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Tutti gli effetti del Coronavirus sull’economia italiana

Tempo di lettura stimato: 7 min.

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Il tanto temuto Coronavirus, ribattezzato Covid-19, alla fine ha colpito anche l’Italia. Fino a qualche settimana fa il problema non sembrava toccarci da vicino. Venerdì scorso la svolta. Iniziano a diffondersi le notizie sui primi contagi in Italia. Prima in Lombardia e poi in Veneto. Durante il week-end il panico prende il sopravvento. I mass media non si occupano d’altro. Il numero di contagi aumenta di ora in ora, così come le smentite. Le opinioni dei virologi sulla gravità della situazione sono contrastanti. Il Governo vara un decreto legge con misure volte ad arginare il rischio. Anche gli amministratori delle Regioni più colpite, Lombardia e Veneto, ma non solo, prendono provvedimenti. Bar, discoteche, scuole e musei chiusi. Lezioni ed esami universitari sospesi. Stop alle manifestazioni. Quali sono gli effetti del Coronavirus sull’economia, quindi?

Nella gran maggioranza dei casi si guarisce dal Coronavirus. Le statistiche sul suo tasso di mortalità parlano chiaro. Al contrario le conseguenze sull’economia globale potrebbero essere molto più gravi. In particolare il nostro Paese, caratterizzato da una situazione economica già di per se compromessa, potrebbe andare incontro ad una vera e propria crisi economica. Cerchiamo di capire perché non bisogna assolutamente gestire un’emergenza con l’emergenza alimentando il panico sociale.

GLI EFFETTI IMMEDIATI

Il meccanismo di trasmissione all’economia è lento e non è facile da prevedere. L’effetto immediato si è già manifestato sul turismo e sui trasporti, oltre che sui servizi scolastici. Molte imprese stanno incontrando un problema di scarsa liquidità a causa delle difficoltà di approvigionamento dalla Cina. Concentrandosi solo sugli effetti immediati generati dalle azioni drastiche implementate dal Governo e dalle Regioni possiamo vedere qualche numero. La Lombardia, la Regione più colpita dal virus, è quella che contribuisce maggiormente al Pil italiano con 383,2 miliardi (ultimo rapporto dell’Istat sul Pil dell’Italia – 2017). Il blocco delle attività produttive per una settimana causerà una diminuzione del Pil di circa 7 miliardi. La provincia di Milano è la prima per numero di imprese manifatturiere e terza in Europa per numero di turisti. Nel capoluogo lombardo i consumi di energia sono calati dell’8,5% rispetto alle ultime settimane. Il numero di pendolari che viaggiano con Trenord si è ridotto del 60%. Gli hotel hanno avuto disdette pari ad un terzo delle prenotazioni. Secondo la Federazione pubblici esercenti la chiusura di birrerie, discoteche e locali notturni costa 3 milioni al giorno. Anche in Veneto, Regione dove è presente un altro focolaio del virus, la situazione non è delle più rosee. Il vicedirettore dell’Associazione italiana degli albergatori ha stimato disdette superiori al 40%. Immediati gli effetti sui mercati finanziari. Tutte le principali piazze finanziarie hanno registrato pesanti cali durante la settimana trainate dall’indice FTSE MIB italiano. Imponente l’aumento dello spread fra BTP italiani e Bund tedeschi che da 135 punti base della scorsa settimana è arrivato a toccare quota 161,7 al termine della giornata di giovedì.

LE PROTESTE DEGLI IMPRENDITORI

Gli imprenditori del Veneto hanno attaccato il Governatore Zaia ed il Premier Conte. Il Presidente di Confartigianato Veneto ha dichiarato che “Siamo in presenza di un autentico effetto panico, generato da una comunicazione politica e da ordinanze percepite come eccessive”, inoltre ha aggiunto “Spero che i decreti non siano confermati, ne va della vita di migliaia e migliaia di piccole imprese che vivono degli incassi giornalieri per pagare fornitori, dipendenti, mutui, bollette. C’è il concreto pericolo di una crisi gravissima, mai vista, fatta di crollo dei consumi interni e delle esportazioni”. Anche il Presidente della Camera di Commercio di Padova è sulla stessa lunghezza d’onda. “Siamo a un cortocircuito dell’economia davvero drammatico dove la combinazione tra il comprensibile panico popolare e la follia di misure politiche del tutto sproporzionate può determinare una crisi senza precedenti”. Secondo il Presidente di Confindustria Venezia e Rovigo “Siamo alle prese con una comunicazione folle che rischiamo di non riuscire più a gestire, che alimenterà panico ingiustificato e d’altra parte ci costerà decine di miliardi di danni”.

LE CONSEGUENZE SUI VARI SETTORI

Il settore del turismo è senza dubbio quello che subirà le ripercussioni maggiori. Il giro d’affari generato dal turismo è di 146 miliardi, circa un decimo del Pil. Conta 216mila esercizi e sono presenti 12mila agenzie viaggi. La Riviera Romagnola ha già visto circa il 60/70% delle disdette per Pasqua, Milano il 30%. Napoli ha perso 15mila visitatori e attende una disdetta del 30% delle prenotazioni sotto Pasqua, a fronte del già citato calo subito da Venezia. Per non parlare del danno all’immagine del Belpaese. La Cultura vale circa 27 miliardi di Pil e lo scorso anno sono arrivati in Italia più di 50 milioni di turisti “culturali”. Il Museo Egizio di Torino ha chiuso per la prima volta dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, perdendo 500mila euro a causa di una settimana di serrata (Christian Greco, direttore). Per quanto riguarda l’industria ci sono 6mila lavoratori metalmeccanici lombardi coinvolti da fermi della produzione e riduzione dell’orario di lavoro. Gli effetti del Coronovirus si inseriscono in un quadro che non era positivo (79% dei lavoratori in più in Cassa Integrazione a fine 2019). Se dovesse continuare questa percezione negativa nei confronti dell’Italia a causa del virus c’è il rischio che molte imprese estere non si rivolgano più ai fornitori italiani. Per quanto riguarda l’automotive la catena dell’approvvigionamento nell’industria si è ridotta in quanto la Cina è uno dei principali produttori di componenti. Il calo delle vendite di auto colpirà Lombardia e Veneto. Venendo al Commercio internazionale c’è il rischio di perdere 138 miliardi. A questa cifra ammontano le esportazioni delle aree maggiormente colpite dal virus. Anche il Food & Wine è in bilico. Coldiretti ha rilevato un calo dell’11,9% delle esportazioni di prodotti italiani in Cina solo nel gennaio 2020. Il settore della Moda rischia di essere duramente colpito. La Camera della moda stimava perdite pari all’1,8% all’inizio di febbraio 2020, quando la crisi italiana era ancora in fase di incubazione. All’interno del settore è inquantificabile il danno che subirà il segmento del lusso. Basti pensare che il 30% della domanda globale proviene dai cinesi. La percentuale supera il 40% se si considerano i consumatori dell’intera Asia Orientale.

IL PARERE DEGLI ESPERTI

L’economista Lorenzo Codogno ritiene che nel medio periodo potranno esserci degli effetti sulla catena del valore, cioè sulla fornitura di parti nella produzione. Questo è l’effetto più pericoloso e si manifesterà con gradualità. Con molto ritardo si potrà verificare una riduzione della domanda in seguito a gravi problemi economici. L’economista e docente alla Bocconi Francesco Giavazzi sostiene che fino a quando non passerà lo shock dal lato dell’offerta la situazione non migliorerà, mentre le tradizionali politiche economiche sono più concentrate a sostenere il lato della domanda. Il professor Michele Boldrin in una recente intervista rilasciata ad Orizzonti Politici ha dichiarato che “Si può paralizzare un Paese solo se se sei davanti ad un pericolo immane che ti sovrasta”. Ha anche aggiunto che “Un atteggiamento da evitare è quello del catastrofismo”.

LE PREVISIONI SULLA CRESCITA

Gli analisti di Prometea prevedono un calo del Pil italiano dello 0,3% sia nel primo trimestre (generando una recessione tecnica visto che il Pil aveva già registrato un calo nell’ultimo trimestre del 2019) sia nell’intero anno. Secondo le previsioni della Banca d’Italia il Coronavirus potrà pesare per lo 0,2% sul Pil nostrano (un giudizio più aggiornato sembra portare ad uno 0,4%). L’ufficio studi di Confcommerico ritiene che la progressiva diffusione del virus potrebbe costare all’Italia circa 5 miliardi di Pil. Lorenzo Codogno prevede una contrazione dello 0,7% per il primo trimestre, un andamento ancora negativo nel secondo ed un recupero nel terzo semestre. Tutto ciò, considerando uno scenario di base, porterebbe ad un calo dello 0,9% su base annua. La banca giapponese Nomura stima un calo dello 0,1% su base annua (0,2% in caso di scenario negativo e 0,9% scenario peggiore). Guardando al Mondo intero, Moody’s ha rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita globale di due decimi di punto percentuale, prevedendo che le economie del G-20 crescano collettivamente a un tasso annuo del 2,4% nel 2020. Secondo la banca d’affari JPMorgan Chase l’economia cinese dovrebbe contrarsi del 4% nei primi tre mesi, ma potrebbe rimbalzare, crescendo del 15% nel secondo trimestre su base trimestrale. Gli analisti di Goldman Sachs ritengono che ci sia la possibilità che le società americane azzerino i guadagni dell’ultimo anno a causa degli effetti dell’epidemia.

LE DICHIARAZIONI DELLA COMMISSIONE EUROPEA

Il Vice-presidente della Commissione Europea Dombrovskis ha dichiarato pubblicamente che l’UE possiede già una clausola nel Patto di Stabilità prevista per fra fronte a tutti i tipi di emergenza. Le questioni del Coronavirus sarebbero ammissibili ai sensi di questa clausola. Se dovessero esserci richieste da parte degli Stati membri la Commissione sarà pronta a discuterne. La Commissione inoltre effettuerà un aggiornamento in occasione delle previsioni di primavera per tenere conto delle implicazioni del virus.

I PROVVEDIMENTI DEL GOVERNO

Il Governo italiano ha basato la Legge di Bilancio su un’aspettativa di crescita dello 0,6% per quest’anno. A questo punto sembra inevitabile che, come ammesso dal Ministro dell’Economia Gualtieri, si dovranno rivedere al ribasso le stime di crescita. Intanto il Ministero dello Sviluppo Economico ha messo a punto un pacchetto di misure per tutte le imprese ubicate nei comuni più colpiti. Fra le più importanti si segnalano la sospensione delle rate dei mutui (anche per le famiglie), la sospensione dei pagamenti delle bollette per le utenze, dei pagamenti dei premi assicurativi e del versamento corrisposto ai fondi mutualistici del 3% degli utili. Inoltre è previsto il rafforzamento dell’intervento del Fondo di garanzia per le PMI portandolo a 750 milioni e dando priorità di accesso alle imprese situate nella “zona rossa”. Con il Ministero dell’Economia e delle Finanze si stanno valutando le indennità per danni diretti ed indiretti che verranno attuate in un secondo pacchetto di misure più ampio. Si resta in attesa del nuovo decreto che il CDM emanerà a breve per fronteggiare l’emergenza.

 

 

 

 

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