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Non solo medaglie: il ruolo del soft power nelle Olimpiadi

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Le Olimpiadi sono un evento mondiale che da secoli raccoglie atleti e spettatori di ogni razza, genere e orientamento sessuale nel nome dello sport, ma non solo. Gli atleti impersonificano i valori di eccellenza, solidarietà e pace ed esprimono inclusività e mutuo rispetto anche attraverso la neutralità politica – in campo e durante le cerimonie. 

Tuttavia, come denunciato dal presidente del Comitato olimpico Thomas Bach, spesso i governi considerano le Olimpiadi tutto fuorché apolitiche. A più riprese, i Giochi olimpici sono stati utilizzati sia come mezzo per consolidare il proprio modello politico, che come strumento di boicottaggio contro altri Paesi. Il boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca del 1980 si presenta come caso esemplare, in cui gli Stati Uniti riuscirono a convincere altri 64 Paesi a ritirare i propri atleti come atto di protesta a seguito dell’invasione sovietica in Afghanistan.

I Giochi di Tokyo 2021 si sono da poco conclusi, ma le dinamiche politiche che si sono manifestate – dallo sforzo del Giappone di costruirsi un’immagine forte alla critica al governo bielorusso da parte dell’atleta Krystsina Tsimanouskaya- appaiono rilevanti anche nell’ottica del prossimo appuntamento di Pechino 2022.  

Olimpiadi, un’arena di soft power?

Nelle Olimpiadi non scendono in campo solo gli atleti, ma anche i loro governi, che sfruttano questa arena come eco di potenziamento del proprio soft power. Come sostenuto da The Conversation, durante i Giochi olimpici i Paesi coinvolti cercano di utilizzare la cultura e i propri valori con lo scopo di modellare l’opinione pubblica e perseguire interessi politici a livello internazionale. 

Oltre a calamitare un enorme investimento nelle infrastrutture e un’attrazione per i turisti sportivi, ospitare le Olimpiadi significa anche poter vendere al resto del mondo l’immagine migliore di sé, specialmente durante la cerimonia di apertura. Tokyo 2020 costituisce in questo senso un esempio lampante: con una spesa esorbitante – più di  26 miliardi di dollari –  il Giappone non ha potuto beneficiare di un ritorno economico sufficiente, a causa dei rinvii e delle restrizioni per il Covid-19. Tuttavia, ha comunque  mantenuto alto l’onore nella fiaccolata per giustificare l’investimento e guadagnare in termini di soft power, attraverso le televisioni e le emissioni radio che vorticano intorno all’evento. Sfruttando la rappresentazione mediatica dei Giochi, il Giappone ha cercato di trasmettere al mondo il messaggio di un Paese forte e unito di fronte alle difficoltà, da quando è stata declassato al settimo posto – dal quinto nel 2018 – nella classifica dei Paesi con più soft power a livello globale.

Olimpiadi, un banco di prova

Un altro aspetto delle Olimpiadi, e di conseguenza del soft power, è quello di essere un banco di prova per la crescita politica, economica e culturale dei governi che faticano ad acquisire un’immagine positiva nel frangente internazionale. Paesi come Russia e Cina, infatti, sfruttano da anni le Olimpiadi come strumento amplificatore dei propri soft power con lo scopo di attrarre maggiore consenso sul loro modello politico

Guardando allo storico dei giochi, l’Unione Sovietica rimane seconda nel medagliere complessivo, e la Federazione Russa in ottava posizione dopo poco più di 30 anni dalla sua formazione. Nell’ottica del piano di riforme industriale Made in China 2025, anche la Cina sfrutta le Olimpiadi per raggiungere i suoi obiettivi industriali e politici e, di fatto, il Pil del Paese è cresciuto insieme al numero di medaglie conquistate

Le Olimpiadi danno e le Olimpiadi levano

Da non sottovalutare sono le conseguenze di un flop durante i Giochi. Riuscire a costruire un’immagine positiva di sé può presentare varie difficoltà ma portare anche benefici a livello internazionale. Tuttavia, le proteste e le dimostrazioni dei singoli atleti sono facilmente in grado di danneggiarla

Tra i più significativi c’è sicuramente il leggendario Jesse Owens.  A Berlino 1936, con quattro ori di cui due record mondiali e due olimpici, l’atleta diede dimostrazione dell’inconsistenza della retorica razziale nazista, portando lo stesso Adolf Hitler a salutarlo in segno di riconoscenza. Guardando a esempi più recenti, anche Tokyo 2020 è stata testimone di un dramma politico. L’atleta bielorussa Krystsina Tsimanouskaya ha presentato richiesta d’asilo per evitare il rimpatrio a seguito delle sue critiche pubbliche contro il regime di Lukashenko, e l’evento è subito diventato un caso mediatico che ha minato la reputazione di Minsk

Vincere a qualsiasi costo

Inoltre, non bisogna dimenticare che anche lo stesso Comitato olimpico assume spesso le veci di giudice e boia, smascherando i doping e sanzionando gli atleti e, di conseguenza, danneggiando anche la bandiera di cui sono portavoce. 

Senza ombra di dubbio, il caso più eclatante è costituito dall’uragano della fine del 2014 che ha coinvolto l’atletica russa in uno scandalo di doping di Stato. Due anni dopo le Olimpiadi, a seguito di varie indagini, è stato dimostrato che oltre mille sportivi avevano beneficiato di un apparato statale di falsificazione dei test, che si estendeva dal Ministero dello Sport fino a coinvolgere il laboratorio antidoping di Mosca e i servizi segreti. Sebbene il laboratorio avesse distrutto o compromesso migliaia di campioni di urine che sarebbero stati esaminati dall’Agenzia mondiale antidoping, le accuse sono state confermate dal Dott. Grigory Rodchenkov, ex-dirigente dello stesso laboratorio coinvolto nell’episodio.

Le azioni della Russia non solo hanno denunciato il livello di competizione vigente tra gli atleti, ma anche quanto i Giochi siano importanti per raggiungere obiettivi politici nazionali e internazionali, dimostrando che vincere a qualsiasi costo non è solo un eufemismo.

Soft power e Paralimpiadi

Se un tempo i Paesi autocratici ignoravano o condannavano i diversamente abili nell’ambito sportivo, oggi questo non sembra più essere così veritiero. Dal 1984, anno in cui partecipò per la prima volta, il governo cinese ha da tempo aumentato gli investimenti nelle Paralimpiadi. In particolare, la Cina sembra aver intrapreso negli ultimi due decenni una serie di legislazioni volte a migliorare le condizioni di vita di questa fascia di cittadini. 

Oggi, per il quinto anno consecutivo, la Cina è prima nel medagliere delle Paralimpiadi e ha migliorato le sue prestazioni anche nell’edizione invernale. Per di più, ha mostrato l’immagine migliore di sé a Pechino 2008, introducendo più atleti degli altri Paesi e organizzando una delle migliori edizioni di sempre.

Nonostante ci siano ancora molte sfide che i disabili devono affrontare nel Paese, quello che emerge è come la Cina stia investendo molto nei Giochi Paralimpici per sfruttare, tra le altre cose, un’altra facciata del soft power, essendo spesso criticata per le condizioni di vita di gran parte della popolazione. Infatti, insieme al raggiungimento dell’ambizioso obiettivo del 2012 di eliminare la povertà di almeno 100 milioni di cinesi, una buona performance alle Paralimpiadi può contribuire a trasmettere al mondo una maggiore attenzione da parte del governo di Xi Jinping nei confronti delle minoranze, a discapito della critica internazionale.

Torneo paralimpico di tennis in carrozzina di Pechino 2008 -Concorso per il terzo posto di doppio maschile [crediti foto: Pechino Lao Tong CC BY 2.5 CN]
Torneo paralimpico di tennis in carrozzina di Pechino 2008 – Concorso per il terzo posto di doppio maschile [crediti foto: Pechino Lao Tong CC BY 2.5 CN]

Il Comitato olimpico: impotente di fronte al potere politico

Per quanto quest’analisi abbia dimostrato il gioco politico che vige dietro le Olimpiadi, il Comitato olimpico (Cio) rimane pur sempre un attore estraneo alla politica internazionale. 

Il bando della Russia per il doping di stato, che doveva essere di quattro anni come proclamato dallo stesso Comitato nel 2019, è stato dimezzato dalla corte di Losanna l’anno successivo. Inoltre, la Federazione Russa è riuscita abilmente a raggirare la sanzione partecipando a Tokyo 2020 sotto il nome di ROC, Russian Olympic Committee, per dar modo agli atleti non collegati al caso di doping di partecipare. Per molti è ancora incerto se questa sentenza costituisca una punizione o una vittoria per il Cremlino. Travis Trigart, capo dell’Agenzia antidoping americana, la definisce un trattamento speciale per i membri del Cio russi, in grado di esonerarli dalle azioni scorrette compiute. 

Le Olimpiadi non possono smascherare ogni cattiva condotta dei Paesi, prevenire guerre o affrontare tutte le sfide politiche e sociali del mondo, come ricorda il Presidente del Comitato Thomas Bach. Allo stesso modo, risulta impossibile fare in modo che queste siano del tutto dissociate da esse. I Giochi rimarranno un banco di prova politico, sociale ed economico tra i Paesi, ma anche un’arena di confronto dell’eccellenza umana in ogni sua forma.

*Simbolo delle Olimpiadi su bandiera [crediti foto: Pixabay via DavidRockDesign]
Chiara Manfredi
Il mondo è troppo vario per avere un solo punto di vista e poche passioni. Laureata in International Relations tra MGIMO e LUISS Guido Carli, sono alla constante ricerca di nuove esperienze per appagare la mia curiosità, che sia dentro un libro o in un viaggio avventuroso.

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