Il processo a Cappato e le leggi sull’Eutanasia
Con la sentenza del 25 settembre, la Corte Costituzionale assolve Marco Cappato sul caso DJ Fabo, e segna un punto importante per la questione eutanasia.
Il caso DJ Fabo
Fabiano Antoniani, in arte DJ Fabo, era un uomo di 40 anni. Decise di porre fine alla propria vita in una clinica svizzera, dove arrivò con l’aiuto dell’attivista radicale Marco Cappato.
La decisione era stata presa da Fabo in seguito a un incidente che l’aveva lasciato cieco e tetraplegico, in preda a continue sofferenze e con la propria vita dipendente dal trattamento medico.
Ma perché la vicenda è tanto importante? Perché, secondo la legge italiana, tutto ciò non sarebbe stato possibile.
Aiuto al suicidio
L’art. 580 del Codice Penale, infatti, puniva l’agevolazione materiale al suicidio. Si tratta dunque di un atto di disobbedienza civile che era volto, oltre ad aiutare Fabo in sé, anche a tentare di cambiare la legge che regola questo tipo di situazioni.
L’impegno di Marco Cappato
Marco Cappato è un attivista radicale che per anni si è dedicato a questioni come questa. Attualmente è segretario dell’Associazione Luca Coscioni, che ha promosso la campagna Eutanasia Legale per richiedere al Parlamento di legiferare in materia.
Cappato si assunse in prima persona la responsabilità di portare avanti questa battaglia, fornendo informazioni a Fabo su come e dove potesse ottenere il suicidio medicalmente assistito, e da ultimo accompagnandolo in una clinica svizzera dove potesse finalmente ottenere ciò che voleva.
Dopo averlo fatto, Cappato si è costituito ed ha dovuto andare a processo per istigazione e aiuto al suicidio, un processo che può dirsi concluso soltanto con la recente sentenza. Vediamo come sono andati gli eventi (per un resoconto più approfondito, andare qui):
Che cosa cambia per l’Eutanasia?
In realtà è improprio parlare di eutanasia (vedi qui le differenze). Il caso DJ Fabo è infatti un caso di suicidio medicalmente assistito.
Come abbiamo spiegato sopra, Marco Cappato è stato assolto nel processo per istigazione al suicidio di DJ Fabo, mentre la decisione è stata rimandata per quanto riguardava l’aiuto materiale. La Corte Costituzionale ha infatti invitato il Parlamento a legiferare in materia.
In Parlamento nessun passo è stato fatto, nonostante già nel 2013 fosse stato presentato un disegno di legge di iniziativa popolare sull’eutanasia proprio dall’Associazione Luca Coscioni, di cui Cappato è segretario, e nonostante il forte impatto mediatico del caso DJ Fabo.
Così la Corte è tornata ad esprimersi il 25 settembre, decidendo che non è punibile chi, come Marco Cappato, aiuta altri ad avvalersi di un proprio diritto.
La Consulta ha deciso: chi è nella condizioni di Fabo ha diritto a essere aiutato. Da oggi siamo tutti più liberi, anche chi non è d'accordo. È una vittoria della disobbedienza civile, mentre i partiti giravano la testa dall'altra parte. Vi aspetto al Congresso @ass_coscioni!
— Marco Cappato (@marcocappato) September 25, 2019
Oggi è libero il suicidio assistito?
No, la sentenza di oggi non significa che il suicidio assistito sarà possibile. Continuano infatti a mancare leggi che lo regolamentino; la sentenza nondimeno è molto importante perché stabilisce che non si può essere puniti per aiuto al suicidio. Naturalmente, la sentenza pone dei limiti di buonsenso all’impunità: la Corte ha infatti “subordinato la non punibilità al rispetto delle modalità previste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua (articoli 1 e 2 della legge 219/2017) e alla verifica sia delle condizioni richieste che delle modalità di esecuzione da parte di una struttura pubblica del Servizio Sanitario Nazionale, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente“.