La neutralità dell’India tra politica estera e interna
La posizione dell’India sulla Guerra in Ucraina può essere compresa alla luce di vari fattori di politica interna ed estera. A livello domestico, Nuova Delhi dipende dalla Russia su diversi fronti. Mosca rappresenta un importante partner economico per l’India, che nel 2021 ha importato dalla Russia beni per il valore di 8,69 miliardi di dollari, tra cui oli, fertilizzanti, pietre preziose e tecnologia nucleare. Mosca, inoltre, fornisce una notevole quantità dell’arsenale militare indiano e quasi il 60% dell’equipaggiamento militare, rendendosi disponibile a fornire sistemi d’arma e tecnologie che nessun altro Paese esporterebbe in India a causa delle proprie normative nazionali. Inoltre, i due Paesi sono legati da reciproci investimenti nel settore energetico.
A livello internazionale, l’invasione russa dell’Ucraina ha posto l’India di fronte a scelte strategiche difficili e Delhi ha risposto con la neutralità per proteggere i propri interessi.
L’India, infatti, storicamente conta sul veto della Russia in sede di Consiglio di Sicurezza ONU su questioni relative a dispute territoriali. Durante la crisi del Pakistan orientale del 1971 – che portò alla creazione del Bangladesh – i sovietici protessero l’India dalle censure dell’ONU, ponendo il veto a una risoluzione che chiedeva il ritiro delle truppe dalla regione contesa. Oggi, con le nuove tensioni nella regione del Kashmir, Nuova Delhi vorrà assicurarsi che Mosca sia dalla sua parte nel caso in cui la questione venga nuovamente sottoposta al Consiglio di Sicurezza.
Inoltre, il pragmatismo indiano mira a scongiurare gli effetti che un avvicinamento di Mosca alla Cina e al Pakistan avrebbe sugli equilibri geopolitici regionali. Nuova Delhi, ad esempio, conta sul supporto russo, o almeno sulla sua neutralità, nella disputa sui confini con la Repubblica Popolare Cinese che va avanti da ottant’anni. Oltre alle contese territoriali, la crescente influenza di Pechino nel vicinato indiano rappresenta una minaccia, e Nuova Delhi ha plasmato la risposta alla guerra in Ucraina in funzione delle proprie sfide di sicurezza, optando per l’ambivalenza strategica.
La linea strategica indiana, quindi, non significa sintonia con la Russia, ma rappresenta una scelta dettata dalle criticità della regione per minimizzare i rischi di un affronto a Mosca.
La tradizione indiana di non-allineamento
La difesa dell’autonomia strategica del Paese ha rappresentato per l’India una priorità a partire dal 1947. Da allora, il nazionalismo anticolonialista ha definito l’identità indiana, traducendosi in una politica di non allineamento per preservare gli interessi di Nuova Delhi in un mondo che appariva costruito per promuovere i valori dell’Occidente.
Tale postura si è interrotta nel 1991, quando il Paese, colpito da una forte crisi, si è aperto alle idee del mercato libero e della globalizzazione, modificando la propria politica estera dal non-allineamento verso un maggiore coinvolgimento (lett. engagement) con gli Stati Uniti. Ancora oggi, l’impegno indiano verso l’ordine corrente rimane strumentale e parziale e i punti principali della politica estera del Paese restano l’autonomia strategica, l’avversione verso alleanze strette, e una forte preferenza per gli strumenti diplomatici rispetto a quelli coercitivi. Nuova Delhi, infatti, non ha mai supportato l’interventismo americano, mettendo in discussione la “coalizione dei volenterosi” a guida occidentale e preferendo un ordine globale multipolare in cui l’India possa far sentire la sua voce. Nel lungo termine, tale assetto permette a Delhi di muoversi più liberamente a seconda delle aree tematiche, evitando di impegnarsi in alleanze troppo strette.
Il nuovo slancio nei legami tra India e Occidente
Nonostante la posizione neutrale dell’India segni una forte divergenza con i Paesi occidentali, le relazioni tra i Paesi dell’Unione Europea e gli Stati Uniti con l’India sono notevolmente migliorate. L’approccio positivo dei Paesi occidentali nei confronti dell’Unione indiana è dovuto a tre fattori.
Innanzitutto, il cambiamento strutturale nell’equilibrio di potere globale, che vede ora l’indo-pacifico come nuovo centro di gravità della politica e dell’economia globale, ha reso la partnership con l’India un’opportunità cruciale per gestire la disgregazione del sistema internazionale. Inoltre, le sfide geopolitiche derivanti dall’ascesa della Cina e dal revisionismo della Russia hanno portato l’Europa occidentale a rivalutare la propria identità di attore globale, abbracciando un orientamento strategico che più si adatta alle priorità dell’India. Infine, l’India, pragmatica e disposta a usare il balance of power esistente a proprio vantaggio, sta potenziando le proprie capacità in ogni settore possibile e impegnandosi in modo sempre più chiaro con i propri partner.
Il silenzio dell’India sulla questione ucraina, però, rappresenta un’opportunità per l’Unione Europea. Considerando il dilemma dell’India, dipendente su più fronti dalla Russia, i Paesi Occidentali guidati dall’Unione, infatti, potrebbero aiutare il Paese nel suo processo di diversificazione, dimostrandosi partner seri, anziché imporre i propri desiderata e esercitare pressioni su Delhi. L’India infatti vuole dimostrarsi un attore responsabile (lett. responsible stakeholder) e il suo impegno è sfaccettato, estendendosi dalla cooperazione con gli Usa all’impegno multilaterale attraverso canali come il Quad (Quadrilateral Security Dialogue), ma Delhi non vuole e non può permettersi di chiudersi in alleanze strette.
*Incontro bilaterale del Primo Ministro indiano Nerendra Modi con il Presidente russo Vladimir Putin a margine del Vertice BRICS [Crediti foto MEAphotogallery via flickr]*