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Stallo in Israele, si torna al voto

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Alla mezzanotte israeliana di ieri, 11 dicembre, è scaduto il tempo che la Knesset, il parlamento israeliano, aveva per nominare ufficialmente il nome del futuro Primo Ministro del paese. Si dovrà quindi ricorrere a nuove elezioni, le terze in meno di un anno, in quello che ormai è lo stallo costituzionale più grave che abbia mai colpito Israele.

Come si è arrivati a questa situazione?

In Israele si è votato ad aprile e poi di nuovo a settembre del 2019. I risultati hanno evidenziato come il paese sia sostanzialmente scisso tra i sostenitori di Netanyahu, primo ministro in carica dal 2009, e il suo principale oppositore, Benny Gantz, ex capo di stato maggiore del IDF, le forze di difesa israeliane.

Le elezioni suppletive di settembre hanno segnato il sorpasso dell’opposizione, il partito Blu e Bianco di Gantz, sul Likud di Netanyahu. La coalizione delle destre religiose e ultra-ortodosse ha però permesso a Netanyahu di ottenere per primo il mandato esplorativo. Constatato il fallimento nel creare una maggioranza, la palla è passata nelle mani di Gantz. La possibilità di governare per Gantz prescindeva però da un’alleanza elettorale quasi impossibile; l’ex capo di stato maggiore avrebbe dovuto governare insieme alla lista dei partiti arabi e con il supporto della minoranza russa guidata da Avigdor Lieberman.

Gli ultimi tentativi

Essendo dunque manifestatosi impossibile per Netanyahu e Gantz formare una maggioranza, il compito di verificare se ne esistesse una è stato consegnato alla Knesset. La possibilità di un governo di unità nazionale, che avrebbe previsto l’alleanza dei due maggiori partiti, è tuttavia svanita. Il motivo è dovuto all’impossibilità di trovare un accordo su chi fra Gantz e Netanyahu dovesse ricoprire la carica di Primo Ministro. Da mesi inoltre, Netanyahu si trova al centro di scandali di corruzione e frode per cui è stato recentemente accusato. Rischia quindi l’incarcerazione e l’interdizione dai pubblici uffici. Questo chiarisce quindi la ragione per cui Netanyahu è attualmente restio a cedere la posizione di Primo Ministro. Soltanto restando Primo Ministro, incaricato o facente funzioni, può infatti avvalersi dell’immunità per le accuse che gli sono state mosse.

I risl
La composizione del parlamento israeliano dopo le elezioni di aprile 2019.

D’altro canto, Benny Gantz ha sottolineato più volte come non ci sia alcuna possibilità che lui e il suo partito possano governare con chi è accusato di tali crimini, rendendo dunque le possibilità di un governo di unità nazionale ancora più risicate.

Gli scenari futuri

Le elezioni dovrebbero dunque tenersi il 2 di marzo. Ancora tre mesi di campagna elettorale dunque, con la seria possibilità che anche la prossima tornata si dimostri sostanzialmente inutile e che lo stallo in Israele continui. I sondaggi più recenti mostrano come Gantz abbia staccato abbastanza nettamente Netanyahu, ma a distanza di tre mesi dalle elezioni tutto può succedere e il raggiungimento di una maggioranza parlamentare sembra restare un miraggio.

I cambiamenti più sostanziali Netanyahu potrebbe però subirli dall’interno. È infatti cresciuta in questi mesi una fronda interna al Likud che si oppone alla sua leadership. Alcuni dei suoi membri di partito lo accusano di essere ormai interessato a preservare la sua libertà personale piuttosto che a lavorare per il futuro del paese. È prevedibile dunque che a breve verranno indette delle primarie. Nel caso in cui Netanyahu dovesse perdere la guida del Likud, il suo futuro sarebbe certamente meno roseo.

Stefano Mazzola
Milanese, nato nel 1998. Appassionato di politica e Medio-Oriente, studio Relazioni Internazionali all’Università Bocconi di Milano. Il primo libro che mi hanno regalato a cinque anni era una raccolta delle bandiere del mondo e, dopo averle imparate tutte, ho capito che per essere felice ho bisogno di esplorare. Nutro una passione sfrenata per le rivoluzioni e amo raccontarle.

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