Infatti Assange è stato condannato a 50 settimane di reclusione per una violazione dei termini della libertà provvisoria risalente al 2012, l’anno in cui si rifugiò nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Ma questo non è ciò che preoccupa veramente la mente di Wikileaks.
Quello che lo spaventa è la questione che è stata discussa oggi nel tribunale di Westminster: la richiesta di estradizione degli Usa per presunta “pirateria informatica”. Come previsto, Julian ha confermato e affermato di volersi opporre alla richiesta d’estradizione presentata contro di lui dagli Stati Uniti. Mettendosi nei suoi panni, non si può dar torto alla sua opposizione in quanto negli USA è visto come una sorta di nemico primario, data la diffusione di documenti riservati da parte di Wikileaks, che incriminavano gli Stati Uniti con atti commessi dalle forze americane in Iraq e Afghanistan. Il trattamento che riceverebbe oltreoceano potrebbe essere diverso rispetto a quello in Inghilterra. Inoltre, bisogna ricordare che Assange è stato ricercato anche dalla magistratura svedese per presunti abusi sessuali prima del suo rifugio nel 2012, ma da quando è stato arrestato il caso rimane archiviato.
Quindi, il processo che porterebbe all’estradizione potrebbe durare molto, fino a un parere finale del governo britannico, ma le minacce dall’estero per Assange non vengono solamente dagli USA.
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