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Come le banche centrali curano il Coronavirus

Tempo di lettura stimato: 9 min.

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Articolo pubblicato su Business Insider – Italia

Il Coronavirus si sta diffondendo a macchia d’olio in tutto il mondo. L’infezione partita dalla Cina ormai non conosce più confini. I primi Paesi colpiti sono stati il Giappone e la Corea del Sud, poi il virus si è diffuso anche in Iran. Nel nostro Paese la situazione è precipitata negli ultimi giorni. Oggi l’Italia, stando ai dati ufficiali dichiarati, è il secondo Paese al mondo per numero di contagi e di morti per il Covid-19. Il virus si sta diffondendo rapidamente in tutta l’Europa e ormai anche gli Stati Uniti non sono più indenni. Cosa possono fare dunque le banche centrali per contrastare gli effetti dell’epidemia?
Il Governo italiano ha attuato misure drastiche per cercare di ridurre il contagio e ormai sembra inevitabile che anche gli altri maggiori Stati europei siano costretti ad attuare dei provvedimenti, specie dopo che l’Oms ha dichiarato lo stato di pandemia globale. Le conseguenze economiche previste solo un paio di settimane fa ormai sono un miraggio. Non è possibile sapere quanto sarà grave la crisi economica a livello globale, ma sicuramente lascerà un segno profondo. Le principali banche centrali hanno già adottato dei provvedimenti, ma non sempre hanno usato lo stesso approccio. L’analisi partirà dalla Cina dove la Banca Centrale è stata la prima in assoluto ad agire. Si terminerà con i provvedimenti della BCE che hanno fatto tanto discutere nelle ultime ore.

CINA

La People’s Bank of China è l’istituto finanziario che dispone del più grande attivo e disponibilità di mezzi finanziari al mondo. La Cina è stato il primo Stato colpito dal Coronavirus e in conseguenza la banca centrale cinese è stata la prima ad agire. Il 17 febbraio PBoC ha tagliato dal 3,25% al 3,15% i tassi sui finanziamenti a medio termine (MLF) e tramite questa linea di credito ha immesso nuova liquidità nel sistema per un totale di 200 miliardi di yuan, circa 30 miliardi di dollari, a sostegno delle imprese. Allo stesso tempo la banca centrale cinese ha iniettato altri 100 miliardi di yuan nell’economia. Qualche giorno dopo la PBoC ha anche ridotto i tassi di riferimento sui prestiti (LPR). Quello a un anno dal 4,15% al 4,05%, mentre quello a dieci anni dal 4,8% al 4,75%. L’obiettivo è quello di aiutare le aziende a superare i danni causati dal virus ai margini di profitto. La PBoC oggi ha attuato un nuovo provvedimento. Ha immesso sui mercati 100 miliardi di yuan attraverso una linea di credito di medio-termine al tasso d’interesse del 3,15%. Lo scopo è quello di assicurare liquidità sufficiente ai mercati.

STATI UNITI

La Federal Reserve è stata la banca centrale occidentale che ha preso più provvedimenti nelle ultime settimane. Inizialmente, il 3 marzo, ha tagliato il costo del denaro di 50 punti base (cioè dello 0,5%) , in seguito a una riunione di emergenza. La gravità della situazione attuale è evidenziata dal fatto che questa è stata la prima riunione non programmata dopo la grande crisi del 2008. Ora i tassi americani sono compresi nell’intervallo dell’1-1,25%. Come dichiarato dal Governatore Jerome Powell, la decisione è stata presa per assicurare che l’economia resti forte, nonché per allentare le condizioni finanziarie e per rafforzare la fiducia dei consumatori. Nella giornata di giovedì la banca centrale americana ha annunciato un nuovo importante intervento, ovvero un’iniezione d’urgenza di oltre 1.500 miliardi di liquidità temporanea a Wall Street. L’obiettivo è quello di assicurare il corretto funzionamento dei mercati finanziari in un clima surreale che coinvolge sia le borse sia i titoli di Stato. L’ultima decisione è stata presa nel pomeriggio di domenica 15 marzo, a mercati chiusi. La Fed ha ulteriormente tagliato il tasso di riferimento portandolo allo 0,250%. Inoltre si impegnerà ad avviare un programma di Quantitative Easing acquistando almeno 500 miliardi di titoli del Tesoro ed altri 200 miliardi di titoli garantiti da ipoteca.

REGNO UNITO

La Bank of England è intervenuta in emergenza con una riunione straordinaria una settimana dopo rispetto alla Fed. Il tasso d’interesse (bank rate) è sceso dallo 0,75% allo 0,25%. La BoE ha anche introdotto uno schema di finanziamenti per sostenere piccole e medie imprese. In una nota l’Istituto ha spiegato che “a seguito dell’epidemia di Covid 19, i prezzi delle attività rischiose e delle materie prime sono diminuiti di molto e i rendimenti dei titoli di stato hanno raggiunto minimi storici, coerentemente con un marcato deterioramento della propensione al rischio e delle prospettive di crescita globale e del Regno Unito”.

AUSTRALIA 

La Reserve Bank of Australia è stata la prima banca centrale occidentale ad agire. L’istituto ha tagliato il tasso d’interesse ufficiale (il Cash Rate Target) di 25 punti base a un minimo record dello 0,5%. Si tratta della prima riduzione del tasso dallo scorso ottobre. In Australia la banca centrale ha anche altri obiettivi oltre a controllare l’inflazione e a garantire la stabilità dell’economia e della moneta. Si ricordano a titolo di esempio il mantenimento dell’occupazione ed il contributo al benessere degli australiani.

CANADA

Subito dopo la Fed americana anche la Bank of Canada ha agito. Il tasso d’interesse (chiamato Key Interest Rate) è sceso di 50 punti basi passando dall’1,75% all’1,25%. Dalla nota pubblicata per giustificare la decisione si può leggere che “il Covid-19 rappresenta uno shock negativo materiale per le prospettive canadesi e globali”. Inoltre, “con l’evolversi della situazione, il consiglio direttivo è pronto ad adattare ulteriormente la politica monetaria se necessario per sostenere la crescita economica e mantenere l’inflazione sull’obiettivo”. Oltre ai classici obiettivi di politica monetaria la BoC ha anche la funzione di garantire una gestione più efficiente possibile degli strumenti del governo e del capitale azionario pubblico.

SVIZZERA

Per ora la Swiss National Bank non ha ancora preso provvedimenti in seguito al Coronavirus. L’Istituto centrale elvetico è concentrato a tenere sotto controllo il valore del franco svizzero impedendogli di rafforzarsi ulteriormente. La domanda degli investitori per la moneta rossocrociata è molto alta, in quanto si tratta storicamente di un asset finanziario difensivo e il Coronavirus sta rafforzando l’appetito degli investitori per questo tipo di asset. Si precisa che il tasso d’interesse di base è già in territorio negativo a -0,75%.

GIAPPONE

Fino ad oggi la Banca centrale del Giappone ha lasciato fermi i tassi, che sono già molto bassi aggirandosi fra lo 0% e il -0,1%. Il presidente Haruhiko Kuroda ha dichiarato che la Banca centrale “farà tutti gli sforzi possibili per provare ad ampliare la liquidità a garantire la stabilità dei mercati finanziari”. Tra gli strumenti possibili, il governatore ha citato l’acquisto di obbligazioni e altre attività finanziarie. Non è da escludere la possibilità che venga effettuato un intervento per contenere il valore dello yen, che ha raggiunto il massimo valore contro il dollaro statunitense dal 2016. Così come il franco svizzero, anche lo yen è un bene rifugio. La valuta nipponica è salita del 5% dall’esplosione dell’epidemia. In seguito alle ultime azioni della Fed la BoJ ha annunciato di essere pronta a raddoppiare gli acquisti di Etf negoziati sul mercato azionario. Gli Etf sono strumenti che hanno come unico obiettivo d’investimento quello di replicare l’indice al quale si riferiscono.

UNIONE EUROPEA

La Banca centrale europea è stato l’ultimo grande istituto centrale a intervenire. Dopo le azioni intraprese dalla Fed e dalla BoE c’era grande attesa per le prime misure adottate dalla nuova presidentessa Christine Lagarde. Da molti giorni il mercato si aspettava un taglio dei tassi anche da parte della Bce, ma questo non è avvenuto. Nel pomeriggio del 12 marzo l’istituto di Francoforte ha ufficializzato le misure per fronteggiare le conseguenze del Coronavirus sull’economia del vecchio continente. Il tasso sui depositi, cioè il tasso che ricevono le banche sulle somme depositate presso la Bce, è rimasto invariato a -0,5%. I tassi d’interesse restano fermi allo 0%. I provvedimenti sono di altra natura. La Bce ha annunciato aste supplementari di finanziamenti alle banche (Tltro) per garantire liquidità. L’obiettivo è che le banche utilizzino questi finanziamenti per immettere liquidità sul mercato. Verranno anche condotte Ltro, cioè piani di rifinanziamento a lungo termine per le banche, aggiuntive. Inoltre la Bce ha annunciato un piano di acquisto di titoli per ulteriori 120 miliardi oltre a quello già in essere del Quantitative Easing da qui a fine anno contro il Coronavirus, con un  importante contributo dei titoli privati. Con il Quantitative Easing si acquistano prevalentemente titoli di Stato. L’obiettivo dichiarato è quello di evitare una crisi di liquidità che aggraverebbe ulteriormente la situazione nell’eurozona. La Bce ha come fine primario quello di far convergere l’inflazione verso il 2%. A differenza della Fed non ha un target preciso per quanto riguarda il tasso di occupazione e non ha esplicitamente il compito di garantire il benessere dei cittadini.

L’ALLEANZA FRA LE BANCHE CENTRALI CONTRO IL CORONAVIRUS

Oltre alle misure che hanno implementato singolarmente, le principali banche centrali hanno deciso di unire i loro sforzi preparandosi ad un intervento comune. L’alleanza comprende la Fed, la Banck of England, la Bce, la Bank of Canada, la Banca centrale del Giappone e la Swiss National Bank per il contrasto al coronavirus. Questi istituti hanno annunciato l’impegno a coordinarsi per migliorare la fornitura di liquidità in dollari americani. L’obiettivo primario è quello di alleviare la tensione sull’offerta di credito.

LE REAZIONI DEI MERCATI E L'(IN)UTILITÀ DELLA POLITICA MONETARIA

La pandemia del Coronavirus ha subito innescato uno shock dal lato dell’offerta.
Questo è avvenuto perché si è verificata un’interruzione della produzione in molte aziende cinesi fornitrici di componenti e di semilavorati. Se le imprese non ricevono più i componenti per completare le loro produzioni devono fermarsi. In questo modo è avvenuta l’interruzione della catena del valore su scala globale

Tuttavia, una politica monetaria più espansiva, l’unica perseguibile dalle banche centrali, non può risolvere uno shock dell’offerta, ma può solo contribuire ad attutire lo shock della domanda, per esempio con un’iniezione di liquidità per stimolare i consumi. Lo shock si verifica a causa della chiusura delle attività commerciali, della sospensione dei voli e degli altri provvedimenti presi per contrastare la diffusione dell’epidemia. La politica monetaria espansiva rischia di non produrre molti risultati nemmeno sul piano degli investimenti in quanto si potrebbero sollevare dei dubbi sulla capacità di reazione futura da parte delle banche centrali, considerato che prima di questa emergenza i tassi erano già molto bassi e sarà difficile abbassarli ulteriormente. 

Nel complesso, la reazione dei mercati non è stata delle migliori al coronavirus. Di certo poi le recenti affermazioni di Christine Lagarde –  “Non è il compito della Bce quello di chiudere gli spread” – non hanno aiutato e anzi hanno contribuito a scatenare il panico sui mercati. Quando si parla di politica monetaria, la comunicazione è un fattore cruciale e forse la Lagarde è inciampata in questo senso. È importante però inserire le sue parole nel giusto contesto. Gli attuali spazi di manovra della Bce sono limitati rispetto a quando Draghi aveva assunto la carica di presidente sette anni fa in una situazione ben diversa da quella odierna, proprio perché i tassi ad oggi sono molto più bassi.

Per cercare di mitigare la gravità della crisi economica che sarà innescata dall’epidemia, ai singoli Stati quindi non resta che ricorrere a politiche fiscali fortemente espansive. È proprio in questo che i bassi tassi di interesse potranno almeno risultare utili: essi garantiscono una sorta di “scudo” contro l’aumento del costo per interessi sui titoli del debito pubblico degli Stati che possono così attuare politiche fiscali più espansive, cioè spendere più soldi senza compromettere ulteriormente le finanze pubbliche. Christine Lagarde ha nuovamente esortato gli Stati a fare la loro parte. Il “whatever it takes” di Mario Draghi del 2012 è passato alla storia. Ora è l’Unione Europea per intero che deve agire “ad ogni costo” per salvare l’economia.

 

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