In Italia, l’estremismo è un fenomeno che sta lentamente prendendo di nuovo forma. Conclusioni simili si possono trarre facendo riferimento ad altri Paesi europei, come ad esempio la Francia, dove l’ultraconservatore Zemmour sta raggiungendo un certo livello di consenso, o la Spagna, dove il partito Vox (inizialmente nato da una scissione del Partito popolare) sta guardando con una certa nostalgia al franchismo. In uno scenario di questo tipo, assume una certa importanza la situazione tedesca: proprio in Germania due anni e mezzo fa è avvenuto l’omicidio di un noto politico di centro da parte di un membro di un gruppo di neonazisti. A seguito di questo triste avvenimento, il governo ha reagito duramente, varando una serie di provvedimenti per combattere ogni richiamo al nazismo. Ma a che livello si attesta oggi l’estremismo tedesco?
Dall’omicidio Luebcke all’assalto del Bundestag: i gruppi estremisti extraparlamentari
Nella notte tra il primo e il 2 giugno 2019, Walter Luebcke, esponente della CDU (partito di Angela Merkel) noto per le sue posizioni pro-immigrazione, è stato freddato da un colpo di pistola alla testa esploso da Stefan Ernst, un estremista di destra con numerosi precedenti per violenza. Ernst, poi condannato all’ergastolo, era in stretti rapporti con il gruppo “Combat 18”, un movimento neonazista tra i più significativi in Germania. Sebbene sia nato in Gran Bretagna nel 1992 e solo successivamente sia stato esportato, esso si ispira sin dal nome (le lettere numero 1 e 8 dell’alfabeto sono la A e la H) alla figura di Adolf Hitler ed è stato protagonista di ripetute minacce a Luebcke nel corso degli ultimi mesi di vita di quest’ultimo.
Nel gennaio 2020, anche a seguito del delitto di cui sopra, Combat 18 è stato messo al bando dall’allora Ministro degli interni tedesco Horst Seehofer, che lo ha definito “contrario all’ordine costituzionale”. L’assassinio di Luebcke non è stato certamente il primo crimine del movimento di estrema destra, che peraltro è ritenuto essere l’ala armata di Blood & Honour, altra rete neonazista diffusa in tutta Europa, bandita in Germania dal 2000.
Per un movimento estremista messo al bando, però, ce ne sono diversi altri potenzialmente pericolosi. È il caso, ad esempio, dei Querdenken, negazionisti del Covid che ricordano gli americani di QAnon e che hanno legami con l’estrema destra di Alternative fur Deutschland. Proprio i Querdanken sono responsabili della tentata (e fallita) irruzione alla sede del Bundestag del 30 agosto 2020, che ha ispirato l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio di quest’anno. Esiste poi il Reichsbürgerbewegung (letteralmente “movimento dei cittadini del reich”), che rifiuta la legittimità dell’attuale Repubblica Federale di Germania in favore del reich esistito fino al 1945 e che al 2018 contava su oltre 18mila membri.
Va nominato infine il Partito Nazionaldemocratico di Germania (NPD), che a differenza delle formazioni sopracitate è un vero e proprio partito politico, pur non avendo mai superato le soglie di sbarramento necessarie all’elezione in Parlamento (anche se nel 2014 ha conquistato un seggio a Bruxelles, perso alle successive elezioni europee).
L’NPD, che è considerato il naturale successore del Partito Socialista del Reich (SRP, dichiarato fuorilegge ormai 70 anni fa), è tornato alla ribalta nel 2017, quando il Bundesrat ha presentato alla Corte Costituzionale una mozione di scioglimento del partito estremista, accusato di numerose violazioni della costituzione. Mozione che però è stata respinta, in quanto secondo i giudici non vi era un sufficiente numero di elementi per giudicare l’NPD un pericolo per il libero ordine democratico.
Nonostante il largo numero di movimenti di estrema destra, non mancano quelli di estrema sinistra, sebbene meno rilevanti nella cronaca odierna. Il Partito Marxista-Leninista tedesco, ad esempio, propone al proletariato la rivoluzione, in modo da rovesciare la borghesia e costruire il socialismo come nuovo modello politico/economico; il Partito Comunista di Germania, invece, rivendica l’eredità dell’omonima forza politica messa al bando nel 1956.
Quando l’estremismo arriva in Parlamento: AfD e i legami con il neonazismo
Sebbene Alternative fur Deutschland (AfD) stia cercando in ogni modo di scrollarsi di dosso l’etichetta di partito neonazista, ad esempio tramite l’espulsione di Andreas Kalbitz (uno dei leader della sua corrente più estremista, allontanato a causa della passata militanza nella “Gioventù tedesca fedele alla patria”, ossia un movimento inneggiante a Hitler), non si può certo dire che vi stia riuscendo a pieno. Questo perché permangono tuttora alcuni legami tra la forza politica nazionalista ed euroscettica, che ha ottenuto il 10,3% alle ultime elezioni politiche (settembre 2021), e i gruppi dell’estrema destra extraparlamentare.
Ad esempio, secondo l’emittente pubblica ARD, Michael Frisch (principale candidato dell’AfD alle elezioni statali del 14 marzo in Renania-Palatinato) aveva assunto come suo dipendente un ex membro dell’NPD, che dal 2009 era noto alla polizia locale come un estremista potenzialmente violento. Per non parlare poi del sodalizio tra Alternative fur Deutschland e gli Europei patrioti contro l’islamizzazione dell’Occidente (PEGIDA), un gruppo xenofobo e anti-islamico che organizza e promuove manifestazioni che vedono la frequente partecipazione di membri del partito sopracitato (che tra l’altro ha candidato diverse volte attivisti del movimento anti-islamico) e dell’NPD.
Stando a quanto riferiscono RND News e il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, inoltre, l’ufficio federale per la protezione della Costituzione (VfB) crede che l’influenza dei neonazisti sull’AfD sia cresciuta negli ultimi due anni, e ciò lo ha spinto a considerare l’intero partito (anziché solo la sua frangia più estremista come in precedenza) come “caso sospetto”, ossia potenzialmente in grado di perseguire politiche contrarie alla Costituzione e all’ordine democratico. Da segnalare, infine, le numerose dichiarazioni revisioniste sul nazismo e l’olocausto rilasciate da membri dell’AfD, che vanno da “l’Olocausto è un dogma che dovrebbe essere lasciato fuori da qualsiasi ricerca storica” al “diritto di essere fieri delle imprese dei soldati tedeschi in due guerre mondiali”.
Le contromisure del governo e gli estremisti nelle forze armate: il doppio volto delle istituzioni
A seguito dell’omicidio di Luebcke e di altri due gravi attentati di matrice neonazista, ossia quello alla sinagoga di Halle (ottobre 2019) e quello di Hanau (febbraio 2020), le reazioni dell’esecutivo tedesco non sono tardate ad arrivare. In contemporanea alla messa al bando di Combat 18, sono scattate decine di arresti e perquisizioni ai danni di sedi ed esponenti del movimento e di gruppi simili. Pochi mesi prima (ottobre 2019), invece, era stato varato un pacchetto di leggi piuttosto consistente volto a combattere i movimenti estremisti. Tale piano – articolato in 9 punti – prevede, fra le altre cose, maggiori controlli per chi acquista armi, l’istituzione di un centro per l’analisi e la lotta ai crimini d’odio, un aumento dei finanziamenti alle autorità preposte al contrasto dell’estremismo (BfV, polizia e Ufficio generale della polizia criminale), e, soprattutto, l’implementazione dei programmi di prevenzione ed educazione contro l’estremismo di destra e l’antisemitismo (già attivati nel 2011, dopo una serie di omicidi ad opera del gruppo neonazista Nationalsozialistischer Untergrund). Altra misura importante, infine, l’obbligo per i social network di segnalare chiunque posti simboli o frasi inneggianti al nazismo.
Il governo tedesco ha poi proseguito con fermezza: un nuovo pacchetto composto da circa 90 norme volte ad arginare estremismo e discriminazioni è infatti stato approvato nel dicembre dello scorso anno. Tra le più importanti leggi varate vi sono quelle che prevedono il pesante inasprimento delle pene attualmente in vigore, la punibilità di pratiche come la diffusione delle «liste di nemici» compilate e condivise sul web dai gruppi estremisti, l’implementazione dell’assistenza alle vittime, la triplicazione dei termini di legge per denunciare la discriminazione.
Nonostante questo impegno, nel complesso la situazione è ancora lontana da quella che dovrebbe essere la normalità. A tal proposito, un rapporto del BfV dell’ottobre 2020 testimonia la presenza di numerosi estremisti di destra negli apparati di sicurezza tedeschi: si stima infatti che tra il gennaio 2017 e il marzo 2020 siano stati segnalati ben 319 casi sospetti di estremismo a livello statale e 59 a livello federale, di cui 44 riguardanti solo la polizia. A questi si aggiungono i 1064 casi sospetti di sostenitori della destra più radicale segnalati dal Servizio federale per il controspionaggio militare.
Nonostante circa due terzi di questi casi siano ancora in fase di valutazione o siano stati archiviati, il continuo insorgere di scandali che coinvolgono membri delle forze armate accusati di neonazismo non accenna a placarsi. Uno degli ultimi in ordine di tempo risale al periodo che va dall’aprile al giugno di quest’anno, quando un’indagine del Ministero dell’Interno ha portato alla luce i legami di 20 membri membri dell’unità speciale Spezialeinsatzkommando (SEK) della polizia di Francoforte con un’ex associazione neonazista, della quale condividevano via chat messaggi, foto e simboli. Non si tratta però, come detto, di un caso isolato: nell’estate 2020, infatti, la allora Ministra della Difesa Annegret Kramp-Karrenbauer ha deciso di smantellare completamente una delle quattro unità che componevano il Kommando Spezialkrafte (KSK) – ossia le forze speciali dell’esercito tedesco – a causa dell’elevato numero di estremisti di destra che ne facevano parte.
Avvenimenti come quelli sopracitati non fanno altro che alimentare lo sgomento dei cittadini, i quali si vedono costretti a dubitare anche di chi sulla carta li dovrebbe proteggere dalla minaccia dell’estremismo.