Come si è arrivati a questa situazione?
In Israele si è votato ad aprile e poi di nuovo a settembre del 2019. I risultati hanno evidenziato come il paese sia sostanzialmente scisso tra i sostenitori di Netanyahu, primo ministro in carica dal 2009, e il suo principale oppositore, Benny Gantz, ex capo di stato maggiore del IDF, le forze di difesa israeliane.
Le elezioni suppletive di settembre hanno segnato il sorpasso dell’opposizione, il partito Blu e Bianco di Gantz, sul Likud di Netanyahu. La coalizione delle destre religiose e ultra-ortodosse ha però permesso a Netanyahu di ottenere per primo il mandato esplorativo. Constatato il fallimento nel creare una maggioranza, la palla è passata nelle mani di Gantz. La possibilità di governare per Gantz prescindeva però da un’alleanza elettorale quasi impossibile; l’ex capo di stato maggiore avrebbe dovuto governare insieme alla lista dei partiti arabi e con il supporto della minoranza russa guidata da Avigdor Lieberman.
Gli ultimi tentativi
Essendo dunque manifestatosi impossibile per Netanyahu e Gantz formare una maggioranza, il compito di verificare se ne esistesse una è stato consegnato alla Knesset. La possibilità di un governo di unità nazionale, che avrebbe previsto l’alleanza dei due maggiori partiti, è tuttavia svanita. Il motivo è dovuto all’impossibilità di trovare un accordo su chi fra Gantz e Netanyahu dovesse ricoprire la carica di Primo Ministro. Da mesi inoltre, Netanyahu si trova al centro di scandali di corruzione e frode per cui è stato recentemente accusato. Rischia quindi l’incarcerazione e l’interdizione dai pubblici uffici. Questo chiarisce quindi la ragione per cui Netanyahu è attualmente restio a cedere la posizione di Primo Ministro. Soltanto restando Primo Ministro, incaricato o facente funzioni, può infatti avvalersi dell’immunità per le accuse che gli sono state mosse.
D’altro canto, Benny Gantz ha sottolineato più volte come non ci sia alcuna possibilità che lui e il suo partito possano governare con chi è accusato di tali crimini, rendendo dunque le possibilità di un governo di unità nazionale ancora più risicate.
Gli scenari futuri
Le elezioni dovrebbero dunque tenersi il 2 di marzo. Ancora tre mesi di campagna elettorale dunque, con la seria possibilità che anche la prossima tornata si dimostri sostanzialmente inutile e che lo stallo in Israele continui. I sondaggi più recenti mostrano come Gantz abbia staccato abbastanza nettamente Netanyahu, ma a distanza di tre mesi dalle elezioni tutto può succedere e il raggiungimento di una maggioranza parlamentare sembra restare un miraggio.
I cambiamenti più sostanziali Netanyahu potrebbe però subirli dall’interno. È infatti cresciuta in questi mesi una fronda interna al Likud che si oppone alla sua leadership. Alcuni dei suoi membri di partito lo accusano di essere ormai interessato a preservare la sua libertà personale piuttosto che a lavorare per il futuro del paese. È prevedibile dunque che a breve verranno indette delle primarie. Nel caso in cui Netanyahu dovesse perdere la guida del Likud, il suo futuro sarebbe certamente meno roseo.