Quest’ultimo nasce come attore satirico, e pur essendo un volto noto del panorama televisivo ucraino per anni assurge alla notorietà assoluta nel 2015, quando viene scelto come protagonista nello show satirico “Servitore del Popolo”. In questa serie televisiva, un professore sulla trentina, Vasyl Holoborodko, viene eletto presidente dell’Ucraina dopo la pubblicazione sul web di un video in cui lo si vede lanciarsi in un accorato monologo contro la corruzione imperante nel governo del paese.
Lo show, che ha battuto numerosi record di share nel paese, ha catapultato Volodymyr nella corsa elettorale 2019, questa volta però nella vita reale.
Nonostante le numerose smentite di una sua partecipazione alle elezioni, i sondaggi lo consideravano un serio sfidante alla presidenza mesi prima della sua candidatura ufficiale, avvenuta durante la trasmissione di capodanno dell’emittente della serie, Kravtal 95.
In soli tre mesi, grazie a una campagna “blitz”, molto più simile a un tour di concerti che a una campagna tradizionale, Zelenskiy sembra ora lanciato verso la presidenza, grazie al 33% ottenuto al primo round delle elezioni, contro il 18% dell’uscente Porošenko. Terza classificata la due volte presidentessa Yulia Tymosenko, che si avvia probabilmente ad abbandonare lo scenario politico ucraino.
Quali sono, dunque, le posizioni dell’ex satirico?
La sua è una campagna che si basa su poche, semplici immagini piuttosto che su una precisa serie di proposte. E’ evidente il tentativo di creare un partito inclusivo, che superi le divisioni storiche, e accolga tutta la parte progressista, europeista e moderata del paese, un tentativo riuscito da Macron in Francia nel 2016, per esempio.
I capisaldi del suo programma elettorale sono la lotta alla corruzione (come il suo personaggio nello show televisivo) e la necessità di aumentare la partecipazione popolare alle decisioni del paese, tramite referendum su temi scottanti come la candidatura del paese alla NATO e all’Unione Europea.
Questa campagna di trasparenza e partecipazione è in forte contrasto con quella dell’avversario, che invece propone misure restrittive per la partecipazione popolare, e si basa principalmente sull’unire l’identità nazionale contro la minaccia delle interferenze russe.
Inoltre, Zelenskiy propone un aumento del welfare e delle libertà individuali, oltre che un’acclamatissima “tassa sugli oligarchi”, i magnati dell’industria che hanno influenzato profondamente le scelte del governo Porošenko. Ciò che stupisce dell’abilità politica dell’ex intrattenitore e del suo staff è la sua capacità di “camminare sul filo”, riuscendo a non urtare gli interessi di nessun gruppo del paese, e mantenendo l’immagine del candidato outsider, un “rottamatore”, come Matteo Renzi si è inizialmente presentato al nostro Paese. L’immagine di un volto nuovo, proveniente dalla borghesia onesta e occidentalizzata, risoluta a terminare il potere dei vecchi politici, dipinti come corrotti e in combutta con gli oligarchi dell’industria.
Ciò che resta da vedere è la sua abilità di guidare il Paese, che non sta navigando acque particolarmente tranquille di recente. Prima di tutto, la struttura istituzionale ucraina prevede che il Presidente collabori strettamente con il parlamento nel proporre nuove leggi: sarà interessante come Zelenskiy riuscirà a muoversi in un ambiente a lui del tutto sconosciuto, mosso da dinamiche molto poco limpide.
Dopodiché, necessitano grande attenzione pressanti questioni a livello nazionale, come la profonda ineguaglianza sociale, la divisione etnica tra russi e ucraini dentro i confini del paese e l’onnipresente corruzione.
Il paese dovrà inoltre restituire oltre 36 miliardi di dollari a creditori internazionali entro il 2021 e si trova in piena stagnazione economica, fuori dal mercato unico europeo e stritolata dalle esportazioni russe di gas naturale.
Per questo motivo, la candidatura dell’ex attore ha riscosso grandissimo successo in Occidente, che spera di riuscire a compiere un ulteriore passo verso l’unificazione del continente sotto il vessillo dell’UE, e limitare l’espansionismo russo con un eventuale ingresso ucraino nella NATO. Il candidato ha specificato più volte che queste decisioni spetteranno al popolo ucraino, non a lui, ma l’euforia è palpabile nei circoli di Bruxelles, come testimonia l’invito ufficiale a Zelenskiy da parte del presidente francese Macron per una visita all’Eliseo, tenutasi il 12 Aprile scorso.
Resta ancora ambigua la posizione del Cremlino, che sicuramente seguirà con grande attenzione i risultati di domenica 21 Aprile. Se da un lato, infatti, la sconfitta del leader del movimento di resistenza contro l’espansionismo russo rappresenterebbe un vantaggio per Mosca, di certo l’avvicinamento di Kiev all’Occidente europeo e statunitense rappresenterebbe un duro colpo agli interessi russi nella zona. Per ora il Cremlino si è prevedibilmente espresso contro Porošenko, dichiarando di sperare nella vittoria “di un candidato disposto a sedersi ai tavoli delle trattative”, come rilasciato da Konstantin Sorkin, esperto russo di politica nell’area occupata da Ucraina e Moldavia.
Se quel candidato sarà Zelenskiy è tutto da vedere, vista la grande incertezza che lo circonda, a partire dal risultato delle elezioni di domenica, che lo vedono avanti nei sondaggi ma non abbastanza da considerare il ballottaggio una formalità.
Sicuramente saranno ore tese per il candidato, che in questo momento sembra (nuovamente) perfettamente immerso in una sceneggiatura che lo porterà ai vertici del paese.