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Io studentessa a Wuhan vi racconto la convivenza con il virus cinese

Tempo di lettura stimato: 2 min.

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Si susseguono, preoccupanti e frammentarie, le notizie sulla diffusione del Coronavirus, con i costanti aggiornamenti del bollettino emanato dalle autorità cinesi. Città spettrali, difficoltà nel reperire mascherine e reimmissione in circolo di protezioni usate sono le componenti del quadro apocalittico ricostruito in queste ore. I timori che alimentano la psicosi sono però smorzati da chi a Wuhan, città considerata epicentro della sindrome influenzale, vive da mesi. Contattata da OriPo Petra Vidali, 23enne studentessa veneziana laureata in lingue orientali all’Università Ca’ Foscari di Venezia e attualmente impegnata nel percorso di specializzazione in International trade presso la Huazhong University of Science and Technology, racconta qual è allo stato attuale il clima nel capoluogo della provincia di Hubei.

Petra com’è attualmente la situazione a Wuhan?

“In questo momento non ci sono mezzi pubblici o privati in circolo e le strade della città sono semi deserte. Talvolta si vede qualche passante, ma a causa della mancanza di mezzi e la prevenzione dal contagio del virus le persone in giro sono realmente poche. Le autorità hanno comunque organizzato dei servizi gratuiti di trasporto forniti dai taxi in caso di necessità. Sono sei per ogni compound”.

Ci sono difficoltà nel procurarsi i viveri?

“Non ci sono grandi difficoltà, per ora. Non siamo bloccati, possiamo uscire ed usciamo solo per comprare da mangiare nei supermercati, visto che sono rimasti aperti come i negozi di frutta  e verdura. Gli studenti possono recarsi anche alla mensa. È disinfettata da cima a fondo e il cibo distribuito è stato controllato”.

Come stai trascorrendo le giornate?

“Chiaramente limito gli spostamenti, ma sono uscita insieme ad altri compagni per festeggiare il Capodanno cinese a casa di un’amica del posto. Mi mantengo sempre in contatto con gli italiani che si trovano qui attraverso  un gruppo di wechat, simile a whatsapp in Italia, e come è normale che sia non ci sono problemi con le comunicazioni all’esterno. Sento i miei genitori ogni giorno come ho sempre fatto. Sono preoccupati per le notizie che trapelano e che spesso non rispecchiano la realtà dei fatti. Ma nel momento in cui spiego loro la situazione, si tranquillizzano. Mi sembra che ci sia più allarmismo fuori che dentro i confini cinesi”.

 

E tu non sei preoccupata?

“È la prima volta che mi trovo a fronteggiare una situazione del genere, ma io e tutti gli altri stiamo adottando ogni precauzione necessaria ad evitare il contagio”.

Come stanno gestendo l’emergenza le autorità cinesi?

“Le autorità cinesi hanno informato tutte le istituzioni, nel mio caso l’università, che in seguito ha contattato gli studenti. E così hanno fatto anche le altre compagnie. Ci hanno consigliato di evitare di uscire e ci hanno fornito mascherine e termometri per monitorare la temperatura corporea, e il Governo, come immagino saprete, sta facendo costruire due ospedali con 1000 e 1300 posti letto in pochissimi giorni”.

Avete notizie sul vostro rientro?

“Per adesso siamo in attesa di nuove informazioni. Sarei dovuta tornare a febbraio, poi c’è stato il virus e hanno cancellato ogni volo. La nostra ambasciata si è messa in contatto con tutti gli italiani presenti nel territorio. Ci stanno tenendo continuamente aggiornati”.

Pierfrancesco Albanesehttps://orizzontipolitici.it
Nato a Galatina (Le) nel 1998. Dalla prima caduta le testate fanno parte della mia vita: soprattutto quelle giornalistiche. Collaboratore di Leccenews24 e Piazzasalento, studio Giurisprudenza presso l'Unisalento.

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