Alle origini della coalizione di centrodestra: la Casa delle Libertà
É nella “Casa delle Libertà” l’antenato primo della coalizione di centro-destra per come la conosciamo oggi. Fondata da Silvio Berlusconi in vista delle elezioni del 2001, essa è il primo cartello elettorale ad includere anche la Lega di Umberto Bossi, allora Lega Nord Padania, fino a quel momento estranea a tutte le altre forze politiche dell’arco parlamentare. Da allora sono diverse le vicende intercorse, che hanno influito sulla formazione, crescita o decadenza, e posizionamento delle forze politiche in campo oggi. Forza Italia, il faro della coalizione, dopo aver espresso cinque governi Berlusconi, inizia un percorso di involuzione, tamponato dalla corsa elettorale 2022, che sembra proiettare nuovamente lo storico partito del Cav in doppia cifra. Quanto agli alleati, una volta minori, nel partito di Giorgia Meloni rintracciamo l’eredità dello storico progetto finiano di Alleanza Nazionale come una fazione di destra forte e autonoma, con un proprio spazio all’interno della coalizione. La Lega segue invece un percorso forse impensabile ai leghisti della prima ora: abbandona via via l’istanza della Secessione Nordista, per trasformarsi in un partito più tradizionale, di massa, anche grazie al nuovo segretario che subentra a Bossi, dopo una breve parentesi di segretariato Maroni, ovvero Matteo Salvini. Alla prova dell’urna nelle elezioni 2018, i risultati parlano chiaro: nonostante l’exploit dei Cinque Stelle, che sforano il 32%, è ancora la coalizione di centro-destra a prendere il maggior numero di voti. Ancor più rilevante è constatare però che per la prima volta la Lega si attesta come prima forza politica nella coalizione, staccando di 3 punti percentuali il 14% di Forza Italia. Fratelli d’Italia totalizza un 4% e di Noi con l’Italia – UDC sono i residuali voti (1,5%) che portano a un consenso complessivo al 37%.
Il programma del centrodestra nel 2018, in 10 punti
Sono dieci i punti del programma sottoscritto dai leader della coalizione nel 2018: citandone esattamente le voci, il “Programma per l’Italia” chiede meno tasse, uno stato meno invadente e più efficiente, meno vincoli dall’Europa, più aiuto a chi ne ha bisogno, più sicurezza per tutti, più garanzie per ciascuno, più sostegno alla famiglia, più qualità nella scuola, nell’università e nella sanità pubblica, più autonomia territoriale e migliore governo centrale, più tecnologie, cultura e turismo, tutela dell’ambiente ed efficientamento energetico.
É nel dettaglio di queste voci che trovano posto storiche battaglie e istanze di questa parte politica: flat tax e pace fiscale in tema tributario, il no all’austerity e la rivendicazione della sovranità nazionale nel posizionamento europeo, la cancellazione della Legge Fornero, riforme della giustizia, la stretta sull’immigrazione, l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Per il lettore che abbia familiarizzato con la campagna elettorale 2022 sarà facile ritrovare in questo elenco molte, se non tutte, le battaglie maggiormente discusse a livello mediatico, con cui la coalizione sceglie nuovamente oggi di presentarsi al Paese. A onor del vero, l’unica esperienza di governo, diretta emanazione di questa parte politica – comunque mediata dalla necessaria convivenza di maggioranza con i Cinque Stelle – è il c.d. governo giallo-verde, con l’accordo Di Maio-Salvini, durata poco più di un anno. Escludendo infatti l’appoggio al governo Draghi, che ha coinvolto Forza Italia e Lega nell’ultimo anno e mezzo, le vittorie portate a casa da Salvini, e dunque dalla sua coalizione, hanno riguardato principalmente i temi pensioni e sicurezza. Quota100 e i Decreti Sicurezza sono dunque l’attuazione più nitida delle linee programmatiche – avallate dai pentastellati – con cui la coalizione si era presentata agli elettori.
ll “Programma per l’Italia” bis, come il centrodestra si presenta alle urne
Oltre ai propri programmi individuali, i partiti della coalizione di Centrodestra hanno sottoscritto un “accordo quadro di programma per un governo di centrodestra”. L’accordo, piuttosto vago rispetto ai programmi dei singoli partiti. Diviso in 15 punti, propone iniziative e ribadisce concetti fondamentali per comprendere la coalizione.
Nel primo punto, ad esempio, viene chiarita una volta per tutte la sua posizione atlantista ed europea, pur subordinando queste caratteristiche alla “difesa della Patria” e ai suoi interessi nazionali. Vengono poi toccati PNRR, riforme istituzionali (tra cui l’elezione diretta del Presidente della Repubblica), riduzione della pressione fiscale, sostegno alla natalità, contrasto all’immigrazione e molto altro. Per lasciare un’idea dell’orientamento di questo programma, il grafico che segue mostra le parole più ricorrenti. “Sicurezza, lavoro e imprese” sono certamente tre delle più ripetute, che ci consegnano un quadro del tutto in linea con la storia politica del centrodestra.
Non solo il programma Meloni: quanto è cambiato il centrodestra dalle elezioni del 2018?
Guardando agli equilibri di forza della coalizione, non è difficile notare le evidenti differenze con il 2018. Nel 2018 le due forze che si contendevano la leadership del CDX erano Forza Italia e Lega, con la seconda emersa come partito più votato. 4 anni dopo tutto questo è un lontano ricordo. La Lega è stata fortemente ridimensionata, scendendo al di sotto dei livelli passati e vedendo sfumare il sogno di essere la forza trainante del centrodestra, forse a causa della propria esperienza di governo con i 5 Stelle. Forza Italia combatte contro la sua parabola discendente, indebolita dalle defezioni di alcuni suoi nomi illustri dopo la mancata fiducia al governo Draghi lo scorso agosto, e non sembra capace di recuperare una sua identità. Se questi due partiti faticano nelle stime, la vincitrice indiscussa dei sondaggi (e per qualcuno, anche delle imminenti elezioni) è Giorgia Meloni. Fratelli d’Italia balza da un modesto 4% a oltre il 20%. Questo miracolo politico, più clamoroso persino dell’impresa di Salvini, è il frutto di una serie di scelte. In primis, è percepita dagli elettori di destra come una leader coerente, rimasta fino all’ultimo nella propria trincea di opposizione al governo Draghi. In secondo luogo, il suo programma politico affronta temi di larghissima intesa, in alcuni casi anche trasversali: come emerso da un sondaggio CISE, la base elettorale di FDI percepisce un partito molto impegnato nel conseguire obiettivi di natura culturale piuttosto che economica, meno divisivi e più immediatamente identificabili.