Creata nel 1949 quando l’Europa Occidentale e i suoi alleati del Nord America erano preoccupati dalla crescente politica espansionistica dell’Unione Sovietica, l’Alleanza mirava a formare un patto di difesa collettiva in grado di assicurare pace e stabilità nella zona Euro-Atlantica. Con il crollo dell’Urss e il sorgere di nuove minacce la Nato si è evoluta, allargando i suoi orizzonti al di là dell’integrità territoriale dei suoi Stati membri.
Il Trattato del Nord Atlantico (conosciuto anche come Carta Atlantica o Patto Atlantico) fu firmato da 12 Paesi fondatori. Oggi l’Alleanza, con sede a Bruxelles, conta 30 Stati membri, con il recente ingresso della Macedonia del Nord lo scorso 27 marzo.
Struttura della Nato
Rappresentando sia uno strumento di collaborazione politica che di cooperazione militare tra i Paesi membri, la Nato ha una duplice struttura: politica e militare.
Ogni Stato membro ha una propria Delegazione nei quartieri generali a Bruxelles, i cui Rappresentanti permanenti formano il Consiglio del Nord Atlantico, il principale organo decisionale della Nato. Il Consiglio, presieduto dal Segretario Generale, si riunisce almeno una volta a settimana per prendere decisioni politiche, integrando talvolta Ministri degli Esteri e della Difesa o Capi di Stato e di Governo. Le decisioni si prendono attraverso il consenso unanime, assegnando in tal modo un diritto di veto implicito a tutti i membri sulle diverse questioni.
Il vertice dell’organizzazione militare è costituito dal Comitato Militare, formato dai Capi di Stato maggiore della difesa dei Paesi membri, il cui compito è quello di decidere le linee strategiche di politica militare dell’Alleanza. L’organismo esecutivo è composto dallo staff militare internazionale: quando il Consiglio decide di intraprendere operazioni militari, gli Stati membri contribuiscono con le proprie forze su base volontaria. La Nato in sé ha poche forze permanenti proprie.
Tratti principali della Nato
- Attraverso consultazioni e processi decisionali gli Stati membri collaborano in materia di politica estera, difesa e sicurezza per la prevenzione e risoluzione di conflitti e minacce. Lo scopo è quello di usare la diplomazia per risolvere pacificamente le controversie.
- Laddove la strada diplomatica fallisce, la Nato ha il potere di intraprendere operazioni militari per gestire le crisi, dietro mandato delle Nazioni Unite o in base al principio di difesa collettiva.
- Cuore pulsante della Nato è infatti il principio di difesa collettiva, stabilito dall’Art. 5 del Trattato, che considera un attacco contro una o più Parti dell’Alleanza come un attacco contro tutte e legittima in tal caso gli Stati membri ad intraprendere “ogni azione ritenuta necessaria a ristabilire e mantenere la sicurezza, compreso l’uso della forza armata”. Ad oggi l’Art. 5 è stato invocato solo all’indomani degli attacchi dell’11 settembre, quando l’Alleanza si affiancò agli Stati Uniti nella guerra in Afghanistan.
- L’Alleanza Atlantica si è adattata al nuovo panorama internazionale post Guerra Fredda individuando i suoi tre principi chiave in: deterrenza e difesa, gestione delle crisi e sicurezza cooperativa. Ha sviluppato al suo interno nuove unità in grado di affrontare le sfide del nuovo millennio, quali terrorismo, sicurezza informatica, armi di distruzione di massa e crisi migratorie.
- L’allargamento della Nato a nuovi membri, regolato dall’Art. 10, prevede che il candidato sia uno Stato europeo e che venga approvato dagli Alleati all’unanimità.
Partnerships
Ad oggi 40 Stati non membri collaborano con la Nato in ambito di consultazione, coordinamento e dialogo, partecipando talvolta anche in operazioni militari guidate dalla Nato. L’Alleanza ha inoltre instaurato forti relazioni con importanti organizzazioni, tra le quali l’Unione Europea, le Nazioni Unite e l’Osce.
In particolare si è resa evidente la necessità di interconnessione tra Nato e Ue, avendo vissuto in gran parte lo stesso processo di allargamento post Guerra Fredda. Le due organizzazioni condividono 22 Paesi membri, interessi strategici, sfide e potenziali minacce, e hanno sviluppato negli anni numerosi pacchetti di cooperazione in ambito politico e difensivo.
Stati Uniti e spese militari
Sebbene formalmente tutti gli Alleati abbiano lo stesso peso all’interno dei processi decisionali, gli Stati Uniti sembrano avere una significativa influenza sulle scelte degli altri Paesi. Ad esempio, sono in molti a sostenere come diversi Alleati si siano uniti alla guerra in Afghanistan non per un reale interesse nell’impresa ma con l’obiettivo di mantenere buoni rapporti con la Casa Bianca.
Stando ai dati ufficiali gli Stati Uniti hanno in effetti un importante peso all’interno della Nato. Ad oggi detengono la quota maggiore, insieme alla Germania, del budget annuale (pur avendola ridotta dal 22% al 16% nel 2019), il più alto numero di forze armate (1.34 milioni di truppe) e una spesa militare equivalente al 3.4% del PIL americano – coprendo circa il 69% della spesa totale per la difesa dell’Alleanza.
Nel 2014 gli Alleati hanno firmato un accordo impegnandosi ad aumentare ciascuno entro il 2024 le proprie spese militari al 2% dei rispettivi PIL. Nel 2019 solo 7 membri su 29 rispettavano questo target, provocando forti critiche da parte di Trump.
Il presidente americano ha dichiarato più volte di non essere soddisfatto del sistema di finanziamento della Nato e delle disparità tra Stati Uniti e gli altri membri, sollecitandoli ad aumentare le spese militari al più presto – dichiarazioni che sono state interpretate come una minaccia a lasciare l’Alleanza. Un eventuale abbandono degli Stati Uniti sarebbe devastante per l’intera organizzazione dal punto di vista politico, economico e militare, e i Paesi restanti sarebbero costretti a ripensare in modo strategico il futuro della sicurezza europea.
Critiche all’operato
Negli anni si sono sollevate numerose critiche riguardo l’efficacia e il reale scopo dell’Alleanza, in particolare in merito alle operazioni condotte in Afghanistan, Iraq, ex Jugoslavia, Libia, Ucraina e Siria.
Secondo i critici l’aspetto militare non sarebbe più realmente centrale come in passato e gli interventi all’estero della Nato parrebbero più uno strumento di politica internazionale, nei quali giocano diversi interessi politici ed economici, il consenso dell’opinione pubblica e la politica interna dei singoli Stati.
Divergenze interne
I rapporti tra gli Stati membri sono spesso caratterizzati da divergenze e contraddizioni che sembrano minare l’unità dell’Alleanza.
La Turchia sta cercando appoggio nel suo obiettivo di abbattere le forze curde in Siria e di dichiararle organizzazioni terroristiche, mentre la Francia chiede agli Alleati di rimanere concentrati nella lotta all’Isis. La visione di Parigi non è stata favorita dal ritiro delle truppe americane dalla Siria, che ha lasciato campo libero all’invasione delle forze turche nella zona, scaturendo le critiche di Macron verso la mancanza di impegno collettivo di Trump.
Anche la guerra civile libica è motivo di dissensi tra i Paesi membri. In particolare la Francia, che ha dichiarato il suo sostegno politico (ma non militare) alle forze guidate dal generale Haftar, si trova ora in netto contrasto con importanti Alleati che invece appoggiano il governo di Fayez al-Sarraj, come Turchia, Italia e Stati Uniti, e che attraverso la Nato puntano a respingere la penetrazione russa in Libia.
Infine pochi giorni fa Erdogan ha bloccato il piano di difesa per Paesi baltici e Polonia – preoccupati dall’aggressività della Russia – mettendo come condizione il sostegno della Nato alla sua campagna militare in Siria. Il veto turco lascia questi paesi privi di deterrenza verso la Russia, segnando l’ennesimo elemento di discordia all’interno dell’Alleanza Atlantica.