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Von der Leyen andrà alla Commissione Europea?

Tempo di lettura stimato: 3 min.

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Non è ancora detta l’ultima parola

Secondo i bookmakers il candidato più probabile era Manfred Weber. Secondo i nostri lettori, era Margrethe Vestager. Il nome uscito dal cappello, però, non era nemmeno nella lista. È Ursula von der Leyen, Ministro della Difesa tedesco e fedele alleata di Angela Merkel, che ha conquistato il mandato per la Commissione Europea (vedi qui le nomine). Per accedere al ruolo, dovrà ottenere la maggioranza assoluta al Parlamento Europeo. La strada, però, è ancora lunga, come ci mostrano le testate internazionali: «Attenzione, la sete di vendetta del Parlamento è forte!» mette in guardia Florian Eder sul quotidiano tedesco Bild. «Attenti ai ribelli!» rincara Politico. Anche secondo l’Economist l’accordo del Consiglio Europeo «potrebbe ancora andare in frantumi». Perché tutto questo?

Maggioranze mercenarie

Composizione del Parlamento Europeo
Composizione del Parlamento Europeo

Von der Leyen è stata nominata per la Commissione Europea contando sulla maggioranza neo costituita, formata dai tre gruppi EPP (popolari), S&D (socialisti) e RE (liberali).  Insieme, i tre gruppi controllano 444 seggi (58,7%), che salgono a 518 (68,5%) se si conteggia anche il gruppo dei verdi (G/EFA): cifre di tutto rispetto per eleggere un candidato che metta tutti d’accordo. Il problema è che Ursula von der Leyen non li mette d’accordo: i verdi, dapprima volenterosi di entrare nella maggioranza, sono ora invece molto scettici; tra i socialisti lo storico partito tedesco SPD ha già dichiarato che non sosterrà la candidata.

Dalla votazione per il Presidente del Parlamento già emerge una maggioranza tutt’altro che solida: viene sì eletto David Sassoli (PD), ma solo al secondo turno, e con una maggioranza ben più ristretta di quella controllata dai tre gruppi.

Esito della votazione per la carica di Presidente del Parlamento Europeo (secondo turno)
Secondo turno della votazione per la Presidenza del Parlamento Europeo

In corsa contro il tempo

Ursula von der Leyen, se vuole conquistare la Commissione Europea, ha a disposizione una settimana di tempo per convincere i deputati dei quattro gruppi europeisti a supportarla. Popolari e liberali, che sono i principali artefici di questo accordo, si schiereranno quasi sicuramente dalla parte della candidata. L’ex gruppo ALDE (ora Renew Europe) sembra spingere consistentemente per la realizzazione di liste transnazionali. I socialisti sono invece spaccati, e vincere la loro fiducia sarà più complicato. Per quanto riguarda i verdi, essi si trovano di fronte un’occasione irripetibile: portando 76 voti che risultano così cruciali per questa elezione, li venderanno al prezzo più alto possibile. È verosimile che chiedano un Commissario di una certa rilevanza, e che pretendano di vedere sviluppata buona parte del loro programma.

Perché proprio Ursula von der Leyen?

Uno dei principali problemi della candidata a Presidente della Commissione Europea è che Ursula von der Leyen non ha un mandato democratico (“non è stata eletta da nessuno”, per ricalcare un’espressione popolare). Non era infatti nella lista di Spitzenkandidaten di nessun partito europeo. Il ruolo sarebbe spettato a Manfred Weber, che però secondo la maggior parte degli analisti era inaccettabile, vista la sua inesperienza in esecutivo. Per un elenco dei motivi per cui il sistema Spitzenkandidat ha fallito, rimando all’articolo “Who killed the Spitzenkadidat?” di Politico. Spoiler alert: secondo la nota testata europea, «all of them did»: è colpa di tutti quanti.

Il nome di von der Leyen l’ha proposto Emmanuel Macron nel corso del summit del Consiglio Europeo, ottenendo in cambio per il proprio Paese la nomina di Christine Lagarde alla BCE. L’asse franco-tedesco colpisce ancora. Più che merito di Macron e del suo piano, però, la responsabilità va al fallimento di ogni altra proposta. Per usare le parole dell’Economist, VDL era «il candidato tollerabile che dei leader esausti potevano accettare» . La conclusione della testata è molto realistica: poteva andare meglio, ma poteva andare anche molto peggio.

Seconda stella a destra, poi dritto fino al mattino

La sfida di Ursula von der Leyen ora è quella di riuscire a conqusitarsi in una settimana quel mandato democratico che le manca. Il futuro della Commissione Europea si deciderà anche sugli accordi che siglerà prima di scegliere i Commissari: si saprà allora quale futuro avrà questa istituzione. Forse vedremo finalmente quelle liste transnazionali che Macron aveva proposto nel suo discorso alla Sorbona, e che da allora sono un Leitmotiv nelle richieste di verdi e liberali. La loro appicazione sarebbe cruciale per aiutare a superare il deficit democratico dell’UE.

Tra i nostri lettori, una ristretta maggioranza si dice soddisfatta della nomina, con una larga fetta che si dice neutra. Speriamo che abbiano ragione ad essere entusiasti, ed auguriamo buona fortuna alla nuova candidata.

Lorenzo Torrihttps://medium.com/@loretorri
Bergamasco classe 1998, studio Economics & Social Sciences all’Università Bocconi. Classicista di formazione, sono arrogante, antipatico e saccente. Ma ho anche dei difetti.

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