La protesta in Cile contro il rincaro dei biglietti per il trasporto pubblico continua nonostante lo stato di emergenza e il coprifuoco.
Si apre il terzo giorno sotto lo stato di emergenza per il Cile. Da venerdì le manifestazioni contro il rincaro delle tariffe per il trasporto pubblico a Santiago non si sono fermate, ma espanse nel resto del paese. Il coprifuoco introdotto sabato è stato perciò esteso dalla capitale cilena ad altre città. Il numero di vittime e arresti continua ad aumentare.
Cosa è successo?
Il 6 ottobre la compagnia privata Metro de Santiago, che gestisce il trasporto pubblico nella capitale cilena, ha annunciato il secondo rincaro dell’anno dei biglietti. Il rialzo del prezzo, passato da 800 a 830 pesos (1,2 dollari americani), è stato giustificato con l’aumento dei costi dell’energia e l’indebolimento della valuta. La notizia ha causato un generale scontento nella popolazione. Come reazione, centinaia di studenti e pendolari hanno iniziato ad oltrepassare e sradicare i tornelli delle metro così da rendere accessibile a tutti il trasporto.
Con la chiusura della metropolitana lo scorso venerdì la situazione è peggiorata. Il numero di manifestanti è aumentato, inglobando anche i cittadini insofferenti per la sempre più alta pressione fiscale. Gli atti di vandalismo si sono estesi in tutta la città di Santiago e replicati in Valparaíso e Concepción. I manifestanti hanno iniziato a saccheggiare e incendiare negozi, banche, stazioni metro e autobus e continuato anche dopo l’annullamento dell’aumento del prezzo per biglietto. Nelle ultime settimane il numero di arresti ammonta a trecento.
Il bilancio delle vittime ad oggi è di 11, di cui nove morti per incendi appiccati in negozi durante i saccheggi e un cittadino ucciso con diversi colpi al torace probabilmente da un agente.
Il presidente Piñera, dopo le violenze dell’ultima settimana, ha indetto lo scorso sabato lo stato di emergenza, che durerà 15 giorni e potrà nel caso essere esteso, e il coprifuoco tra le 22 e le 7. Il governo ha inoltre schierato l’esercito in aiuto della polizia, per la prima volta dopo Pinochet, creando maggiore tensione tra i cittadini.
I motivi
I fattori che hanno portato alle proteste in Cile nell’ultimo periodo sono molteplici e non vanno individuati unicamente nell’aumento del prezzo dei biglietti da parte di Metro de Santiago, mero fatto scatenante. Nonostante il Cile sia una delle nazioni con il PIL pro-capite più alto nel Sud America, nel paese sono forti le diseguaglianze tra le classi sociali, peggiorate con la presidenza di Piñera, del partito di centrodestra “Chile Vamos” e al servizio dei cileni più abbienti. La popolazione chiede perciò una riforma del sistema fiscale e previdenziale e del codice del lavoro, un abbassamento delle tasse.
Le reazioni
Il presidente Piñera ha commentato: “Siamo in guerra contro un nemico potente e implacabile” e “siamo ben consapevoli del fatto che” i responsabili delle proteste “hanno gradi di organizzazione e logistica, tipici di un’organizzazione criminale”.
L’opposizione ha invece condannato il presidente per il suo modello economico privatizzato, che risulta benefico solo per i pochi ricchi, andando a discapito del resto della popolazione cilena, e per il tentativo di bloccare le proteste in atto senza cercare di trovare una vera soluzione ai problemi che le hanno scatenate. Le stesse critiche sono state mosse addirittura da alcuni esponenti del centrodestra cileno. Vedremo nelle prossime settimane se riuscirà a riguadagnarsi il sostegno perso.