La Brexit rimandata
Dopo l’analisi della situazione spagnola della settimana scorsa, ci dedichiamo oggi a un altro caso interessante: quello inglese. Contrariamente alle previsioni, infatti, il Regno Unito parteciperà alle elezioni europee.
La Brexit è stata infatti rimandata fino a ottobre, e nel Parlamento Europeo restano 76 seggi da assegnare ai politici inglesi.
Il Brexit Party entra in scena
Nei sondaggi che sono stati condotti finora, il protagonista assoluto è sicuramente il Brexit Party di Nigel Farage (già fondatore di UKIP e dell’organizzazione Leave Means Leave). Nonostante il partito sia appena nato, infatti, viene previsto che sarà primo alle elezioni europee. La stima più alta finora attesta il 34%.
Il crollo dei partiti tradizionali
Le elezioni europee hanno sempre visto una riduzione del voto per i due partiti inglesi principali (laburisti e conservatori). Ciò è dovuto al fatto che per le europee viene utilizzato un sistema proporzionale, all’opposto del cosiddetto first past the post tipico delle elezioni nazionali inglesi. I risultati, però, restano shockanti: secondo i sondaggi, laburisti e conservatori insieme avrebbero meno voti del solo Brexit Party. Si tratta di una svolta senza precedenti nella politica inglese.
Avevamo parlato anche degli scissionisti Labour, che avevano creato un nuovo gruppo (The Independent Group) e che ora si presenteranno alle elezioni, insieme ad alcuni scissionisti Tory. Il nuovo partito si chiamerà Change UK, ma al momento non sembra che faccia molta differenza: si trova fermo al 4%.
Il successo dei partiti minori
A guadagnare dalla difficoltà della situazione sono soprattutto i Liberal Democrats e i Verdi, entrambi partiti europeisti. In particolare, i LibDem sembrano essere sul punto di raddoppiare i propri voti. Anche se il fronte europeista rimane molto più scarno di quello per la Brexit, è chiaro che guadagna voti chi propone una visione chiara del futuro del Regno Unito.
Elezioni giocate sull’Europa?
Noi di Orizzonti Politici avevamo anticipato che le elezioni inglesi sarebbero state molto probabilmente giocate sulla Brexit e sull’Unione Europea. Quasi tutti i partiti del Parlamento inglese si sono infatti schierati: da una parte chi vorrebbe un secondo referendum (con tutte le difficoltà del caso), dall’altra chi vorrebbe anche una hard Brexit. Presentiamo qui un sommario del posizionamento dei partiti principali:
Come si può chiaramente vedere, molto dipende dal posizionamento dei due partiti tradizionali. Se i Tories sembrano voler proseguire con un accordo parlamentare, le pressioni interne al partito laburista sono in continuo aumento, e molti membri vorrebbero chiedere un secondo referendum. Alcuni laburisti si sono schierati anche all’interno dell’organizzazione transpartitica People’s Vote, che chiede la possibilità di dare l’ultima parola nuovamente al popolo inglese.
Molto dipenderà dall’esito delle urne: gli inglesi voteranno a partire dal 23 maggio.
Se i risultati elettorali saranno questi e il Governo May confermerà l’intenzione di dimettersi sarebbe utile se possibile cercare di completare l’articolo con qualche previsione su chi mai riuscirebbe a succedere alla May e con che programma.