Sono passati due anni da quando gli occhi del mondo guardavano le drammatiche immagini dell’evacuazione delle truppe della coalizione occidentale e dei collaboratori afghani dall’aeroporto di Kabul in Afghanistan, mentre i Talebani riconquistavano il potere dopo vent’anni.
Dal 2001, dopo l’invasione guidata dagli Stati Uniti a seguito degli attentati dell’11 settembre, il Paese ha cercato lentamente di trovare una stabilità politica e di liberare alcuni gruppi marginalizzati della società dall’oppressione a cui erano stati sottoposti sotto il regime fondamentalista talebano. La caduta di Kabul ha segnato la fine di questi sforzi e ha gettato il Paese in una nuova fase di paura e isolamento.
Tra le tante preoccupazioni della comunità internazionale c’è anche il timore che il Paese torni a essere una fortezza per le organizzazioni terroristiche di matrice jihadista, tra cui spicca l’ISIS-K.
Breve storia recente dell’Afghanistan
Quando nel 2001 gli Stati Uniti diedero avvio all’operazione Enduring Freedom diretta a rovesciare il regime dei Talebani, e prima fase della guerra al terrorismo, essa godeva di un’altissima popolarità tra l’opinione pubblica statunitense. Le premesse per un intervento rapido presto svanirono quando si scontrarono con la costante resistenza dei gruppi di Talebani sopravvissuti alla guerra e gli enormi costi materiali e umani per il mantenimento della presenza militare: 3609 soldati morti tra le truppe della coalizione Nato (di cui 2312 statunitensi) e un costo stimato di 2.313 miliardi di dollari solo da parte del governo USA.
Perciò, dopo l’uccisione di Osama Bin Laden nel 2011, considerato il volto degli attentati del 2001, l’amministrazione Obama cominciò a delineare piani per il progressivo ritiro della missione statunitense dall’Afghanistan. Tale impegno fu formalmente riconosciuto sotto la presidenza Trump, in occasione dell’Accordo di Doha del 2020, e definitivamente avviato nel maggio del 2021 con la presidenza Biden. Con l’annuncio del ritiro occidentale, i Talebani lanciarono una rapida offensiva per riconquistare il Paese, incontrando poca o nulla resistenza da parte dell’esercito nazionale afghano, e il 15 agosto del 2021 entrarono nella capitale. Pochi giorni dopo, i portavoce talebani hanno annunciato la nascita dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan.
Che cosa è lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante – Provincia di Khorasan (ISIS-K)?
L’ISIS-K si è formato ufficialmente nel 2015, dopo aver raccolto il supporto di gruppi di militanti insediati in alcune regioni del Pakistan e dell’Afghanistan. Il gruppo può essere considerato un “affiliato regionale” dello Stato Islamico (ISIS), intenzionato a coordinare ed espandere le sue attività al di fuori dei suoi territori originari tra Siria e Iraq. Tuttavia, l’ISIS-K si è progressivamente reso autonomo dalla leadership centrale, in concomitanza con la graduale ritirata dell’ISIS dai territori controllati nel Medio Oriente.
Inizialmente, l’ISIS-K cercò di acquisire il controllo delle regioni settentrionali e nord-orientali dell’Afghanistan, ma la rivalità con i Talebani e la presenza delle truppe statunitensi nel Paese bloccarono presto l’espansione territoriale del gruppo, causandone quasi il collasso. Perciò, una nuova leadership ha deciso per un cambiamento strategico e si è dedicata, dal 2020, ad attacchi contro obiettivi urbani, come una prigione di Jalalabad o l’università di Kabul, per erodere la legittimazione sia del governo afghano sia dei Talebani tra la popolazione e dimostrare la resilienza del gruppo.
La riconquista del potere dei Talebani nei mesi estivi del 2021 ha causato un drammatico aumento del numero di attentati rivendicati dall’ISIS-K. Alla base della rivalità tra l’affiliato del Califfato e i Talebani vi è una divergenza ideologica: se da una parte i Talebani sembrano aver aderito ad una forma di jihadismo nazionalista o comunque delimitato ai confini afghani, dall’altra lo Stato Islamico promuove una lotta globale e una unione su dimensione pan-islamica di tutti i popoli musulmani. I portavoce dell’ISIS hanno spesso accusato i Talebani di aver tradito la causa jihadista e di essere stati eccessivamente concilianti con l’Occidente nel tentativo di attribuirsi una legittimazione come entità politica. Inoltre, alcune attitudini dei Talebani considerate estranee ai principi islamici, come ad esempio la tolleranza per la coltivazione e la distribuzione di oppio, hanno portato gli esponenti dell’ISIS a definirli “infedeli”.
Con il ritiro definitivo della presenza statunitense dall’Afghanistan, i due gruppi hanno cominciato a scontrarsi sempre più frequentemente e crudelmente, soprattutto nelle regioni del Paese dove la stretta dei Talebani è più limitata, come quelle nord-orientali al confine con il Pakistan, il Tagikistan e la Cina. Ad oggi, l’ISIS-K costituisce la principale minaccia al controllo dei Talebani, nonché una crescente minaccia mondiale: secondo il Global Terrorism Index, nel 2022 il gruppo è stato il terzo al mondo per numero di vittime attribuibili.
L’attentato all’aeroporto di Kabul
Tra quelli rivendicati dall’ISIS-K, l’’attentato che ha cavalcato maggiormente l’eco mediatica internazionale e che ha anche causato il maggior numero di vittime è stato quello all’aeroporto internazionale Hamid Karzai di Kabul il 26 agosto 2021. Si è trattato di un attacco suicida eseguito da due militanti che hanno provocato due esplosioni tra la folla, raccolta nell’area dell’aeroporto durante le concitate fasi finali dell’evacuazione delle truppe occidentali e di migliaia di civili da Kabul. Nell’attentato sono state uccise almeno 180 persone, in gran parte civili afghani, oltre a 13 membri in servizio del personale USA.
A seguito dell’attentato, gli USA hanno condotto attacchi drone per colpire membri dell’ISIS-K, che sono risultati nella morte di 10 civili afghani, e hanno suscitato le proteste della comunità internazionale.
L’attentato del 26 agosto, anche per via dell’attenzione internazionale di cui ha goduto a causa delle evacuazioni , ha avuto due importanti conseguenze. Da una parte, è stato un atto di dimostrazione degli obiettivi dell’ISIS-K: seminare caos in un contesto già fortemente destabilizzato, minare la capacità del governo talebano di garantire l’ordine e la sicurezza del Paese, nonché attirare nuovi militanti da altri gruppi o persino volontari dall’estero. D’altra parte, è stato proprio con l’attentato all’aeroporto che il mondo ha preso coscienza dell’esistenza e della minaccia costituita dall’ISIS-K, provocando quindi un innalzamento del grado di sorveglianza delle sue attività da parte dei governi stranieri, in particolare dagli Stati Uniti.
L’espansione globale dell’ISIS-K
Dalla presa di potere dei Talebani nel 2021, l’ISIS-K ha aumentato le sue attività sul territorio afghano e ha dato un forte impulso alla propaganda sui canali social per reclutare guerriglieri per combattere in Afghanistan. I principali target di questa campagna di reclutamento sono i Paesi confinanti, come l’Uzbekistan e il Tajikistan, ma essa è andata ben oltre i confini centro-asiatici grazie a contenuti prodotti in molteplici lingue. Ad esempio, dal 2022 il gruppo ha introdotto un giornale in lingua inglese chiamato “Voice of Khorasan”, con il quale punta a internazionalizzare la causa dello Stato Islamico e aumentare il supporto tra le comunità di simpatizzanti diffuse nel mondo.
Già diversi funzionari di alto livello, come il Generale Michael Kurilla, a capo del Comando Centrale degli USA, hanno espresso preoccupazione per le crescenti capacità del gruppo di condurre operazioni terroristiche e di poter edificare una rete di sostenitori anche in Europa e in Nord America. Nel 2020, ad esempio, le autorità tedesche hanno arrestato quattro cittadini tagiki, collegati ad un membro afghano dello Stato Islamico, sospettati di pianificare attentati terroristici contro obiettivi militari in Germania, tra cui basi statunitensi e della Nato.
Inoltre, nel febbraio 2022 è stata diffusa la notizia del tentativo di entrare in Afghanistan come combattenti per lo Stato Islamico da parte di due cittadini europei. Nell’ottobre dello stesso anno, i Talebani hanno annunciato di aver arrestato un reclutatore di jihadisti stranieri che raccoglieva fondi per l’ISIS-K dalla Germania, dalla Spagna e dall’Ucraina.
Di recente, nel luglio 2023, le autorità tedesche hanno arrestato sette persone accusate di voler stabilire una cellula terroristica in Germania e di pianificare attacchi terroristici nel Paese, in contatto con membri dell’ISIS-K.
Un futuro cupo per l’Afghanistan
La minaccia posta dall’ISIS-K in Afghanistan richiede la massima attenzione da parte della comunità internazionale, non solo per le potenziali capacità del gruppo di colpire obiettivi ed interessi al di fuori dei confini del Paese, ma soprattutto a causa dell’ulteriore pressione imposta ad una popolazione martoriata dalla violenza in un contesto tra i più preoccupanti al mondo.
L’ISIS-K ha dato prova di essere un’organizzazione resiliente, ben finanziata e con l’abilità di attrarre combattenti disillusi dalle fila dei Talebani, nonché simpatizzanti stranieri. Secondo stime recenti, il gruppo conta circa 4000 membri, in crescente aumento con l’intensificazione delle attività terroristiche sul suolo afghano e le difficoltà da parte del regime talebano di contrastare efficacemente l’ondata di violenza esplosa nei due anni successivi alla riconquista del potere.
Il gruppo potrebbe diventare il ramo più potente e pericoloso dello Stato Islamico, e se fosse in grado di consolidare una presenza territoriale potrebbe anche nutrire le aspirazioni e le speranze di altri gruppi fondamentalisti, scatenando un effetto domino soprattutto nei paesi confinanti e laddove lo Stato Islamico può contare su un apparato di sostenitori. Per questo, la comunità internazionale deve mostrarsi preparata nei prossimi anni nel fronteggiare la minaccia dell’ISIS-K.
*Joint Task Force-Crisis Response members carry the remains of service members killed in the 26 August Kabul Airport attack, 27 August 2021 [Photo by 1st Lt. Mark Andries, Public domain, via Wikimedia Commons]