Elezioni regionali in Veneto 2020: digressione storica
Il miracolo economico veneto tra Dc e centrodestra
Il Veneto è stato terra di emigrazione tra l’Unità d’Italia e il secondo dopoguerra: 5 milioni di abitanti (circa il 20% dell’intero fenomeno italiano) lasciarono la ex Serenissima per cercare fortuna altrove. Se prima era una regione prevalentemente focalizzata sul settore primario, nel secondo dopoguerra, la manodopera contadina si è spostata verso i nuclei urbani industrializzati. Anche se il triangolo industriale si trovava al Nord-Ovest, in Veneto iniziarono comunque a svilupparsi velocemente piccole-medie industrie e imprese. Esse erano spesso a traino familiare e concentrate sull’export. Di grossi poli industriali c’erano solo Marghera (industria chimica e petrolchimica, oggi anche importante polo navale) e il vicentino, con le sue industrie tessili. Le regionali in Veneto hanno quindi sempre rappresentato questa doppia natura della società nella regione.
Il miracolo economico veneto
In generale, il tessuto economico Veneto è decentrato, ossia polarizzato attorno alle città principali dell’area centrale, invece che essere concentrato attorno a un unico polo industriale. Ecco perché si parla di “poli urbani”. Grazie a una produttività più alta della media del paese, il Veneto negli anni ‘60 riuscì a raggiungere un PIL pro capite in linea con la media nazionale. Il Veneto rappresenta un esempio di trasformazione da territorio prevalentemente agricolo a regione italiana trainante, tra industria, servizi, export e turismo (quasi 70 milioni di visitatori nel 2018).
Il Veneto tra la Dc e la Lega
La storia politica del Veneto può essere invece divisa in due parti principali: quella del dominio della DC e quella del dominio del centrodestra. Infatti, dal 1970 al 1993 la Democrazia cristiana è stata il partito di maggior successo, in linea con il resto dell’Italia. Anzi, il Veneto era una vera e propria roccaforte per la DC. La regione, inoltre, a parte nell’unico anno dal 1993-1994 in cui ha avuto una giunta di sinistra (pur sempre appoggiata dalla DC), non ha mai avuto esperienze “rosse”. Dal 1995, il Veneto è invece dominato dal centrodestra: prima da Giancarlo Galan di Forza Italia (FI) e poi da Luca Zaia (Lega Nord). Dopo tre mandati, Galan entrò tra i Ministri dei Governi Berlusconi, ma in seguito dovette lasciare l’incarico per le inchieste riguardanti il Mose (un’opera architettonica che dovrebbe proteggere Venezia dalle maree di acqua alta). Se Galan rappresenta l’era del Berlusconismo, Luca Zaia rappresenta invece l’esplosione del fenomeno leghista, che iniziò già nel 1980 con la Liga Veneta.
Il governatore uscente: Luca Zaia
La figura di Luca Zaia è diventata estremamente importante non solo in Veneto, ma anche a livello nazionale. Nel 1998 diventa Presidente della Provincia di Treviso (tra l’altro, il presidente più giovane d’Italia). Poi, nel 2005 ottiene la carica di Vicepresidente della Giunta Regionale del terzo mandato di Galan. Nel 2008 viene invece nominato Ministro dell’Agricoltura durante il governo Berlusconi IV. Nel 2010 si candida a Presidente Regionale con la Lega Nord e ottiene l’incarico con un enorme 60%. Infine, nel 2015 vince ancora le Elezioni Regionali in Veneto contro Alessandra Moretti (PD), il dissidente ex leghista Flavio Tosi (NCD/UDC) e Jacopo Berti (M5S).
Per la sua carriera politica di successo, Zaia è oggi ritenuto un esponente principale del Carroccio ed è già stato definito prossimo leader della Lega (se non addirittura di tutto il centrodestra). Zaia ha però sempre sostenuto di essere legato al Veneto e di non essere interessato a “scalate politiche”. Cosa ha fatto Zaia negli ultimi 10 anni? Cosa lo ha reso così popolare da ottenere un terzo mandato assicurato con le prossime Elezioni in Veneto? Negli ultimi 10 anni Zaia si è trovato ad affrontare varie emergenze e a portare avanti due precise battaglie: quella per l’autonomia e quella per la ristrutturazione della spesa pubblica.
Elezioni regionali in Veneto 2020: Criticità regionali
Dissesto idrogeologico in Veneto
Partendo dalle emergenze climatiche, già nel 2010 Zaia si trovò ad affrontare l’Emergenza Alluvione che colpì Vicenza e Padova (con più di 400 milioni di euro di danni). Nel 2018, è toccato alla Tempesta Vaia, che devastò le Prealpi Venete, per un totale di quasi 3 miliardi di euro di danni. A fine 2019, invece, Venezia è stata colpita dalla seconda peggiore alluvione da quella del 1966. Zaia si è sempre dimostrato pronto a rispondere alle emergenze, impiegando subito risorse per la ricostruzione, tanto che lo Stesso Borrelli della Protezione Civile si è congratulato per la tempestività ed efficacia delle risposte.
Infrastrutture e riforma della sanità
Per le infrastrutture, sotto la Giunta Zaia è partito il cantiere della Pedemontana Veneta, richiesta da tanti pendolari tra Vicenza e Treviso. Inoltre, stanno procedendo i lavori per la TAV (Tratta Alta Velocità) ferroviaria attraverso la pianura.
Zaia ha condotto delle politiche di taglio della spesa pubblica e di risanamento dei conti regionali. Per esempio, la sanità veneta è stata riformata nel 2016. La Giunta Regionale ha ridotto e agglomerato il numero di ULSS (Unita Locale Socio Sanitaria), nella speranza di tagliare i costi. Questa mossa è stata attaccata dall’opposizione, perché avrebbe ridotto la capacità delle strutture pubbliche, affidandosi alle collaborazioni con le strutture private.
Vittorie (ma anche critiche)
Per la popolarità di Zaia è stata importante l’assegnazione delle Olimpiadi Invernali 2026 a Milano e Cortina d’Ampezzo, ma soprattutto la vittoria del “sí” al Referendum Consultivo sull’autonomia differenziata nel 2017. L’operato di Zaia in Veneto ha però ricevuto, stranamente, viene da dire, anche alcune critiche . Infatti, e stata giudicata negativamente la sua manifesta ignoranza riguardo al progetto del MOSE a Venezia (Zaia stesso avrebbe dichiarato di non saperne nulla) e alla sua incapacità a gestire efficacemente il fallimento delle Banche Venete – Veneto Banca e Popolare di Vicenza – chiedendo aiuto al governo centrale.
Il covid-19 in Veneto
Al termine di questi 10 anni Zaia si è trovato ad affrontare l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia di COVID-19. Ascoltando i consigli del virologo padovano Crisanti, il Veneto ha saputo gestire l’epidemia in modo positivo, rispetto alla sorella Lombardia. La gestione di quest’ultima emergenza è sicuramente un punto a favore per la ormai certa riconferma di Zaia. A due settimane dalle regionali, il Veneto conta un totale di 23 mila casi e più di 2 mila deceduti.
Elezioni regionali in Veneto 2020: Gli sfidanti
Il principale sfidante di Luca Zaia è Arturo Lorenzoni (ne avevamo parlato qui), candidato del Centrosinistra, sostenuto dal PD, da +Veneto in Europa Volt, da Europa Verde e da Sanca Veneta, una lista di progressisti autonomisti. Lorenzoni è stato Vicesindaco di Padova ed è professore di Economia dell’Energia.
Per il M5S si è candidato l’ex Senatore Enrico Cappelletti, vicino alla vicenda delle Banche Venete, tanto da aver fatto parte di una commissione di inchiesta sul loro fallimento. Per Italia Viva, invece, è stata scelta Daniela Sbrollini, ex brindisina e acquisita vicentina, attualmente Senatrice del gruppo di Renzi.
Temi fondamentali dell’elezione e la legge elettorale
Il rischio di un correre contro un Presidente con la riconferma assicurata è quello che la campagna elettorale non risulti costruttiva e stimolante. Invece ambiente, sanità e autonomia sembrano essere alcuni tra gli argomenti chiave.
Prima di tutto, riguardo alla sanità, risultata strutturalmente capace di gestire l’epidemia di covi-19, i 5 stelle spingono principalmente per la riduzione delle liste di attesa e per una più trasparente nomina dei Dirigenti delle ULSS. Per Lorenzoni è invece importante chiudere alle convenzioni con i privati e re-internalizzare alcuni servizi, e in ultimo battersi per più borse di studio per le specializzazioni. Zaia vuole creare una sanità efficiente e veloce anche a costo di privatizzare alcuni servizi.
Riguardo all’autonomia, i pentastellati spingono per un decentramento dei temi più che delle risorse, ossia di gestire più materie (ora competenze statali), ma con le stesse risorse. Lorenzoni sostiene invece che debba prima essere riformato il sistema fiscale interno, per poter poi arrivare a un’autonomia regionale efficiente. Il candidato del CSX sostiene che non sia costituzionale il progetto di autonomia portato avanti da Zaia.
Per l’ambiente, Lorenzoni punta allo sviluppo dell’economia circolare sul territorio e di sviluppare un Piano di Adattamento per prevenire altre emergenze climatiche come quelle vissute. La mobilità sostenibile rientra anche nel piano dei 5 stelle e di Italia Viva. Questo tema invece non è affrontato dal programma proposto dalla coalizione di Zaia.
La legge elettorale
La legge elettorale, denominata Zaiatellum, prevede che un candidato che supera il 40% dei voti ottenga il 60% dei 50 seggi disponibili. La soglia di sbarramento è 5% per le coalizioni e il 3% per le singole Liste. Nelle regionali in Veneto è anche possibile il voto disgiunto tra lista e candidato presidente. Per esprimere una preferenza sui consiglieri, bisogna per forza sceglierne due di genere diverso.