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Ius soli, sanguinis, culturae: ecco come funzionano

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“Ci battiamo perché al più presto si rivedano i decreti Salvini, dentro questo governo come scelta di campo. Ci batteremo con i gruppi parlamentari per far approvare lo ius culturae e ius soli, certo che lo faremo”.
Come succede ogni anno, in tempo di manovra si torna a parlare di sostituire lo ius sanguinis, ossia la legge sulla cittadinanza vigente in Italia. Zingaretti, il segretario del Partito Democratico, sul palco di Bologna ha proposto di inserire nell’agenda del governo la discussione sullo ius soli e lo ius culturae, le due alternative allo ius sanguinis che la sinistra italiana tenta da alcuni anni di far diventare legge. Vediamo come funzionano.

IUS SANGUINIS: COME FUNZIONA ORA

Lo ius sanguinis, letteralmente “diritto del sangue”, stabilisce che ogni individuo possa acquisire automaticamente la cittadinanza solo se almeno uno dei suoi genitori è cittadino italiano. In alternativa, è possibile ottenerla solo per matrimonio, per naturalizzazione (ossia dimostrando di aver vissuto in maniera continuativa in Italia per 10 anni) o, se si è nati in Italia da genitori stranieri, dopo il compimento dei 18 anni. Raggiunta la maggiore età, si ha solo un anno di tempo per presentare tutti i documenti richiesti dalla legge italiana, e non è raro che la cittadinanza venga negata per rallentamenti burocratici. L’ottenimento della cittadinanza è poi sottoposto ad alcune condizioni, quali avere un reddito sufficiente al sostentamento, non avere precedenti penali e non rappresentare un pericolo per la sicurezza della Repubblica.

In Italia tantissime persone, sebbene vivano qui da quando sono nate e parlino solamente l’italiano, secondo la legge non sono cittadini italiani. Ecco perché da anni si dibatte sulla possibilità di sostituire lo ius sanguinis con altre due modalità di diritto alla cittadinanza: lo ius soli e lo ius culturae.

IUS SOLI: COME E DOVE SI APPLICA

Lo ius soli prevede che chi nasce sul territorio di un determinato Paese ne diventi automaticamente cittadino. È molto diffuso in Europa, ma non in forma “pura”, bensì “temperata”: l’ottenimento della cittadinanza è condizionato alla regolare residenza di almeno uno dei genitori per un certo periodo di tempo.

In Belgio un bambino può ottenere la cittadinanza secondo lo ius soli solo se almeno uno dei genitori è nato in Belgio o vi ha vissuto almeno 5 degli ultimi 10 anni.

In Germania almeno un genitore deve avere il permesso di soggiorno permanente o entrambi i genitori devono essere residenti da 8 anni.

In Francia un bambino acquisisce automaticamente la cittadinanza francese se ha un genitore straniero che è nato a sua volta in Francia, mentre se entrambi i genitori sono stranieri deve aspettare i 18 anni per fare la richiesta e dimostrare che i genitori risiedano nel Paese da almeno 5 anni.

In Gran Bretagna lo ius soli è associato allo ius sanguinis: il bambino deve sia essere nato sul territorio inglese che avere almeno un genitore in possesso della cittadinanza britannica.

L’Irlanda fino al 2004 era l’unico Paese ad avere uno ius soli puro, che poi è stato sostituito dallo ius soli temperato: la cittadinanza è adesso condizionata alla presenza di altri requisiti.

Non hanno invece lo ius soli, oltre all’Italia, anche Austria, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Grecia, Estonia, Finlandia, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia e Ungheria. Neanche in Svizzera.

IUS CULTURAE

In Italia una proposta ancora più moderata dello ius soli temperato è lo ius culturae. Questa legge permetterebbe di ottenere la cittadinanza italiana a tutti i minori stranieri residenti in Italia e che qui abbiano compiuto almeno 5 anni di studi. Si basa sul principio che un bambino, dal momento in cui viene formato e istruito nel sistema scolastico italiano, abbia il diritto di ottenere, se la vuole, la cittadinanza, e avere così i diritti e i doveri degli altri italiani.

IL DIBATTITO IN ITALIA

La legge sulla cittadinanza rappresenta ancora oggi un tema molto divisivo, e fortemente legato alla percezione del problema immigrazione che si ha all’interno del Paese. C’è chi non ritiene giusto considerare gli immigrati di seconda generazione al pari degli altri cittadini italiani, nonostante siano nati e abbiano frequentato le scuole in Italia. Altri pensano invece che chi si ritiene un cittadino italiano a tutti gli effetti per questi motivi, debba avere gli stessi diritti e doveri degli altri italiani.

Matteo Salvini, leader della Lega, si è espresso più volte a favore della legge vigente, coerentemente con le sue posizioni rispetto al problema dell’immigrazione sul territorio italiano. Anche Forza e Italia e Fratelli d’Italia si sono dimostrati contrari a cambiare la normativa.

Campagna “L’Italia a chi la ama” di Fratelli d’Italia

Il Movimento 5 Stelle invece non si è espresso chiaramente a riguardo: durante le prime votazioni per l’approvazione dello ius soli sotto il governo Gentiloni si era astenuto, richiedendo una discussione più approfondita e leggi omogenee in tutta Europa. Anche negli ultimi giorni, Luigi di Maio si è opposto all’inserimento della riforma della legge nell’agenda di governo, ritenendo che non sia una priorità per il Paese. Il Pd è invece da sempre favorevole sia allo ius soli che alla sua versione più “moderata”, lo ius culturae.

Attualmente ci sono tre proposte di legge nella commissione Affari costituzionali della Camera.
La prima è dell’ex presidente della Camera Laura Boldrini, la seconda è della deputata Polverini (che ha lasciato Forza Italia proprio per la sua diversa visione sul tema) e la terza è del deputato Pd Orfini. Tutte e tre identificano diverse condizioni per ottenere la cittadinanza, sia tramite lo ius soli che tramite lo ius culturae.

COSA PENSANO GLI ITALIANI SULLO IUS SANGUINIS?

Recentemente il Corriere della Sera ha condotto un sondaggio per comprendere gli orientamenti degli italiani su una eventuale riforma dello ius sanguinis. Il 56% degli italiani ritiene che non sia il momento giusto per parlarne, in linea con quanto detto da Di Maio.

In generale, il 56% dei cittadini è d’accordo con l’attuale normativa, mentre il 34% vorrebbe cambiarla.
Il 45% degli italiani è favorevole allo ius soli, il 49% è contrario. Diversa è la situazione per quanto riguarda lo ius culturae: in questo caso, i favorevoli battono i contrari, 53% contro 39%.

Quello che stupisce un po’ di più, è che anche all’interno dei singoli partiti gli elettori siano piuttosto divisi. Sono favorevoli allo ius soli il 25% degli elettori della Lega, l’80% Pd, il 53% del MoVimento 5 Stelle, il 31% di Fratelli d’Italia e il 71% degli elettori di altre liste.

 

Che sia o no una priorità per il governo italiano, lo ius sanguinis continua a far discutere la politica da anni. Molte persone sarebbero favorevoli a far ottenere la cittadinanza agli stranieri di seconda generazione che conoscono, e che identificano italiani a tutti gli effetti. Tuttavia sono spaventati dal possibile aumento delle ondate migratorie verso l’Italia che lo ius soli potrebbe causare. In ogni caso, finché non si avranno le maggioranze in Parlamento, si può stare sicuri che la legge sulla cittadinanza rimarrà invariata.

Livia Viganò
Nata a Milano nel 1997, studio Economics and Management of Government and International Organizations all’Università Bocconi. Amo da sempre l’attualità, la politica, e girare in bici per Milano. Mi piace raccontare alle persone tutto quello che scopro sul mondo: non potendo più sfinire i miei amici, in OriPo ho trovato il mezzo perfetto per inseguire questa passione.

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