Atalanta: La parabola della curva della Dea è un esempio di come le tifoserie riflettano l’alternarsi dei periodi storici. Con la nascita delle Brigate Nerazzurre nel 1976 l’orientamento di estrema sinistra fa il suo ingresso nello stadio, assieme alle bandiere raffiguranti Che Guevara su sfondo rosso. Dagli anni ’80 i Wild Kaos rimescolano le carte sulle gradinate: il gruppo è composito, ma con una spiccata propensione verso destra che negli anni si trasformerà in adesione alle idee della Lega Lombarda. Dai conflitti interni nasce la leadership di Claudio Galimberti, detto il Bocia, con i suoi “Atalanta Supporters”. La politica si separa dal tifo e non emergono indirizzi rilevanti.
Benevento: Un episodio recente, più d’ogni altro, fotografa la natura del tifo sannita. È il 25 agosto e il leader della Lega Matteo Salvini è in visita in città. Tra un selfie e l’altro, gli si avvicina il coordinatore provinciale del partito consegnandoli la maglia giallorossa appositamente dedicata con l’incisione del suo nome. Un omaggio – dice il coordinatore al momento del dono – per festeggiare la promozione in serie A. Salvini la indossa e continua il giro di foto e strette di mano. All’indomani, erompe un comunicato degli ultras della curva sud: “Per noi non si tratta di un semplice pezzo di stoffa ma del fulcro cardine della nostra passione che non può essere strumentalizzata per deliranti campagne elettorali”, esordiscono i supporters. Poi la rivendicazione, limpida e trasparente: “La nostra – scrivono – non è una presa di posizione politica: è un mondo dal quale siamo stati sempre alla larga. Nel momento in cui, però, qualsiasi esponente esibisca i colori giallorossi in maniera propagandistica, troverà sempre la pronta opposizione di tutto il popolo sannita”. Lungi dall’essere la politica, dunque, un solo collante cementifica i rapporti tra la tifoseria: il senso di appartenenza e l’amore per la città.
Bologna: La curva della squadra del capoluogo emiliano non poteva che nascere rossa. Le prime frange organizzate si costituiscono tra gli anni ’60 e ’70, ma nel tempo la convivenza tra i vari gruppi si fa più complessa con l’insediamento di frange orientate a destra. Di recente la pax comune si è fondata sull’allontanamento delle idee politiche dal rettangolo verde del Dall’Ara. La mancanza di riferimenti ideologici fa della tifoseria bolognese un insieme variegato di gruppi, uniti dalla fede rossoblu.
Cagliari: La storia recente della tifoseria cagliaritana nasce il 6 febbraio 1987, anno in cui i gruppi storici degli Uccn, gli Eagles e la Brigata Sant’Elia lasciano spazio agli Sconvolts, lo schieramento della Curva Nord tutt’ora maggioritario. Da una costola del gruppo nel 1989 nascono i Furiosi, una fazione dichiaratamente schierata su posizioni neonazi. Sono proprio gli esponenti del gruppo ormai disciolto a rientrare nel rapporto dell’Onms, che annovera gli ultras isolani tra i tifosi dalle tendenze destrorse.
Crotone: è in occasione di una partita amichevole che i tifosi della curva sud del Crotone, nel contestare apertamente le politiche di governo della regione, rivendicano, di contro, la loro posizione di autonomia. È il 2016 e va in scena un match casalingo contro gli spagnoli dell’Atletico Madrid. A pochi istanti dal fischio iniziale, sugli spalti compare uno striscione: “Crotone con la sua storia e la sua gente bistrattata da una Regione sempre più incapace e indifferente”. Gli ultras della Sud, in un successivo comunicato, precisano la loro posizione: “La Curva Sud Crotone difende da sempre la sua maglia e la sua città, ma è apolitica e non ha partiti o liste civiche che ne dettano le strategie”. Anche in questo caso i tifosi fanno quadrato attorno alla squadra, non privandosi, però, della facoltà di giudicare collettivamente le scelte politiche, prendendone le distanze o schierandosi a favore. È il caso di marzo 2020, quando il portavoce della curva sud ha incitato i cittadini a rispettare il lockdown e le norme anti-covid per non vanificare il lavoro del personale sanitario.
Fiorentina: Il tifo organizzato della Fiesole nasce a fine anni ’60 e la sua composizione risente dei moti studenteschi che proiettano sulla curva uno spirito progressista. Ma presto la neo-costituita frangia degli “Ultras Viola” impone di lasciare la politica fuori dall’Artemio Franchi di Firenze. È una prassi che resiste e fa della curva viola uno schieramento tendenzialmente eterogeneo, nonostante lo stretto legame con le “Brigate gialloblu” dell’Hellas e la conseguente rottura della storica amicizia con la tifoseria del Livorno (tra le più a sinistra in Italia) determinino un’alterazione dell’equilibrio cercato.
Genoa: Genova è una città di grande tradizione operaia. Sin dai primi anni della comparsa del tifo organizzato, i simboli del Che e la bandiera cubana sono esposti sulle gradinate del Ferraris. Ma nel tempo la tifoseria ha modificato il suo assetto con la comparsa di frange legate agli skinhead. Il Genoa è una delle 4 squadre di serie A inserite nel rapporto “mafia e calcio” del dicembre 2017 a causa “dell’acquisizione da parte dei gruppi ultras di metodiche della criminalità organizzata e per il connubio con manifestazioni di radicalismo politico”. Un evento su tutti: Genoa- Siena, anno 2012. Sul punteggio di 0-4 duecento ultras genoani costringono i giocatori di casa a togliere le maglie. L’attaccante Giuseppe Sculli, nipote del boss Giuseppe Morabito del mandamento jonico della provincia di Reggio Calabria, chiama al telefono il pregiudicato Massimo Leopizzi, capo ultras del gruppo d’estrema destra “Brigata Speloncia”. La situazione rientra dopo 40 minuti di stop.
Inter: Gli episodi che inquadrano la Curva Nord di Milano al centro dell’emisfero neofascista sono i più svariati. Dalla nota sgrammaticata con cui la tifoseria nerazzurra ha difeso i cori razzisti rivolti a Lukaku dai tifosi del Cagliari, ai fischi e gli ululati nei confronti del difensore Koulibaly del Napoli e Kessié del Milan, sino agli striscioni in omaggio all’ex capo ultrà laziale “Diabolik” e a Daniele Belardinelli, ex leader dei Blood&Honour di Varese, gruppo di estrema destra che deve il nome alla traduzione in inglese del motto della Gioventù hitleriana. Negli ultras interisti compaiono Gli skinhead e Gli irriducibili, questi ultimi formati da molti esponenti dell’estremismo Skin88, oltre ai Boys San che traggono l’acronimo “San” dalle squadre d’azione di Benito Mussolini.
Juventus: Il tifo juventino è da tempo sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti. Durante una perquisizione del luglio dello scorso anno alcuni estremisti di destra legati al tifo bianconero sono stati trovati in possesso di pistole, fucili e missili aria-aria. Non è un mistero la presenza in curva di gruppi di estrema destra come i Drughi (il loro acronimo – Ducs – è abbastanza evocativo), Viking e Tradizione, peraltro legati a tifoserie estere come quelle del Legia Varsavia e soprattutto del Den Haag dell’Aia, dichiaratamente antisemita. Note sono poi le inchieste relative alle infiltrazioni della N’drangheta, le operazioni di bagarinaggio e le estorsioni a danno della società bianconera che hanno condotto all’arresto di 12 capi ultras dello Stadium.
La Spezia: La tifoseria spezzina non spicca tra i gruppi organizzati per le prese di posizioni politiche. Attenta, talvolta, nel prendere le distanze da accostamenti politici sgraditi – come nel caso del gruppo Fronte del Porto che ha affermato pubblicamente di considerare la squadra come la propria “unica politica” – la tifoseria nell’ultima stagione è stata menzionata come una delle più corrette della serie cadetta. Durante l’emergenza sanitaria frange organizzate hanno inoltre acquistato beni di prima necessità da consegnare alle famiglie che ne avevano maggiormente bisogno, dimostrando di anteporre i problemi della comunità a qualsiasi rivendicazione strettamente di parte.
Lazio: La tifoseria laziale contende il primato alla curva dell’Hellas quale gruppo nero per definizione. Resasi responsabile di numerosi episodi controversi, è ricordata in particolare per gli adesivi con l’immagine di Anna Frank con in dosso la maglia della Roma, bollati dai tifosi come sfottò routinari. Il legame politico porta i gruppi organizzati biancocelesti a intrattenere rapporti con gli Ultras Sur, i polacchi del Wisla Cracovia e i bulgari del Levski Sofia, con cui i laziali sono gemellati. Diabolik, al secolo Fabrizio Piscitelli, è stato per anni il leader degli “Irriducibili”, cuore dell’estremismo biancoceleste, prima di essere freddato nell’estate dello scorso anno. Il suo lungo curriculum criminale si affianca ai legami con gruppi eversivi di destra oltre a quelli con i Casamonica, gli Spada e la mafia di Ostia.
Milan: L’evento spartiacque nell’orientamento della Curva Sud di Milano è la scomparsa della storica Fossa dei Leoni, il primo gruppo organizzato nato in Italia. Da allora un vuoto si è aperto nelle gradinate occupate dalla tifoseria tradizionalmente di sinistra e – come spiegato dall’Osservatorio democratico sulle nuove destre – è iniziato l’avvento di soggetti legati all’estrema destra e alla criminalità organizzata. Tra i tifosi si anniderebbero infatti membri di Avanguardia Nazionale e Lealtà e Azione. Alcuni esponenti della curva rossonera, nonostante i cambiamenti, si riconoscono nel motto “Né rossi, né neri, ma solo rossoneri”.
Napoli: Più che per l’orientamento politico, la tifoseria partenopea è da tempo seguita dagli inquirenti per la presenza sugli spalti di esponenti legati ai clan della camorra. Grazie alla collaborazione di “Genny a carogna”, l’ultrà affiliato al clan camorristico del Rione sanità dei Misso che con la maglia “Speziale Libero” decise l’inizio della finale di Coppa Italia del 2014 dopo le contestazioni iniziali, la Dda di Napoli ha ricostruito le gerarchie del San Paolo. Una netta divisione intercorre tra la curva A – gestita dai clan storici centrali – e la curva B – gestita dai clan di Secondigliano e Scampia. Non uno striscione “Sanità” si potrà trovare nella curva B, né uno striscione “Miano” in curva A, si legge nell’informativa. L’unico a riuscire a saldare le tifoserie fu il Pocho Lavezzi, per il quale entrambe le curve stesero lo stesso striscione nel periodo dei rumors su una sua possibile partenza. Prima di lui solo un altro era riuscito nell’impresa di avvicinare i clan: Raffaele Cutolo, boss della Nuova Camorra Organizzata.
Parma: Nati in un momento di grande fervore politico, i Boys Parma 1977, gruppo ultras maggioritario dell’Ennio Tardini, sono attraversati inizialmente da correnti di destra e di sinistra. Il capo ultras della curva era nei primi tempi un leader di Autonomia Operaia, in contrapposizione ad ampie porzioni della tifoseria che abbracciavano un credo politico opposto. Ma la curva ha nel tempo abbandonato ogni riferimento, ribadendo la posizione apolitica e precisando il solo interesse verso la squadra, nonostante tra il 2017 e il 2019 gli adesivi con la scritta “Reggiano giudeo” comparsi nei pressi dello stadio hanno introdotto sospetti di tentativi di infiltrazione neofascista.
Roma: La curva Sud ha subìto un radicale cambio d’orientamento negli anni ’90, quando la Fiamma tricolore ha relegato a fazione minoritaria i Cucs. I gruppi neri sono i Padroni di Casa, i Boys, Giovinezza, Opposta Fazione e gli Ultras Roma Primavalle, contrapposti ai Fedayn, ultimi baluardi dell’antifascismo sugli spalti dell’Olimpico. Solidarietà nei confronti dei tifosi laziali dopo la distribuzione degli adesivi di Anna Frank con la maglia della Roma arrivò anche da Giuliano Castellino, fedele tifoso giallorosso destinatario di Daspo e vicino agli ambienti di Casapound. Segno di tifoserie separate dalla rivalità calcistica, ma unite dalla politica.
Sampdoria: La tifoseria blucerchiata resta un’eccezione nel panorama calcistico italiano. Dichiaratamente antifascista nonostante l’antico gemellaggio con l’Hellas Verona – fonte di malumori di ampie frange del tifo organizzato – annovera tra i suoi i “Rude Boys”, gruppo ultras vicino alla tifoseria tedesca del St. Pauli, storicamente attiva sul fronte antinazista.
Sassuolo: I tifosi del Sassuolo hanno dimostrato nel tempo un attaccamento morboso alla squadra della città, tanto da accompagnarla nella faticosa scalata alla massima serie. Conosciuti più per il campanilismo che per le propensioni politiche, i tifosi annoverano tra le proprie fila diversi gruppi ultras, alcuni dei quali dalle tendenze destrorse.
Torino: Che qualcosa stesse cambiando nelle frange della tifoseria granata era chiaro da tempo, ma i movimenti dapprima sotterranei sono ora emersi in superficie e il risultato è evidente nei 75 provvedimenti di Daspo comminati lo scorso novembre ai membri del gruppo oltranzista dei Torino Hooligans. Emerso dalle spoglie della Banda Bayer, il gruppo ha conteso l’egemonia della curva agli “Ultras Torino”, frangia moderata e più orientata a sinistra. Anche il tifo organizzato del Toro vede influssi di gruppi neonazisti, quali i Granata Korps e i Viking.
Udinese :Soprattutto in passato la tifoseria bianconera ha prestato il fianco a ideologie destrorse e azioni razziste, come i murales d’accoglienza con le scritte “Via gli ebrei” e “Vai nel forno” rivolte nel 1989 dagli Hoolingans Tedy Boys al neoacquisto Ronny Rosenthal, di nazionalità israeliana. Ma non mancano episodi più recenti, come il coro “Vesuvio lavali con la lava” rivolto ai tifosi napoletani nel 2018 a seguito della richiesta di provvedimenti nei confronti delle tifoserie razziste avanzata dall’allora allenatore partenopeo Carlo Ancelotti. Oltre agli Htb, storici gruppi con tendenze filo-naziste sono i disciolti Nord Kaos e i North Boys.
Verona: La tifoseria scaligera da tempo si rende protagonista di episodi fascisti e xenofobi. L’ultimo domenica scorsa, quando 8 tifosi in occasione della partita contro il Bologna si sono presentati allo stadio con berretti che riproducevano la sagoma di Hitler. Nel 1996 la curva ha fatto pendere dagli spalti un manichino nero come protesta nei confronti della società intenzionata ad acquistare un calciatore africano, e ancora nel 2011 cori fascisti e saluti romani hanno accompagnato i 90 minuti contro il Livorno. Dal Verona front alla Gioventù scaligera passando per le storiche Brigate Gialloblu che richiamano quelle nere di mussoliniana memoria, non sussistono dubbi sulla posizione della curva, tra le più schierate a destra attualmente esistenti.
Retrocesse stagione 2019-2020
Brescia: Per avere un’istantanea della curva delle Rondinelle basta una rapida occhiata al comunicato diffuso dagli “Ultras Brescia 1911” a seguito dei cori razzisti riservati a Balotelli dai tifosi dell’Hellas: “Allo stadio siamo profondamente apolitici e per molti versi siamo antirazzisti” (..). Il razzismo esiste ma spesso è utilizzato per creare un nuovo allarmismo tra l’opinione pubblica“. Ufficialmente apolitica, dunque, la tifoseria del Brescia annovera al suo interno due distinte frange nere: i Brixia e la Brigata Leonessa, e nei movimenti cittadini come Brescia Identitaria e Brescia ai Bresciani si annidano numerosi gruppi ultras. Saluti romani, teste rasate, e immagini riferite al ventennio restituiscono un’immagine chiara del credo di alcune frange organizzate.
Lecce: Il tifo organizzato salentino nasce negli anni ’70. Da allora molteplici sono stati gli avvicendamenti. Dai Ragazzi della Nord, al commando ultrà Curva Nord, passando a Gioventù giallorossa sino al gruppo Ultrà Lecce, tutt’ora alle redini del tifo organizzato al Via del Mare. Il rapporto dell’Onms ha inserito la tifoseria giallorossa tra i gruppi in cui si annoverano frange estremiste, nella fattispecie costituite dai Kaotici, ma la composizione della curva è attualmente variegata e a tifosi dalle chiare tendenze destrorse si accostano fazioni di diverso orientamento o estranee alla politica.
Spal: Dichiaratamente apolitici, i tifosi della Spal hanno più volte manifestato prese di posizione su eventi e dinamiche esterne alla vita da stadio. Ultimo nel tempo il ricordo di Federico Aldrovandi nel match casalingo contro il Lecce. “La curva Ovest – hanno spiegato in un comunicato i gruppi organizzati – celebra tutto ciò che crea appartenenza identitaria alla nostra città e Federico è entrato fieramente a farne parte”.
Promosse stagione 2021-22
Empoli: Se è vero che negli ultimi anni il tifo organizzato empolese ha subìto forti scossoni – lo scioglimento dopo 36 anni dei Rangers, operativi dal ’76 al 2012, ne è testimonianza – è vero anche che lo zoccolo duro del tifo toscano è stato storicamente accostato all’ala sinistra. E i motivi si rintracciano nella figura del Che, ricorrente tanto negli stendardi del tifo organizzato (Rangers, sino allo scioglimento, e Desperados su tutti) quanto sugli spalti della curva Maratona, dove la presenza delle bandiere rosse con l’effige di Che Guevara si è perpetuata sino alla rimozione operata nel 2007 dall’unione club azzurri in linea con le nuove direttive del Viminale. Si ricordano, ancora, prese di posizione contro la guerra e un occhio vigile della tifoseria organizzata rispetto alla questione palestinese.
Salernitana: Tra le curve meridionali, la Curva Sud Siberiano – sede del tifo più caldo salernitano – spicca per la vivacità delle coreografie e per l’incondizionato attaccamento alla squadra granata, tanto da guadagnarsi, nell’annata 2014-2015, il titolo di curva più bella della Lega Pro, in un sondaggio organizzato al tempo dalla stessa federazione. Sul piano politico si registra la posizione ufficiale del Nucleo storico Salerno, che nel 2008, a seguito di una nota del Viminale, ha rigettato qualunque accostamento politico dei gruppi appartenenti al tifo organizzato. ”È indubbio ed è normale che ognuno ha le proprie idee – è la nota degli ultras – ma una volta entrati in curva le stesse si uniformano per un solo obiettivo, quello di incitare i granata ovunque e comunque, in casa e fuori”.
Venezia: Negli anni le curve venete – Hellas Verona tra tutte, ma anche quella del Treviso – si sono rese protagoniste di episodi razzisti, in larga misura connessi ad azioni di folti gruppi di estrema destra. Il Venezia non fa eccezione, con episodi controversi incorsi proprio in quest’annata. D’altra parte il mosaico dei gruppi della curva veneziana è molto eterogeneo, come dimostra la cronaca degli ultimi anni. È del 2012 la tracimazione in rissa della faida tra due fazioni del tifo organizzato, il Gate 22, di simpatie sinistrorse, e i Vecchi Ultrà, tifosi marcatamente di destra. Testimonianza del fatto che, sebbene non si riscontri un indirizzo prevalente, connotati politici non sono del tutto estranei alla curva.