatto cancellato al termine della Seconda Guerra Mondiale.

E’ con l’ingresso dell’Austria nell’Unione europea nel 1995, e nell’area di Schengen, che si è dissolta la barriera fisica che era tornata a dividere le due sorelle. Nel 1999 Austria e Germania sono state poi entrambe membri fondatori dell’Eurozona. Dal 1995 in poi i rapporti economici e commerciali tra i due Paesi sono quindi aumentati sempre di più, tanto da rendere l’Austria estremamente dipendente dal mercato tedesco. Nel grafico sottostante si può vedere come la Germania sia il partner commerciale principale dell’Austria, soprattutto per l’import (il 34% del totale commerciale). Nel 2019 l’Austria aveva un deficit commerciale di 10 miliardi di dollari con la Germania. 

Le relazioni tra i due Paesi, però, si sono incrinate negli ultimi anni dal punto di vista politico. A fare da spartiacque è stata infatti la crisi migratoria del 2015, anno in cui la Germania decise di accogliere più di un milione di rifugiati nel proprio territorio. Infatti, anche recentemente, il governo di Kurz ha annunciato di non voler accogliere altri profughi provenienti dall’isola di Lesbo, dopo una richiesta di Berlino. Kurz d’altronde non ha mai nascosto di essere l’anti-Merkel per quanto riguarda le politiche migratorie e di accoglienza. 

Paesi di Visegrad e la Russia: l’Austria guarda ad Est

L’ingresso dell’Austria nell’Unione europea è stato importante per fungere da collegamento territoriale ed economico in vista dell’allargamento verso est avvenuto nel 2004, quando Paesi come quelli del blocco di Visegrad e quelli baltici entrarono a far parte del progetto europeo. Questo gruppo di Paesi, e specialmente Polonia e Ungheria, sono però diventati noti in Europa per non rispettare lo stato di diritto e per avere rapporti problematici e di conflitto con l’Unione. L’Austria, soprattutto tra il 2017 e il 2019 quando al governo c’erano Kurz e FPÖ, aveva addirittura mostrato l’interesse ad entrare nell’alleanza Visegrad, allontanandosi così dalla Germania. Questo però risulterebbe difficile in realtà: rimangono infatti molti elementi di differenza tra loro. L’Austria non è un membro della NATO (nella propria Costituzione ha una dichiarazione di neutralità che non permette di partecipare a nessuna alleanza militare internazionale), non usa energia nucleare come Ungheria e Polonia (l’Austria è fortemente anti-nucleare), ma soprattutto mantiene standard di stato di diritto diversi, il rispetto della libertà di stampa in primis. I tentativi di Kurz però rimangono quelli di rafforzare il legame con i Paesi dell’Est, sia da un punto di vista economico che politico.

Ancora più a est e dunque guardando al rapporto con la Russia, in Austria, come in Italia e in altri Paesi europei, ci sono stati degli scandali riguardanti finanziamenti illeciti al Partito della libertà austriaco (FPÖ), in scambio di appalti pubblici esclusivi per la figlia di un importante imprenditore russo, Igor Makarov, proprietario di una compagnia petrolifera. Questo dossier, non ancora risolto, è stato la scintilla della crisi di governo con l’ÖVP di Kurz nel 2018. L’Austria, tra l’altro, non ha mai condiviso le posizioni più scettiche e critiche nei riguardi della Russia, ma anzi ha sempre sostenuto un approccio amichevole con il Cremlino. Poi, con il crescente consenso dei partiti di destra (FPÖ, dopo il crollo dovuto all’Ibizagate, sta risalendo velocemente nei sondaggi), queste posizioni si erano già consolidate. Per esempio, durante la crisi della Crimea, FPÖ aveva chiesto all’Europa di togliere le sanzioni economiche imposte alla Russia.

Austria: partner affidabile o scheggia impazzita?

In generale sembra che l’Austria faccia fatica a trovare una linea chiara nello scacchiere  europeo. Se da un lato continua ad essere un esempio di democrazia liberale sviluppata come la sorella Germania, dall’altra è stata scossa negli ultimi anni da corrente populiste che hanno influenzato anche un partito storico come l’ÖVP di Kurz, portandolo su posizioni radicali come sull’immigrazione. Pur rimanendo un partner commerciale e politico europeo fondamentale, soprattutto come ponte verso l’est, ora l’Austria inizia ad esprimere scetticismo verso la multigovernance europea e verso un’ulteriore integrazione istituzionale e politica. Per questo, le forze che spingono Vienna verso il gruppo di Visegrad e la Russia vengono osservate attentamente dal resto del Continente.

*crediti foto: Dimitry Anikin / Unsplash

Giovanni Polli
Nato a Vicenza nel '99. Sono uno studente di scienze politiche presso l'Università Bocconi. Oltre ad essere un appassionato di politica, sono un vorace consumatore di musica; probabilmente sono l'unico a comprare ancora CD. In Veneto ho sviluppato anche un'altra delle mie più grandi passioni: lo spritz, rigorosamente a tre euro!

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