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Covid-19: un altro nemico della comunità afroamericana

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Nelle ultime settimane è tornata all’attenzione di tutti la questione razziale negli Usa, in seguito all’uccisione di George Floyd. Un termine spesso usato è quello di “razzismo sistemico“. Questo concetto si riferisce all’oppressione strutturale e pervasiva della minoranza nera perpetuata a beneficio della maggioranza bianca. Le suddette disuguaglianze riguardano tutti gli aspetti della vita comunitaria, a partire dal rapporto con la polizia. Con il covid-19, sono riaffiorate in modo drammatico anche le iniquità del sistema sanitario, che colpiscono da sempre la comunità afroamericana.

Un’epidemia non democratica

Il nuovo coronavirus ha seguito dei percorsi ben delineati da decenni di discriminazioni radicate nel territorio americano. Esso è entrato nei quartieri e nelle case più povere e meno privilegiate, insediandosi cosí in ambienti già fragili. L’epidemia non è stata per nulla democratica e non ha colpito tutti allo stesso modo, anzi peggiorando la condizione delle fasce più deboli, in questo caso la comunità afroamericana.

Casi di covid-19 in continua crescita

Il primo caso ufficiale di covid-19 è apparso in Usa a inizio gennaio 2020. Ad oggi, il numero di casi confermati ha superato i due milioni e il numero di decessi ha superato le centoventimila unità. Gli Stati più colpiti sono New York, New Jersey, Illinois e California. La pandemia, però, è ancora in corso e i focolai ora si sono spostati verso gli Stati del Sud: in particolare Texas, Florida, Georgia e Arizona stanno osservando una crescita esponenziale dei casi.

COVID-19 Spread through the U.S. from r/MapPorn

Il focolaio di New York

Se ci focalizziamo sulla città di New York, i dati mostrano chiaramente le differenze nell’impatto che la pandemia ha avuto nei vari quartieri. I quartieri più colpiti sono stati Harlem, il Bronx, il Queens e Brooklyn; Manhattan invece è stata la meno colpita. Per esempio, in alcuni distretti del Bronx e Queens, si è ammalata una persona ogni 23, più del doppio rispetto a Manhattan. Anche per quanto riguarda il numero di decessi, questi quartieri sono stati colpiti decisamente di più rispetto alle zone prevalentemente bianche e ricche. Bisogna sottolineare che questi quartieri sono a maggioranza afroamericana – e ispanica.

Non solo a New York, ma anche in metropoli come Chicago, Detroit, Atlanta e Washington DC la popolazione afroamericana ha particolarmente sofferto. 

L’impatto a livello nazionale

Anche a livello nazionale, la comunità afroamericana è stata quella maggiormente colpita. I dati riguardanti le comunità di appartenenza dei casi e dei morti spesso sono incompleti – se rilasciati (solo 37 Stati su 51 lo fanno), ma è comunque possibile avere una visione generale sul problema.  

Pur rappresentando il 14% della popolazione, le vittime di covid-19 afroamericane sono più del 25% del totale. Ci sono state 61 vittime circa per ogni centomila abitanti – più del doppio rispetto alla popolazione caucasica – per un totale di oltre 25 mila decessi (dato in continua crescita).

Come è possibile osservare nel grafico, si può notare come questa differenza tra popolazione e numero di vittime, in relazione alla popolazione totale, sia estremamente alta negli Stati del Sud e nel Midwest. In Missouri, South Carolina, Louisiana e nel distretto della capitale federale si registra una differenza di più di 20 punti percentuali. A Washington DC questa differenza raggiunge il 30%. Inoltre, la correlazione sembra essere significativa soprattutto nei luoghi dove ancora oggi si sentono le conseguenze del periodo storico della segregazione. 

In generale, quindi, la pandemia ha colpito duramente – e continua a colpire – la comunità afroamericana. Questo pattern ha diverse spiegazioni e segue il cosiddetto razzismo sistemico di cui si sta discutendo molto. 

Il razzismo sistemico nel sistema sanitario nazionale

Iniziamo ad analizzare alcuni motivi per cui il numero di morti nella comunità nera è così alto e perché fanno parte di un discorso più ampio sul razzismo strutturale in Usa.

Malattie pregresse

In media, la salute della popolazione afroamericana è inferiore a quella della comunità bianca. Una ricerca di Harvard dimostra come le persone di colore siano più propense a sviluppare malattie cardiovascolari e ipertensione, poiché trascorrono una vita più soggetta a stress psicofisico. Infatti, la costante pressione psicologica si evolve in problemi cronici fisici. Quindi, il covid-19 ha trovato una comunità con una percentuale più alta di malattie pregresse. 

Quartieri e segregazione

I decenni di segregazione hanno avuto conseguenze tangibili anche sulla distribuzione delle minoranze nelle città. Per questo, spesso, i quartieri più poveri dove vivono le comunità afroamericane hanno standard di vita più bassi e livelli di inquinamento più alti. Questo rende le persone più suscettibili a contrarre disturbi cronici respiratori come l’asma. Inoltre, si tratta di quartieri con strutture e servizi di qualità inferiore rispetto a altri, tra cui le strutture sanitarie. 

Condizioni socio-economiche

In media, la popolazione nera è più povera della popolazione bianca, e quindi avrà meno disponibilità economiche per assicurarsi e ricevere cure di alto livello per i propri problemi di salute cronici. Quindi, il fattore economico risulta essere – come sempre – importante per capire perché il covid-19 abbia colpito questa fetta di popolazione cosí aggressivamente. Il New York Times ha trovato una correlazione tra il reddito mediano dei distretti della Grande Mela e il numero di casi. Esiste un rapporto negativo tra il numero di casi riscontrati e il reddito mediano: in pratica, il virus si è propagato maggiormente nei quartieri più poveri. Non a caso, questi quartieri sono in prevalenza abitati da afroamericani.

Ruoli occupazionali essenziali

Gli afroamericani svolgono in media più lavori che sono stati dichiarati “essenziali” durante la pandemia e che quindi non sono stati soggetti al lockdown. La comunità nera, pur rappresentando l’11% dei lavoratori americani, ha rappresentato il 16% dei lavoratori in frontline durante l’emergenza. Particolarmente alta è la loro presenza nel settore del trasporto pubblico: rappresentano il 26% dei lavoratori totali. Ciò ha portato questi individui ad essere più esposti al covid-19.

Bias cognitivo dei medici

Infine, il bias cognitivo dei medici verso le persone di colore continua ad essere un problema. Con bias si intende una valutazione distorta causata da pregiudizi e schemi mentali che abbiamo nei confronti di altre categorie di persone. Pur non essendo volontario, ciò implica possibili conseguenze problematiche. Per esempio, sembra essere radicata la percezione che le persone nere soffrano meno dei bianchi a livello fisico. Concretamente, per quanto riguarda il covid-19, i cittadini afroamericani sono stati testati meno frequentemente di quelli bianchi. Il problema è talmente radicato che anche i Centri per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (CDC) hanno riconosciuto l’esistenza di un doppio standard nei confronti dei pazienti, basato sul colore della pelle. 

Queste spiegazioni sono varie ma interdipendenti. Per affrontare il problema del razzismo sistemico è quindi necessario adottare una visione intersezionale e olistica.

La lettera al Dipartimento della Salute 

Chiaramente questi problemi erano preesistenti e la pandemia ha solo illuminato ancor più tragicamente queste iniquità sociali. Queste problematiche sono difficili da risolvere perché sono strutturali e sedimentate nel sistema sociale e istituzionale americano.

Per iniziare, è necessario riconoscere l’esistenza del problema, osservandone quantitativamente gli effetti e le conseguenze. Infatti, alcuni Senatori e Membri del Congresso democratici tra cui Elizabeth Warren e Kamala Harris, hanno inviato una lettera a Alex Azar, segretario del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani, già il 27 marzo 2020, a inizio epidemia. 

I quattro democratici firmatari hanno chiesto uno studio e un raccoglimento dati sistematico per mettere alla luce le disparità emerse durante la risposta alla pandemia. Conoscere i dati del contagio in base a variabili come gruppo sociale di appartenenza e indicatori economici è fondamentale per comprendere i problemi dell’intero sistema sanitario americano. Solo così si potranno trovare delle soluzioni per il futuro.

Black Lives Matter anche durante il covid-19

Il coronavirus sembra aver seguito dei “percorsi” delineati da un sistema intrinsecamente razzista. Abbiamo infatti descritto i vari problemi che nell’insieme hanno reso la comunità afroamericana più suscettibile al covid-19. Il movimento Black Lives Matter ha trovato quindi una popolazione già stremata dalla pandemia e dopo gli ultimi casi di police brutality la rabbia generale è esplosa. 

Giovanni Polli
Nato a Vicenza nel '99. Sono uno studente di scienze politiche presso l'Università Bocconi. Oltre ad essere un appassionato di politica, sono un vorace consumatore di musica; probabilmente sono l'unico a comprare ancora CD. In Veneto ho sviluppato anche un'altra delle mie più grandi passioni: lo spritz, rigorosamente a tre euro!

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