Breve introduzione
Per i nostri lettori meno esperti:
Qual è la differenza tra il sistema elettorale maggioritario e proporzionale? E soprattutto, cos’è un sistema elettorale?
Un sistema elettorale è lo strumento tramite il quale i voti e le preferenze dei cittadini si tramutano in seggi nei consigli comunali, regionali, e nelle camere.
La differenza tra maggioritario e proporzionale è che (principalmente) il proporzionale tramuta quasi fedelmente le percentuali dei voti in percentuale di seggi, mentre il maggioritario tende a creare una maggioranza in parlamento, “preoccupandosi” meno che i seggi in parlamento rispecchino fedelmente le preferenze dei votanti.
Questi sono i risultati delle elezioni nel Regno Unito nel 2017.
Come possiamo vedere, la percentuale di voti non rispecchia la composizione del parlamento: Il Partito Conservatore con il 42,3% dei voti ha il 48,8% dei seggi, ed è singolare come i Liberal Democratici che hanno ottenuto il 7,4% dei voti hanno l’1,8% dei seggi, mentre il Partito Nazionale Scozzese con il 3,0% dei voti ha il 5,4% dei seggi.
Questo è dovuto ai collegi, al cui funzionamento accenneremo in seguito.
Questi invece sono i risultati olandesi nello stesso anno: come possiamo notare i seggi e i voti vanno quasi completamente di pari passo. Anche in questo caso dovremmo parlare delle soglie di sbarramento e del sistema utilizzato ma non è utile all’affermazione della nostra tesi in questa introduzione.
Perché non ne abbiamo bisogno
Nei discorsi che accompagnano la vita politica italiana, spesso il partitismo e le scelte politiche dei leader si tramutano in verità assolute per i votanti e per i supporters degli stessi.
E’ un gioco che conosciamo fin troppo bene, per cui abbiamo visto partiti della minoranza parlamentare contestare duramente un esecutivo per poi ricalcarne i passi una volta al governo.
Queste dinamiche impure più volte nel corso degli anni hanno toccato anche argomenti tecnici come i sistemi elettorali.
Ed allora riecheggiano tutte le posizioni dei leader politici, vecchi e attuali, che ne hanno fatto battaglie politiche: Bersani quando proponeva il doppio-turno alla francese, Grillo quando acclamava il Consultellum o addirittura quando si mormorava di copiare il sistema elettorale tedesco, ignorando la diversità strutturale delle nostre repubbliche.
Ma ciò che più salta all’occhio, per chi ascolta e legge di politica, è questo continuo richiamo al maggioritario che dobbiamo sopportare ogniqualvolta si intavoli una discussione sul sistema elettorale.
Vi è una folta schiera di simpatizzanti per questo sistema elettorale in tutte le file dei nostri partiti, che sembra avere nessuna correlazione con le variabili che accompagnano le analisi politiche: ossia genere, età, posizionamento politico, reddito.
Vi è una strana convinzione in Italia, dettata dall’incapacità e dalla corruzione morale che ha sempre accompagnato i nostri governanti, che vi sia bisogno di stabilità di governo.
E che questa stabilità di governo, invece che essere ricercata nella coerenza della maggioranza, nella lotta alla compravendita di parlamentari o in una più selettiva elezione dei rappresentanti politici della nazione, deve trovarsi tramite il sistema elettorale maggioritario.
Innanzitutto sarebbe bene precisare che sia maggioritario che proporzionale, in modi diversi, presentano pro e contro. Sarebbe da sciocchi ritenere che un sistema presenti solo aspetti positivi, dato che in questo modo non si spiegherebbe la frammentazione mondiale al riguardo. [1]
A tal proposito, è doveroso affermare che la scelta di un sistema elettorale piuttosto che di un altro è una scelta politica. Ma questa scelta politica deve confrontarsi con la storia di un paese, con il livello di democratizzazione, con la demografia dello stesso.
Osserviamo il precedente caso delle elezioni nel Regno Unito.
Il Partito Nazionale Scozzese, avendo vinto in molti collegi Scozzesi, ha ottenuto più seggi dei Liberali che nell’intero paese hanno ottenuto più voti. Possiamo dire quindi che a parità di voti, una distribuzione lineare dei voti nei collegi penalizza in un sistema maggioritario.
Cosa ci suggerisce questo? Sicuramente che il maggioritario aiuta i partiti regionali, ossia quei partiti che aspirano a rappresentare una parte di nazione dai connotati peculiari geografici.
Sarebbe importante portare questo tipo di rappresentanza in Italia? Ovviamente no, ma questo spiegherebbe perché la Lega, prima del nazionalismo Salviniano, si mostrò a favore.
Il Maggioritario inoltre ci pone di fronte ad un quesito importante: è auspicabile, in questo periodo di forti nazionalismi e di partiti di estrema destra che spingono sempre più verso una decentralizzazione totale dell’Europa, un partito al governo che in Parlamento non ha bisogno di creare alleanze che mitighino le sue posizioni?
Siamo sicuri che il proporzionale non sia di intralcio per coloro che aspirano ad un controllo totalitario del paese?
Nella cartina possiamo osservare:
- In rosso i paesi che adottano il maggioritario;
- In viola quelli che adottano il proporzionale;
- In nero i paesi nei quali tale distinzione non è possibile a causa di un livello di democratizzazione troppo basso;
- In Grigio i paesi in transizione. [2]
Ciò che è evidente da una prima analisi, è che il maggioritario è in voga in paesi con una forte cultura democratica (Canada, USA, UK, Francia, Australia) o in paesi in cui la democrazia stenta ad affermarsi come cultura unitaria (i paesi Africani, India, Medio Oriente).
Se a ciò sommiamo che la maggior parte dei paesi che usano il maggioritario è una repubblica presidenziale, i nostri dubbi sull’applicabilità e sulla reale necessità di stravolgere il nostro sistema elettorale sembrano confermarsi. [3]
Da queste prime e semplici analisi possiamo dedurre un aspetto fondamentale nel ponderare le nostre posizioni riguardo la scelta di un sistema elettorale.
Siamo stati abituati a sentire che il maggioritario darebbe al nostro Paese governabilità, una parola ed un concetto vuoto di per sé, che soltanto in Italia riesce ad acquisire valore.
Le critiche mosse al proporzionale, soprattutto nei mesi precedenti il Referendum del 4 Dicembre 2016, sono state le più disparate: “ci sono troppi partiti!”, “per approvare una legge passano mesi!”.
Ebbene, volendo rapportare queste affermazioni alle osservazioni empiriche, queste non solo risultano false nel resto del mondo (il che basterebbe a confutarle), ma anche in Italia!
- In Italia la soglia di sbarramento per i partiti è pressoché simile alla media mondiale: 3% contro il 4% mondiale;
- I tempi di approvazione di una legge, è stato dimostrato, non dipendono né dal bicameralismo né tantomeno dalla composizione del Parlamento, essi infatti variano notevolmente a seconda di due variabili: argomento e proponente.
In conclusione, sembra chiaro che non vi sia supporto empirico alle contestazioni avanzate dai detrattori del proporzionale, che vedono in un semplice sistema elettorale la causa dei mali del nostro paese.
Quello che abbiamo cercato di offrirvi è invece una constatazione: i leader politici usano questi “distraenti” a loro piacimento, ma soprattutto avanzano proposte di rafforzamento della legislatura solamente quando sono al governo, simbolo che non vi è corrispondenza ideologica quanto utilitaristica nelle loro proposte.
Se vogliamo un Parlamento efficiente, dobbiamo votare parlamentari efficienti.
Dare la colpa al sistema elettorale, ossia alla composizione delle Camere piuttosto che a chi ne fa parte, è solo un pretesto per scrollarsi di dosso responsabilità politiche.
Note dell’autore:
[1] Su 195 paesi al mondo: 84 usano il proporzionale; 64 usano il maggioritario; 34 paesi usano un mix.
[2] Fonte: https://www.fairvote.org/research_electoralsystems_world
[3] N.B. Un paese che adotta il maggioritario non deve essere necessariamente una repubblica federale ed un paese che adotta il proporzionale non deve essere necessariamente una repubblica parlamentare.