Giuseppe Civati ora fa l’editore. Deputato PD durante la scorsa legislatura, sotto il governo Renzi rompe con il premier: è decisivo il voto contrario alla riforma elettorale proposta dal suo partito. Nel 2015 fonda un nuovo partito, Possibile. La nuova esperienza non ha però fortuna e alle politiche dell’anno scorso non viene eletto alla Camera. Il gusto per la politica però non l’ha perso nemmeno ora che pubblica libri di altri: con lui abbiamo parlato di sardine, coraggio, paura, tasse e migranti.
Spoiler: durante l’intervista non viene annunciata nessuna scissione.
Le sardine stanno riempiendo le piazze d’Italia. Si aspettava un nucleo di sinistra così forte che si riunisce per la politica?
Ti rispondo come ti risponderebbero loro: secondo me le sardine sono una cosa molto più trasversale della sinistra. Io sono stato in piazza a Verona e ho visto una giusta reazione ad una situazione in cui la destra è orrenda, però la sinistra e il centro sinistra sono sotto un incantesimo. Oggettivamente a sinistra non c’è una discontinuità e manca il coraggio. Quindi non è strano che ci sia da parte delle persone la voglia di essere presenti quando le istituzioni politiche sono così fragili, deboli e incerte. Dopodiché la sfida più interessante che le sardine lanciano alla politica è che la politica deve saper lanciare le sardine: da quelle piazze quale strada si prende? Di per sé l’iniziativa rischia di essere un po’ placebo: io vado in piazza ma poi grazie e arrivederci. Il punto è capire intorno a quali valori e proposte politiche ci si vuole organizzare e si vuole anche pretendere qualche cambiamento. Per ora la piattaforma è molto aperta, c’è un richiamo costituzionale largo e importante. La domanda che mi faccio io che sono un po’ più anziano, sono un tonno diciamo, è se questo cambierà qualcosa e porterà una ventata di cambiamento.
Ci può dare un giudizio su questi primi mesi di governo giallorosso?
Sono un po’ deluso, perché sapevo delle difficoltà però veramente hanno fatto delle scelte discutibili fin dall’atto della formazione. Io gliel’ho rimproverato bonariamente perché poi io sono fuori dalla politica e non voglio essere quello che da fuori fa il rompiscatole. Mi sembrano impallati: dovevano essere più coraggiosi sul tema ambientale, dovevano essere molto più coraggiosi sulle disuguaglianze. C’è paura, ma evidentemente questo è un paese che ha bisogno di più progressività. È un paese che vive di rendita. Una rendita che si assottiglia sempre di più e che viene scambiata per reddito. Ci sono troppi temi sui quali si esige una maggiore radicalità. Tra l’altro il connubio PD-M5S faceva pensare a qualcosa di più energico, invece è come se si tenessero l’uno con l’altro e non andassero molto lontano.
Lei spinge molto sul tema ambientale, che giudizio dà alla Plastic Tax?
È l’esempio perfetto per spiegare la mia critica di prima. Tu hai una grande questione che pretenderebbe che il Presidente del Consiglio e i ministri si battessero ogni giorno per questioni legate al clima e alle questioni sociali ed economiche che sono legate al clima. Invece tutto si è ridotto ad una sorta di miniatura, che è questa legge sulla plastica. Tra l’altro si ridurrà ancora di più perché non sono tutti d’accordo.
Soprattutto in Emilia-Romagna dove c’è il distretto dell’imballaggio.
Si, però è tutto un po’ grottesco. Un tema così doveva essere l’occasione per fondare il governo, non per sfondarlo o dividerlo su quella che tutto sommato è una piccola cosa. Poi capisco le preoccupazioni dei produttori di plastica e le rivendicazioni di Fridays for Future, però la politica dovrebbe essere capace di investire molto di più. Ci sono cifre che dovrebbero essere decuplicate in quella manovra. Non necessariamente a debito perché gli investimenti possono anche produrre qualche risultato. Invece ci siamo infilati in questa discussione su questa piccola tassa sulla plastica, tra l’altro senza prepararla e senza esserne convinti nemmeno all’interno del governo. È un mezzo autogol.
Nei giorni scorsi è arrivata anche il taglio dell’Iva sugli assorbenti su cui lei si è battuto molto. L’emendamento però prevede che la riduzione sia solo sugli assorbenti ecologici. È una vittoria parziale?
Sì. Io ho commentato ironicamente che forse hanno troppe pretese le donne. In tutti i paesi del mondo si è tolta la tassa sugli assorbenti, non su quelli ecologici. Se vogliamo orientare il green c’è tutta un’enciclopedia di cose da fare. Sugli assorbenti questa riduzione è un decimo di risposta. Io non so cosa deve succedere, perché questa è una cosa da governo giallorosso in cui il rosso è molto sbiadito. Quella la dovevano fare e basta. È una scelta anche un po’ paternalistica, un po’ sessista involontariamente. Le donne devono diventare ecologiche, le donne, i rasoi ecologici quando li facciamo?
Il 2 di Novembre si sono rinnovati automaticamente gli accordi sulla Libia, che continua ad essere considerato “porto sicuro” nonostante molte inchieste ci abbiano mostrato le atrocità che avvengono in quei centri. Come mai il centro-sinistra non ha preso posizione?
Per l’incantesimo di cui si è parlato all’inizio. L’unico modo per interromperlo è fare le cose giuste, non fare le cose un po’ meno di Salvini, un po’ come prima e un po’ no. Così non si va da nessuna parte. Si rimane nella scatola di Salvini e non capisco per la soddisfazione di quale elettorato. Le cose sono vere: sul Rojava il governo italiano non ha fatto un cazzo, sulla Libia non ha cambiato niente, sui decreti sicurezza le prime cose che sono uscite dal Ministro dell’Interno Lamorgese, con tutto il rispetto, sono vergognose: qui si parla di fondamenti costituzionali. Non che Lamorgese sia molto diversa da Minniti (ex Ministro dell’Interno PD che aveva firmato gli accordi con la Libia, ndr). C’è una continuità tra i due. Su questo si chiede, almeno nell’approccio politico, una diversità. Capisco che i 5stelle avevano votato queste cose, però allora dovevano stare al governo con Salvini oppure andare a votare. Fare il governo con il centro-sinistra impegnava anche loro a cambiare atteggiamento. Stiamo girando intorno ad un palo e il rischio è che poi Salvini ci porti via tutti, perché poi lui ha una posizione indecente, ma che ha un taglio molto netto sulle cose. Questo governo un taglio netto non l’ha ancora dato. Si parla di una fase due a febbraio. Speriamo, però ci si aspettava maggiore grinta, maggiore tono sul piano culturale, politico e sociale.
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