La struttura del Wto
Il Wto è caratterizzato da una struttura piramidale che vede al suo apice la Conferenza Ministeriale, presieduta dai Ministri del Commercio degli stati membri. Questo organo è dove gli accordi vengono discussi e concordati, e viene spesso identificato come uno degli organi di governance globale più potenti del mondo, visto l’enorme effetto che le decisioni prese in questa sede hanno avuto sulla struttura economica mondiale.
Gli stati membri nominano anche un ulteriore rappresentante, che si riunisce con i suoi pari nel Consiglio Generale. Questo agisce come organo esecutivo del Wto nel dirimere controversie e controllare il rispetto degli accordi siglati tra gli stati membri. A capo del Consiglio Generale si trova un Direttore Generale, che insieme ai suoi Segretari costituisce la Segreteria del Wto.
Funzioni e caratteristiche dell’attività del Wto
L’organizzazione è caratterizzata da cinque funzioni e tratti definiti che ne determinano specificità, limiti e funzionamento.
- Al contrario degli antichi accordi Gatt, il Wto è un’entità legale e non una serie di accordi commerciali. Questo garantisce la possibilità di esprimere la propria opinione e fare pressioni sugli stati membri per garantire il rispetto dei trattati.
- Contrariamente al Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e la Banca Mondiale (Bm), il Wto non è un’agenzia delle Nazioni Unite.
- Diversamente da Fmi e Bm, ogni membro del Wto possiede soltanto voto nella Conferenza.
- Al contrario degli accordi Gatt, quelli firmati sotto l’egida del Wto sono blindati e immodificabili dai firmatari senza l’approvazione del Wto.
- Mentre accordi Gatt, che si concentravano puramente sullo scambio di beni, gli accordi Wto riguardano anche i servizi e il delicato tema della proprietà intellettuale.
La “nazione più favorita”
Tenendo conto di questi tratti fondamentali, l’attività pratica dell’organizzazione consiste nel favorire e supervisionare la stretta di accordi commerciali tra i paesi membri. Una volta siglati, questi accordi diventano vincolanti per tutti i paesi coinvolti.
La filosofia alla base di tutti gli accordi, di per sé piuttosto controversa, è quella della nazione più favorita.
In altre parole, ad ogni stato membro è richiesto di lavorare (tramite la conclusione di successivi accordi commerciali) per arrivare ad applicare verso tutti gli stati membri le condizioni tariffarie imposte allo stato (definito appunto “più favorito”) che gode delle tariffe più basse.
Come molte organizzazioni internazionali, il Wto non ha un vero e proprio potere esecutivo in grado di garantire gli accordi siglati sotto la propria egida. Per questo motivo, negli anni gli stati membri hanno sviluppato una lunga serie di meccanismi per assicurarsi che gli stati membri rispettino i trattati. Il principale di questi consiste nell’autorizzare uno stato membro, danneggiato dal comportamento di un partner commerciale, ad adottare “misure ritorsive” nei suoi confronti. Questo comportamente può protrarsi fino alla cessazione dell’attività che causa il danno.
Questo metodo ha però dimostrato più volte scarsa efficacia, in quanto garantisce alle economie più forti la possibilità di non rispettare i loro accordi con quelle più deboli, non avendo queste ultime alcuna reale possibilità di rivalsa economica, anche una volta ottenuta l’approvazione del Wto.
L’impatto del Wto sullo scenario globale
La filosofia dell’organizzazione è volta all’abbassamento progressivo delle tariffe doganali esistenti tra i paesi, favorendo il commercio internazionale e la cosiddetta globalizzazione. Altri punti focali dell’attività dell’organizzazione sono trasparenza, sostenibilità e sviluppo di progetti atti ad aiutare la transizione economica dei paesi emergenti.
Va però fatto notare come l’organizzazione, almeno formalmente, sia del tutto estranea alle considerazioni sul rispetto dei diritti umani all’interno dei suoi stati membri.
Il focus del WTO è quindi da considerarsi in teoria unicamente economico e commerciale, una posizione forte che ha attratto numerosi critiche nel corso dei decenni. Per rispondere a queste, negli ultimi anni, nell’organizzazione ha impedito l’ingresso ai cosiddetti stati canaglia come Libia, Iran e Siria.
Queste decisioni hanno però scatenato una nuova ondata di polemiche, poiché all’aumentare dei paesi coinvolti nel WTO aumenta la concezione di come l’esclusione sia da intendere come un embargo nella pratica. Se infatti il 95% del commercio mondiale è svolto sotto l’egida Wto, appare evidente come rimanerne al di fuori riduca esponenzialmente le possibilità di crescita.
Le critiche all’operato
L’Wto è da sempre riconosciuto come il principale fautore del processo economico conosciuto come globalizzazione, che prevede un progressivo aumento del livello di integrazione dei mercati internazionali. Questo lo ha esposto negli anni a una serie di critiche basate sul dubitare l’efficacia di quelle politiche “neoliberiste” di cui l’organizzazione si fa portavoce. In particolare, la promozione della globalizzazione “a qualunque costo”, come evidenziano i critici, ha portato conseguenze sociali ed economiche spesso disastrose in determinate aree del mondo.
L’ingresso della Cina nell’organizzazione per esempio, avvenuto nel 2001 dopo un lungo periodo di trattative, ha avuto un fortissimo impatto sui mercati finanziari mondiali, a causa dell’improvviso abbassamento del costo del lavoro a livello globale. L’improvvisa apertura del gigante orientale all’economia di mercato, avvenuta tramite il Wto, è considerato infatti uno degli eventi più importanti della recente storia economica. Questo a riprova della centralità dell’organizzazione nelle dinamiche economiche e sociali a livello globale.