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Così la tratta degli esseri umani alimenta la prostituzione

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La tratta della prostituzione, un problema del presente

Il traffico di esseri umani è ancora un enorme problema, tanto da essere stato definito lo “schiavismo moderno”.  In particolare, lo sfruttamento sessuale rappresenta uno dei motivi più tristemente noti per soggiogare e rapire donne e bambini per introdurli forzatamente nel mercato del sesso e della prostituzione. Gli “hub” internazionali attraverso cui le vittime transitano sono numerosi, specialmente dove la domanda per prestazioni sessuali a pagamento è più è alta, come nei paesi occidentali e asiatici. Per far fronte al problema della tratta della prostituzione, la risposta legislativa internazionale è però piuttosto variegata. Alcuni Paesi hanno regolamentato la prostituzione, come Paesi Bassi e Germania, mentre in quelli scandinavi vige il modello neo-proibizionista, in cui viene punito solo il cliente della prestazione sessuale.

Le organizzazioni internazionali contro la tratta

Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC) vigila sul tema da tempo. Dal 2007, anno in cui l’Agenzia ha iniziato a rilasciare dei report sul problema, il traffico di esseri umani è aumentato del 67%. Ciò potrebbe indicare sia una crescita del numero di vittime ma anche una maggior capacità delle istituzioni di individuarle. Nel protocollo del 2004 per combattere la criminalità organizzata transnazionale, l’UNHRC ha definito la tratta di persone come “il reclutamento, trasporto, trasferimento, l’ospitare o accogliere persone, tramite l’impiego o la minaccia di impiego della forza o di altre forme di coercizione, di rapimento, frode, inganno, abuso di potere ecc per ottenere il consenso di una persona che ha autorità su un’altra a scopo di sfruttamento” (Art. 3, Allegato 2). Tra le tipologie di sfruttamento ricade per l’appunto anche quello sessuale. 

È necessario però sottolineare alcuni termini e il loro utilizzo. Con tratta della prostituzione ci si riferisce al fenomeno del traffico illegale di esseri umani per scopo di lucro, che sfrutta la vulnerabilità sociale ed economica delle vittime. Per mercato del sesso, invece, si indica in generale tutta l’industria del sesso, che va dalla prostituzione illegale e legale, al “sex working” ed anche alla distribuzione di materiale pornografico. Certamente, i due fenomeni sono strettamente correlati, in quanto la tratta della prostituzione introduce le vittime all’interno del mercato più grande delle prestazione sessuali, ma vanno distinti per chiarezza.

I dati sottostimati della tratta internazionale della prostituzione

Secondo l’Organizzazione mondiale del lavoro (ILO), nel 2016 3,8 milioni di donne e 1 milione di bambini sono state vittime di questi traffici, mentre 13 milioni di donne e bambine sono state costrette a matrimoni forzati. Il 74% delle vittime di questa nuova tratta degli schiavi deve lasciare il proprio Paese di origine. Le donne migranti e appartenenti a classi disagiate sono più esposte a questi traffici, dove spesso sono i familiari stessi a venderle ai trafficanti in cambio di protezione e compensi economici. In generale, si stima che questo traffico valga quasi 100 miliardi di dollari globalmente.

Lo sfruttamento sessuale rappresenta il 59% dei casi di traffico illegale di esseri umani, molto superiore al traffico per lavoro forzato generale (34%). Secondo altri dati di un report dell’Onu del 2016, il 49% delle vittime dei traffici erano donne adulte, mentre il 23% bambine. Questo dato deve far riflettere su come una buona parte delle vittime di questa attività siano, purtroppo, in minore età. Per esempio, in Italia, più del 50% delle vittime dei traffici sono minori. Le Americhe e l’Europa sono i luoghi dove si individua una maggiore presenza del traffico. Queste Regioni ricche, infatti, attraggono i trafficanti vista la domanda elevata di prestazioni sessuali a pagamento.

Le vittime identificate della tratta sono ancora poche

Il fatto che questi traffici avvengano nell’ombra rende difficoltosa la raccolta di dati solidi che stimino la reale portata del problema. Le organizzazioni internazionali si affidano infatti ai casi ufficiali rilevati dalle autorità nazionali nel mondo. Per esempio, nel 2016 le autorità europee hanno identificato solo 12 mila vittime tra Europa e America del Nord. Secondo un report dell’Unione Europa, invece, tra il 2017 e il 2018 le vittime ufficiali della tratta del sesso sono state 12mila solo nel Vecchio Continente. 

Per risolvere questa mancanza di dati, però, è stata creata una piattaforma collaborativa tra tutte le organizzazioni nel mondo che possono riportare dati, ossia il “Counter Trafficking Data Collaborative” (CTDC)

Paesi di origine e Paesi di arrivo, il reclutamento

La difficoltà di raccogliere dati  si trova anche nel delineare i percorsi di questi traffici, in particolare per lo sfruttamento sessuale. L’Onu è riuscita a tracciare a grandi linee le tratte che evidenziano come, mentre parte delle vittime viene reclutata e trafficata domesticamente, altre vengono spinte verso le regioni più ricche come il Nord America, l’Europa e il Medio Oriente.

Secondo una Ong danese, nel Paese si trovavano nel 2018 circa 2500 donne vittime della tratta del sesso, provenienti nella maggior parte da Thailandia, Nigeria e Colombia. Inevitabilmente, molte di queste donne vengono transitate attraverso i paesi mediterranei, come Italia, Spagna e Grecia, attraverso cui passano le rotte dei migranti.

mappa tratta prostituzione

Al contrario, però, riconoscere una vittima può risultare più difficile del previsto. Spesso infatti queste sono rapite, violentate e minacciate dai loro stessi trafficanti oppure sono manipolate tramite il “debt bondage”, ossia una servitù per debiti, una pratica che lega economicamente la vittima ai trafficanti. Questi legami “di fatto” rendono le vittime incapaci di chiedere aiuto, soggiogate psicologicamente ed economicamente ai loro trafficanti e consentono a questi ultimi di trasportare le vittime anche attraverso aeroporti e posti di controllo ufficiali, rendendo il fenomeno della tratta sostanzialmente irriconoscibile.

Il mercato del sesso, prostituzione e turismo sessuale

Una volta nel luogo di destinazione, le vittime vengono introdotte nell’industria del sesso, cioè nel mercato della prostituzione. Qui le vittime si mischiano alle “sex workers” se si trovano in Paesi in cui la prostituzione è legalizzata. Vengono però anche trasferite e transitate in Paesi dove la legislatura non consente attività di questo genere ma dove la domanda è alta, come negli Stati Uniti, soprattutto nelle capitali. 

Un altro enorme mercato è quello del turismo sessuale. Questo termine si riferisce in genere all’organizzazione di viaggi in Paesi in cui la prostituzione è legale per sfruttarne la deregolamentazione. Queste destinazioni sono quindi sfruttate dai trafficanti per interessi economici. Per esempio, nei Paesi Bassi, in cui la prostituzione è legale, il turismo sessuale coinvolge anche vittime delle tratte e non solo “sex workers” consenzienti e libere, al contrario è frequentemente rivolto verso la ricerca di vittime minorenni. Il problema è presente soprattutto in America centrale e nell’Asia del sud-est: si stima, per esempio, che più di un milione di bambini siano vittime del turismo sessuale in Thailandia e India.

Il dibattito etico ed economico sulla legalizzazione

Affrontare questo problema risulta ancora complesso. Nonostante gli sforzi internazionali per frenare il fenomeno, le  differenze normative tra Paesi ostacolano fortemente una risposta univoca dal punto di vista legislativo. In Europa la prostituzione è stata regolamentata e legalizzata nei  Paesi Bassi, Germania, Grecia, Svizzera e Austria; in Paesi come l’Italia e la Francia invece non è regolamentata. 

Secondo alcuni ricercatori, decriminalizzare la prostituzione potrebbe aiutare a rendere meno vulnerabili e soprattutto più sicure le donne in questo mercato. In generale questa linea di pensiero punterebbe agli effetti positivi di aiutare queste donne a non lavorare nell’ombra ed essere meno esposte allo sfruttamento. 

Altri studiosi e organizzazioni, invece, pensano il contrario: decriminalizzare aiuterebbe i trafficanti a lavorare più facilmente, diventando così una legalizzazione indiretta del traffico sessuale. Secondo varie ricerche, legalizzare la prostituzione aumenterebbe addirittura il traffico illegale. Nei Paesi in cui la prostituzione è legale, il numero delle vittime trafficate aumenterebbe in media del 66% rispetto ai Paesi in cui è decriminalizzata. Inoltre, soprattutto nei Paesi ricchi, come Europa e Nord America, queste politiche aumenterebbero i traffici dai Paesi poveri.

Giovanni Polli
Nato a Vicenza nel '99. Sono uno studente di scienze politiche presso l'Università Bocconi. Oltre ad essere un appassionato di politica, sono un vorace consumatore di musica; probabilmente sono l'unico a comprare ancora CD. In Veneto ho sviluppato anche un'altra delle mie più grandi passioni: lo spritz, rigorosamente a tre euro!

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